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Il lander americano Peregrine diretto verso la Luna è andato distrutto sul Pacifico

Addio al lander Peregrine: il veicolo spaziale danneggiato è stato fatto rientrare nell’atmosfera terreste e attorno alle 22:00 del 18 gennaio si è disintegrato per ablazione sopra l’Oceano Pacifico. Avrebbe dovuto allunare il 25 gennaio, riportando gli USA sul satellite della Terra a oltre mezzo secolo dalle missioni Apollo.
A cura di Andrea Centini
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La traiettoria del rientro controllato di Peregrine. Credit: Astrobotic
La traiettoria del rientro controllato di Peregrine. Credit: Astrobotic

Il lander Peregrine di Astrobotic è andato distrutto nell'impatto con l'atmosfera terrestre sopra l'Oceano Pacifico attorno alle 22:00 (ora italiana) di giovedì 18 gennaio. È finita così la missione privata finanziata dalla NASA nel contesto del programma Commercial Lunar Payload Services (CLPS), volto a coinvolgere aziende in operazioni spaziali per trasportare strumentazione scientifica e altro materiale sul satellite della Terra. L'Agenzia aerospaziale statunitense, infatti, è attualmente impegnata col programma Artemis per riportare l'essere umano sulla Luna e con lo sguardo è chiaramente rivolto verso Marte, sul quale è stato appena scoperto un immenso deposito di ghiaccio d'acqua all'equatore. Pertanto ha lasciato campo aperto ai privati per l'orbita bassa terrestre, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e le missioni robotiche sulla Luna, pur finanziando copiosamente alcuni progetti (ha stanziato 100 milioni di dollari per il CLPS).

Il lander Peregrine. Credit: X, Twitter
Il lander Peregrine. Credit: X, Twitter

Purtroppo Peregrine, la prima sonda a stelle e strisce a tentare l'allunaggio dal tempo del programma Apollo e la prima di una compagnia privata americana, dopo i fallimenti di altri Paesi, è andata incontro a un destino beffardo. Si è infatti verificata un'esplosione al momento della separazione dal razzo, che era stato lanciato dal Kennedy Space Center della NASA a Cape Canaveral (Florida) l’8 gennaio di quest'anno. Ciò ha causato una significativa perdita di carburante che ha reso immediatamente chiaro agli ingegneri di Astrobotic che Peregrine non avrebbe potuto completare la sua missione, ovvero allunare con delicatezza il 25 gennaio 2024.

La sonda trasportava diversi strumenti preziosi come uno spettrometro a neutroni per cercare ghiaccio d'acqua; uno spettrometro nel vicino infrarosso (NIRVSS) per indagare su alcuni composti superficiali; un rilevatore di radiazioni; cinque piccoli rover; e una serie di oggetti “pop” come le ceneri di alcune persone, BitCoin, testi celebrativi e altro ancora. Tutto è andato distrutto sopra l'Oceano Pacifico, verso il quale Astrobotic – in collaborazione con la NASA – aveva deciso di orientare la sonda (fortunatamente ancora manovrabile) per un rientro controllato e sicuro.

La società ha annunciato su X (ex Twitter) che il segnale emesso da Peregrine è andato perduto alle 21:50 ora italiana di giovedì 18 gennaio (le 15:50 EST): “Ciò significa che il veicolo ha completato il suo rientro controllato sull'oceano Pacifico meridionale alle 22:04 del 18 gennaio. Attendiamo la conferma da parte delle agenzie governative”, ha chiosato l'azienda. Ma ci sono pochi dubbi che il viaggio della sonda si sia concluso in maniera poco trionfale, finendo bruciata nell'atmosfera terrestre. Nell'Oceano Pacifico c'è un vero e proprio cimitero di veicoli spaziali (il cosiddetto Punto Nemo) perché il più distante da qualunque costa e quindi considerato assolutamente sicuro per la caduta di eventuali detriti; in questo caso Peregrine sarebbe andato incontro al processo di ablazione a nord della Nuova Zelanda, sulla base della traiettoria calcolata da Astrobotic.

Credit: Astrobotic
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