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Il latte associato a un rischio superiore di infarto e cardiopatia ischemica nelle donne: lo studio

Un team di ricerca svedese ha determinato che le donne che bevono quotidianamente latte hanno un rischio superiore di due gravi malattie cardiovascolari, l’infarto del miocardio e la cardiopatia ischemia (o ischemia coronarica). Le probabilità aumentano al crescere delle quantità consumate: quattro bicchieri sono associati al 21% di rischio in più.
A cura di Andrea Centini
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Il consumo quotidiano di almeno 400 ml di latte è associato a un rischio superiore di malattie cardiovascolari nelle donne. Inoltre, maggiore è la quantità bevuta, più alte sono le probabilità di sviluppare condizioni come l'infarto del miocardio e la cardiopatia ischemica o ischemia coronarica, una condizione determinata dalla riduzione o dal blocco del flusso sanguigno al cuore (ad esempio a causa dell'aterosclerosi). È quanto emerso da un nuovo studio che ha indagato sull'incidenza di queste severe patologie in associazione al consumo di latte vaccino, sia fermentato che non fermentato. Un dato interessante è che tale aumento del rischio è indipendente dal fatto che il latte bevuto sia intero, parzialmente scremato o scremato; le uniche discriminanti sono la quantità e il fatto che deve essere latte non fermentato, come quello che si consuma tutti i giorni a colazione assieme a biscotti, cereali e fette biscottate. Curiosamente non è stato osservato lo stesso rischio negli uomini, che hanno notoriamente una maggiore predisposizione alle malattie cardiovascolari (almeno fino alla tarda età).

A determinare che il latte è associato a un rischio superiore di infarto e cardiopatia ischemica nelle donne è stato un team di ricerca svedese guidato da scienziati del Dipartimento di scienze chirurgiche dell'Università di Uppsala, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Unità di epidemiologia cardiovascolare e nutrizionale – Istituto di medicina ambientale del Karolinska Institutet di Stoccolma. I ricercatori guidati dal professor Karl Michaelsson sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di due distinti studi di coorte condotti in Svezia con circa 100.000 partecipanti, dei quali in maggioranza donne (circa 60.000). Durante il periodo di follow-up, durato ben 33 anni, si sono verificati quasi 18.000 casi di cardiopatia ischemica e altri 11.000 di infarto del miocardio. Attraverso una procedura statistica chiamata “regressione di Cox multivariata aggiornata nel tempo”, il professor Michaelsson e colleghi hanno incrociato i dati dell'insorgenza delle patologie cardiovascolari con le abitudini alimentari e lo stile di vita dei volontari, in particolar modo analizzando il consumo di latte.

Come indicato, le donne che consumavano più latte ogni giorno avevano un rischio superiore di infarto e cardiopatia ischemica, ma le quantità bevute dovevano essere abbondanti. L'aumento del rischio è stato osservato a partire da 1,5 bicchieri al giorno rispetto a 0,5 bicchieri. Con 2 bicchieri, pari a circa 400 millilitri, il rischio è risultato maggiore dello 0,5 percento; con 3 bicchieri (600 millilitri) del 12 percento; e con 4 bicchieri (800 millilitri) del 21 percento. Come indicato non è stata trovata la stessa associazione per gli uomini, inoltre si parla solo di latte non fermentato; non a caso gli autori dello studio consigliano di sostituire parte del latte non fermentato con quello fermentato (come kefir e yogurt) per ridurre il rischio, che resta tale anche se si beve latte parzialmente scremato o non scremato.

Secondo gli autori dello studio l'associazione tra latte e patologie cardiovascolari potrebbe essere legato al lattosio, uno zucchero presente naturalmente nel latte, che le donne digeriscono meglio degli uomini (per via delle più alte concentrazioni di lattasi – l'enzima che lo elabora – e del profilo ormonale). In parole semplici, questo zucchero potrebbe determinare infiammazione con conseguente pressione sul sistema cardiocircolatorio. È doveroso sottolineare che siamo innanzi a uno studio di osservazione, dunque dai risultati non emerge alcun rapporto di causa-effetto tra il consumo del latte e l'insorgenza delle condizioni cardiache rilevate. Andranno condotti studi più approfonditi per far emergere un nesso causale. Il latte è inoltre una preziosa fonte di calcio, pertanto prima di cambiare le proprie abitudini alimentari è sempre doveroso parlarne con il proprio medico curante e uno specialista della nutrizione. I dettagli della ricerca “Non-fermented and fermented milk intake in relation to risk of ischemic heart disease and to circulating cardiometabolic proteins in swedish women and men: Two prospective longitudinal cohort studies with 100,775 participants” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica BMC Medicine.

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