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Il lavoro su turni mette a rischio il cuore, ma puoi fare una cosa per proteggerlo secondo uno studio

L’essere umano è un animale diurno e di notte dovrebbe riposare, ma moltissime persone lavorano di notte, mettendo seriamente a rischio la salute del cuore a causa dell’interruzione del naturale ritmo circadiano. Un nuovo studio ha determinato che il lavoratori su turni possono fare una cosa per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.
A cura di Andrea Centini
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Diversi studi hanno dimostrato che lavorare su turni rappresenta un rischio significativo per la salute del cuore. Come evidenziato dalla ricerca “Adverse metabolic and cardiovascular consequences of circadian misalignment”, ad esempio, l'interruzione del ritmo circadiano determina una serie di conseguenze cardiovascolari dovute al fatto che siamo costretti a restare svegli quando invece la nostra biologia di animali diurni prevede che il corpo riposi. Disturbi del sonno, aumento della pressione arteriosa, anomalie nel metabolismo, infiammazione e stress sono solo alcuni dei fattori di rischio per il cuore innescati dal lavoro notturno. Ma un nuovo studio ha svelato cosa possono fare i lavoratori obbligati a queste condizioni innaturali per provare a proteggere la salute del cuore: mangiare solo durante il giorno. Attraverso un esperimento ad hoc con giovani sani, infatti, i ricercatori hanno determinato che i momenti della giornata in cui si mangia hanno un impatto superiore di qualunque altro nell'alterare negativamente i parametri associati al rischio cardiaco. In altri termini, mangiare di notte, come fanno spesso coloro che lavorano dal tramonto all'alba, sarebbe la prima cosa da evitare o comunque limitare per ridurre le probabilità di sviluppare malattie gravi e potenzialmente mortali.

A determinare che per proteggere il proprio cuore i lavoratori su turni dovrebbero mangiare solo nelle ore diurne è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Programma di cronobiologia medica – Divisione di disturbi del sonno e circadiani del Brigham and Women's Hospital di Boston, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Medicina del Sonno della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard e del Dipartimento di Anestesia – Terapia Intensiva e Medicina del Dolore del Massachusetts General Hospital. I ricercatori, coordinati dai professori Frank A.J.L. Scheer e Sarah L. Chellappa dei dipartimenti di medicina e neurologia presso il nosocomio americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto venti ragazze e ragazzi in salute in un apposito esperimento di simulazione di lavoro notturno. In pratica, per "confondere" il loro ritmo circadiano, gli scienziati hanno tenuto i partecipanti per due settimane in un edificio in cui non avevano accesso in alcun modo a finestre, orologi o dispositivi elettronici che potessero indicare loro quale fosse l'ora del giorno. Sono stati divisi in due gruppi: quello in cui si poteva mangiare sia di notte che di giorno (Nighttime Meal Control Group) e quello in cui era possibile farlo solo di giorno (Daytime Meal Intervention Group). I partecipanti rimanevano svegli per molte ore, facevano un lavoro simulato mantenendo sempre la stessa postura e tutti consumavano pasti identici.

Durante il periodo del test gli scienziati hanno sottoposto i volontari a molteplici analisi ed esami, per tenere traccia di quanti più parametri possibili legati al rischio cardiovascolare. Dagli esami del sangue al controllo della pressione arteriosa, passando per la frequenza cardiaca. Tra i marcatori sui quali si sono concentrati il professor Scheer e colleghi anche quelli del sistema nervoso autonomo e l'inibitore dell'attivatore del plasminogeno-1, che è associato al rischio di trombosi (formazione di coaguli di sangue), che a sua volta aumenta le probabilità di gravi malattie cardiache come infarto ed ictus.

Ebbene, incrociando tutti i dati i ricercatori hanno osservato che i valori dei fattori di rischio cardiaco sono aumentati nel gruppo che mangiava di notte e di giorno, ma sono rimasti stabili – nonostante il lavoro notturno simulato – in coloro che mangiavano solo di giorno. Secondo gli autori dello studio ciò suggerisce che sia l'orario in cui si mangia a fare una differenza fondamentale nel rischio cardiologico, tenendo presente che entrambi i gruppi avevano un programma del sonno analogo.

“Il nostro studio ha controllato ogni fattore che si possa immaginare possa influenzare i risultati, quindi possiamo dire che è l'effetto del momento in cui si mangia a guidare questi cambiamenti nei fattori di rischio cardiovascolare”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Chellappa. “Questi risultati indicano che mangiare durante il giorno, nonostante il sonno mal programmato, può mitigare i cambiamenti nei fattori di rischio cardiovascolare e offrire prove traslazionali per sviluppare una strategia comportamentale per aiutare a minimizzare i cambiamenti avversi nei fattori di rischio cardiovascolare negli individui esposti a disallineamento circadiano, come i lavoratori su turni”, hanno chiosato gli esperti nell'abstract dello studio.

In conclusione, programmare i pasti di giorno nonostante il lavoro di notte o comunque limitarli il più possibile se non si possono evitare potrebbe essere una buona strategia per proteggere la salute del cuore. Il basso numero di partecipanti e il fatto che i risultati sono stati ottenuti in un ambiente di laboratorio altamente controllato rappresentano comunque dei limiti dello studio, cui dovranno seguire indagini più approfondite per confermarne i risultati. I dettagli dello studio “Daytime eating during simulated night work mitigates changes in cardiovascular risk factors: secondary analyses of a randomized controlled trial” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.

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