Il gruppo sanguigno A è associato a un rischio superiore di ictus da giovani, secondo uno studio
Secondo un nuovo studio le persone con gruppo sanguigno di tipo A hanno un rischio superiore di ictus in età precoce, ovvero prima dei 60 anni. Quelle con gruppo sanguigno di tipo B, invece, hanno un rischio superiore di ictus in generale, indipendente dalla fascia di età. Il gruppo sanguigno 0, d'altro canto, è associato a un rischio inferiore di ictus in età giovanile. Questi sono solo alcuni degli interessanti risultati di una nuova indagine – una meta analisi – che ha valutato la correlazione tra profilo genetico, ictus ischemico e gruppo sanguigno dei partecipanti. Precedenti studi avevano determinato che le persone con gruppo sanguigno A hanno un rischio superiore di coaguli di sangue e di sviluppare la forma grave della COVID-19, l'infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2. I nuovi risultati aiuteranno gli esperti a capire le ragioni per cui alcuni gruppi sanguigni sono più esposti a determinate condizioni.
A condurre lo studio è stato un copioso team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Medicina dell'Università del Maryland (USOM), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Ospedale Universitario di Helsinki (Finlandia), del Dipartimento delle Malattie Cerebrovascolari della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’ di Milano, del Dipartimento di Salute Pubblica dell'Università di Cambridge (Regno Unito), dell'Istituto per le Malattie Neurodegenerative dell'Università di Bordeaux (Francia) e di decine di altri centri di ricerca. Molti scienziati che hanno collaborato allo studio fanno parte del gruppo Early Onset Stroke Genetics Consortium of the International Stroke Genetics Consortium (ISGC). I ricercatori, coordinati dal professor Steven J. Kittner, docente presso il Dipartimento di Neurologia del Centro Medico dell'ateneo di Baltimora, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta analisi di 48 studi, mettendo a confronto i dati di 17mila pazienti colpiti da ictus con quelli di una coorte di circa 600mila soggetti sani, tutti con un'età compresa tra i 18 e i 59 anni. Dall'analisi genetica è emersa una correlazione tra i geni legati al gruppo sanguigno e gli ictus, un risultato da cui è stato successivamente determinato il maggior rischio per le persone con gruppo sanguigno di tipo A. Nello specifico, il rischio di ictus in età giovane risultava del 18 percento superiore rispetto alle persone con altri gruppi, mentre chi aveva il gruppo 0, il più diffuso, aveva un rischio inferiore del 12 percento.
“La nostra meta-analisi ha esaminato i profili genetici delle persone e ha trovato associazioni tra gruppo sanguigno e rischio di ictus a esordio precoce. L'associazione del gruppo sanguigno con l'ictus a esordio tardivo era molto più debole di quella che abbiamo riscontrato con l'ictus precoce”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Braxton D. Mitchell, tra i principali autori dello studio. “Non sappiamo ancora perché il gruppo sanguigno A conferirebbe un rischio più elevato, ma probabilmente ha qualcosa a che fare con fattori di coagulazione del sangue come piastrine e cellule che rivestono i vasi sanguigni, nonché altre proteine circolanti, che svolgono tutte un ruolo nello sviluppo dei coaguli di sangue”, gli ha fatto eco il professor Kittner. “Abbiamo chiaramente bisogno di più studi di follow-up per chiarire i meccanismi dell'aumento del rischio di ictus”, ha aggiunto l'esperto.
Gli scienziati sottolineano che il rischio, seppur statisticamente significativo, è comunque modesto e dunque chi ha il gruppo sanguigno di tipo A non dovrebbe preoccuparsi. Tuttavia si tratta di risultati sibillini che suggeriscono la necessità di ricercare nuovi metodi efficaci per prevenire gli attacchi ischemici, spesso fatali ma anche responsabili di decenni di disabilità quando colpiscono una persona giovane. I dati, del resto, indicano che gli ictus o colpi apoplettici sono in aumento. I dettagli della ricerca “Contribution of Common Genetic Variants to Risk of Early Onset Ischemic Stroke” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Neurology.