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Il grande problema della cacca nello Spazio: cosa dovranno affrontare gli astronauti sulla Luna

Nel 2020 la Nasa ha lanciato un concorso per scegliere il modello migliore di gabinetto da portare sul nostro satellite. Ma rimane aperta la questione della gestione dei rifiuti. Non solo: sulla Luna ci sono già gli escrementi degli astronauti dell’Apollo 11. Scoprire in che stato si trovano oggi può gettare una luce sulla vita extraterrestre.
A cura di Velia Alvich
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Nello Spazio non bisogna mai dare nulla per scontato. Per esempio, la gravità. Le immagini della camminata sulla Luna, dei capelli che non stanno al proprio posto mentre si fluttua nella Stazione spaziale internazionale (ISS) o delle gocce di acqua perfettamente sferiche che galleggiano nel vuoto sono un promemoria che nello Spazio non si vive secondo le stesse regole della Terra.

Quelle che abbiamo elencato sono forse immagini poetiche e certamente gesti quotidiani. Anche le funzioni biologiche come andare in bagno sono altrettanto comuni, ma forse meno poetiche. Anzi, la questione della cacca nello Spazio è un vero problema che la Nasa dovrà affrontare in vista del ritorno dell'uomo sulla Luna.

Perché la cacca sulla Luna potrebbe essere un problema

Una parte del problema della cacca sulla Luna è stato già risolto nel 2020, quando il concorso della Nasa "Lunar Loo Challenge" (che si traduce in "sfida del gabinetto lunare") è stato vinto da un dispositivo chiamato Translunar Hypercritical Repository 1. Abbreviato in THRONE (che significa trono, un sinonimo educato per la tazza in ceramica del bagno). Si tratta di un sistema che compatta gli scarti biologici e li sigilla dentro una busta di plastica.

La seconda parte del problema, invece, rimane irrisolta: cosa farne dei sacchetti di escrementi spaziali? "Se ci saranno uomini che vivranno per sempre sulla Luna, allora non vuoi che ci siano sacchi di cacca in giro", ha detto a Wired Melissa de Zwart, che si occupa proprio di temi legali e ambientali nello Spazio. "È un pericolo. È antiestetico. Non è quello che vogliamo fare. Quindi la domanda è: quali sono gli standard ambientali che applicheremo? Al momento non abbiamo regole ferree".

Il sistema di gestione dei rifiuti lunari diventa sempre più pressante ogni giorno che passa. Seppur sia stata rimandata anno dopo anno, la missione Artemis della Nasa dovrebbe riportare astronauti americani sul nostro satellite. E, a differenza del 1969, questa volta ci sono altri Paesi che sono pronti a seguire gli Usa nel passo dell'umanità sulla Luna. Anche la Cina per esempio, che ha appena riportato sulla Terra la sonda Cheng'e 6 dal lato oscuro della Luna, ha annunciato l'intenzione di creare una stazione spaziale sul lato visibile del satellite.

Insomma, un problema ambientale che rischia di assumere proporzioni internazionali e interplanetarie. Una "spada di Damocle batteriologica", come l'ha definita il ricercatore francese Hugo Lopez parlando con Wired. "L'introduzione di sostanze terrestri sulla Luna o su altri corpi celesti potrebbe compromettere in modo permanente l'esistenza di possibili forme di vita indigene". Ma i ricercatori e i legislatori si stanno facendo delle domande quando il danno potrebbe essere stato già fatto.

I conti del passato con la cacca nello Spazio

È il 20 luglio 1969. Neil Armstrong è il primo ad avere messo il piede sulla superficie lunare. "Un piccolo passo per l'uomo e un grande passo per l'umanità", con queste parole ricordiamo l'evento che ha segnato la nostra storia collettiva. Quello di cui non si è parlato tanto è la traccia che abbiamo lasciato sul satellite. Non si sta parlando dell'impronta dello scarpone, ma delle 96 "jettison bags" che abbiamo lasciato sulla Luna. Al loro interno, i rifiuti prodotti dagli astronauti nel corso della loro missione. Compresa la cacca.

Uno degli obiettivi dei prossimi astronauti sarà quello di studiare lo stato di conservazione di questi rifiuti per capire cosa è rimasto di quei rifiuti e se hanno già contaminato la luna con "batteri extraterrestri". "Sappiamo già che la vita al di fuori dell'uomo è robusta e può sopravvivere in ambienti strani", ha detto Mark Lupisella al sito americano. "Ma se il microbioma umano può sopravvivere in quegli ambienti, ad esempio sulla Luna, questo è un indicatore ancora più forte di quanto la vita possa essere tenace. Questo sarebbe un altro dato che dimostra che è un po' più facile credere che la vita possa esistere in molti luoghi della galassia, del sistema solare e dell'universo in generale".

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