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Il latte crudo contaminato può trasmettere l’influenza aviaria agli animali: quali sono i rischi per l’uomo

Uno studio negli Stati Uniti ha confermato che il latte crudo contaminato dal virus dell’influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI) può infettare gli animali. Questo significa che potenzialmente il rischio di contrarre l’infezione attraverso il consumo di questo alimento esiste anche per gli uomini. Per questo motivo le autorità sanitarie negli Usa raccomando di bere solo latte pastorizzato.
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Dopo i primi casi di influenza aviaria registrati tra gli operatori degli allevamenti bovini negli Stati Uniti, le autorità sanitarie e diversi esperti avevano già segnalato l'importanza di monitorare queste strutture per evitare una diffusione su larga scala dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI). Solo qualche giorno fa, il 31 maggio, è stato segnato il terzo caso di infezione legato a mucche da latte infettate, nel Michigan.

Oltre che nelle mucche, il ritrovamento del virus nel latte crudo da loro ottenuto (ovvero non sottoposto a nessun processo termico) e l'anomalo aumento di gatti morti in queste strutture hanno generato già mesi fa il sospetto che il latte crudo potesse veicolare il virus agli altri animali, uomini compresi.

Ora uno studio pubblicato sul New England Journal ha confermato questa ipotesi: dopo aver nutrito dei topi da laboratorio con latte contaminato da H5N1, gli autori della ricerca hanno osservato la comparsa di sintomi gravi riconducibili all'influenza già dal primo giorno. Questo significa – hanno concluso i ricercatori – che il latte crudo è un potenziale vettore di infezione per i mammiferi.

La conferma ufficiale sui rischi legati al latte crudo

I ricercatori dell'Università del Winsconsin, Madison, e del Texas A&M Veterinary Medical Diagnostic Laboratory, negli Stati Uniti, hanno utilizzato i campioni di latte crudo contaminato ottenuto da mucche infette di un allevamento nel Texas. Dopo aver osservato la capacità del virus di rimanere stabile nel latte crudo conservato a 4°C , anche dopo cinque settimane, i ricercatori hanno voluto verificare il rischio di infezione che questo alimento potrebbe rappresentare per i mammiferi e quindi anche potenzialmente per gli uomini.

Per farlo, essendo per ovvie ragioni impossibile testarlo su uomini, hanno somministrato per via orale campioni di latte contaminato in topo di laboratorio. Gli animali hanno mostrato sintomi tipici dell'influenza aviaria, come pelliccia arruffata e letargia. Da esami successivi i ricercatori hanno rintracciato quantità significative del virus soprattutto negli organi respiratori (naso, trachea e polmoni), ma anche in altri organi, sebbene in misura minore.

Cosa significano i risultati di questo studio

In base a questi risultati i ricercatori statunitensi sono giunti alla conclusione che il latte non trattato contaminato da H5N1 può infettare gli animali che lo consumano, confermando quindi il sospetto che circolava già da mesi tra gli esperti.

Tuttavia, è importante specificare che questi risultati si riferiscono esclusivamente al latte crudo non sottoposto a nessun processo termico. Infatti, nello stesso studio si è visto che il calore era in grado di ridurre in modo significativo la presenza del virus. Inoltre, anche temperature di refrigerazione inferiori di 4 ° si sono rivelate capaci di far diminuire i livelli di virus, anche se lentamente.

Quali sono i rischi per l'uomo

Sebbene lo studio non possa affermare con certezza assoluta che gli effetti del latte crudo registrati nei topi sarebbero gli stessi negli uomini, è molto verosimile che sia così. Il latte crudo è altamente sospettato – ha confermato l'epidemiologo Michael Osterholm, direttore del centro di malattie infettive dell'Università del Minnesota – di poter agire come vettore di contagio dell'influenza aviaria per gli animali.

Tuttavia, è bene specificare che di norma il latte in commercio è sempre sottoposto al processo di pastorizzazione, necessario per eliminare la presenza anche di eventuali batteri, come la salmonella, listeria o escherichia coli, come hanno dimostrato alcuni episodi di cronaca, anche in Italia, di gravi infezioni conseguenti al consumo di formaggi da latte crudo. La presenza di questo nuovo rischio ha portato la Food and drugs Administration (FDA), l'autorità statunitense per la sicurezza dei farmaci e degli alimenti, a sconsigliare ancora una volta il consumo di questo alimento.

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