Il grasso viscerale può anticipare la comparsa dell’Alzheimer anni prima dei sintomi: lo studio
Solo in Italia circa un milione di persone soffre di Alzheimer e si prevede che nei prossimi anni, complice anche l'allungamento della vita media, questo numero sia destinato a crescere. Si stima che nel 2050 saranno circa 2,3 milioni. Sebbene una cura definitiva non esista ancora, negli ultimi tempi la ricerca ha permesso di conoscere meglio i meccanismi all'origine della neurodegenerazione propria della malattia.
Allo stesso tempo, sono stati individuati molti dei fattori di rischio che potrebbero contribuire all'insorgenza della malattia. Già da tempo, ad esempio, sapevamo che l'obesità rientra tra le condizioni che potrebbero accelerare l'atrofia cerebrale, ovvero la diminuzione del tessuto cerebrale, per la progressiva morte dei neuroni. Ma ora, un recente studio ha aggiunto una nuova informazione su questa associazione. Nello specifico, la presenza di grasso viscerale, ovvero il grasso che avvolge gli organi interni presenti nell'addome, può essere associato a un maggiore rischio si sviluppare la malattia fino a 15 anni prima che si manifestano i sintomi cognitivi.
Lo studio sul grasso viscerale
Il grasso non è tutto uguale, ne esistono infatti diversi tipi. Il grasso viscerale si trova in profondità sotto i muscoli e si forma attorno agli organi collocati nella parte centrale del corpo come il fegato, l'intestino e il cuore. A differenza del grasso sottocutaneo, più facilmente visibile, quello viscerale può essere presente anche in persone non obese. I ricercatori dell'University of Washington School of Medicine hanno osservato nel loro studio che più elevate concentrazioni di questo grasso in persone di mezza età, ancora cognitivamente sane, erano associate a una maggiore presenza nel cervello di beta-amiloide e tau, le due proteine note per determinare i danni nel cervello che causano la perdita di funzioni cognitive.
Il grasso viscerale, anche se nascosto sotto i muscoli addominali, si può misurare attraverso diversi metodi. In genere, spiega la Fondazione Humanitas, si misura calcolando la circonferenza della vita: valori superiori a 94 cm nell'uomo e a 80 cm nella donna sono indice di rischio cardio-metabolico medio, mentre, se superano rispettivamente la soglia dei 102 nell'uomo e a quella degli 88 nella donna, rientrano nella fascia di alto rischio.
Gli effetti sull'infiammazione cerebrale
Attraverso risonanze magnetiche, i ricercatori hanno studiato nel dettaglio il cervello e l'addome di 32 adulti di età compresa tra 40 e 60 anni, con BMI (Indice di Massa Corporea) medio pari a 32. In questo modo hanno potuto osservare come maggiori livelli di grasso viscerale e grasso sottocutaneo erano associati a una più elevata concentrazione di beta-amiloide e proteina tau. Tuttavia, nello specifico, nei partecipanti che avevano maggiori concentrazioni di grasso viscerale i livelli di infiammazione cerebrale erano più elevati, anche se cognitivamente le persone non avevano sviluppato sintomi.
Rispetto alla semplice associazione tra obesità e aumento del rischio di sviluppare Alzheimer, il merito di questo studio consiste nell'aver evidenziato "un meccanismo chiave – spiegano i ricercatori – con cui il grasso nascosto può aumentare il rischio di malattia di Alzheimer". Inoltre, essendo stato condotto su persone di mezza età, ha permesso di individuare un nuovo parametro che potrebbe essere indagato anni prima dell'eventuale insorgenza sella malattia. In base ai risultati di questo studio si potrebbe quindi – spiegano i ricercatori – sviluppare nuove strategie di prevenzione, come interventi nella dieta per prevenire l'obesità e ridurre i livelli di grasso viscerale.