Il ghiaccio della Groenlandia vicino a un punto di non ritorno: se non fermiamo le emissioni sparirà
La calotta glaciale della Groenlandia si sta pericolosamente avvicinando a un punto di non ritorno, superato il quale se ne scioglierà irrimediabilmente una porzione significativa. Anche se dovessimo fermare di colpo le emissioni di CO2 (anidride carbonica), il principale dei gas a effetto serra responsabili del riscaldamento globale, superata quella soglia la porzione meridionale del secondo corpo ghiacciato più grande del mondo – dopo l'Antartide – andrà perduta. Sulla strada c'è anche un secondo punto di non ritorno, che comporterebbe la completa fusione della distesa ghiacciata da 1,7 milioni di chilometri quadrati. Se ciò dovesse accadere, il livello del mare si alzerebbe di 7 metri, divorando – letteralmente – intere regioni costiere e isole. Anche l'Italia verrebbe completamente stravolta nella sua geografia da un simile evento.
A determinare che siamo sulla buona strada per perdere l'intera porzione meridionale della calotta glaciale della Groenlandia è stato un team di ricerca tedesco guidato da scienziati del Potsdam-Institute for Climate Impact Research, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Geodesia del GFZ German Research Centre for Geosciences. I ricercatori, coordinati dal professor Dennis Höning, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto un complesso modello climatico in grado di prevedere l'evoluzione del ghiaccio della Groenlandia in base agli effetti delle emissioni di CO2. Dall'inizio della rivoluzione industriale l'uomo ha immesso nell'atmosfera circa 500 gigatonnellate. La curva ha iniziato a salire attorno alla fine del 1800 e ha avuto una drastica impennata nel 1960 con il boom economico. Da allora le gigatonnellate di anidride carbonica immesse in atmosfera sono balzate da 10 fino alle 35 circa del 2022.
Il professor Höning e i colleghi hanno calcolato che il primo punto di non ritorno per il ghiaccio della Groenlandia verrà superato quando avremo immesso nell'atmosfera 1.000 gigatonnellate di CO2. Come indicato, superato questo punto perderemmo inevitabilmente tutta la porzione meridionale dell'isola ghiacciata. Il tasso di fusione viene accelerato da molteplici fenomeni che coinvolgono anche l'affondamento – con conseguente esposizione a temperature più elevate – e la riduzione dell'albedo, ovvero la capacità di riflettere i raggi solari, che catalizzano lo scioglimento. A questo punto siamo a metà strada e se continueremo a immettere CO2 con questi ritmi nulla salverà la parte meridionale della Groenlandia, che è già la più colpita dal fenomeno di scioglimento. Continuando a pompare carbonio in atmosfera senza freni perderemo l'intera Groenlandia e avremo un innalzamento del livello del mare complessivo di 7 metri (ma bastano pochi decimetri per avere conseguenze catastrofiche lungo le coste e su moltissime isole).
La perdita di ghiaccio dalla Groenlandia è comunque già mostruosa con le condizioni climatiche attuali; basti sapere che a luglio 2022 in soli tre giorni a causa del caldo estremo i ghiacciai hanno perso 18 miliardi di tonnellate d'acqua. In un solo giorno del 2021 ne perse 8,5 miliardi di tonnellate, una quantità sufficiente a coprire con 5 centimetri d'acqua l'intero Stato della Florida. Uno studio ha dimostrato che il decennio 2001 – 2011 è stato il più caldo degli ultimi mille anni sull'isola ghiacciata, mentre un altro dell'Università Statale dell'Ohio, basato su 40 anni di dati legati alle osservazioni satellitari, ha determinato che il punto di non ritorno verrebbe raggiunto qualunque cosa faremo.
Secondo gli autori del nuovo studio, tuttavia, c'è ancora tempo per evitare il disastro. “Non possiamo continuare a emettere carbonio allo stesso ritmo per molto più tempo senza rischiare di superare i punti di non ritorno. La maggior parte dello scioglimento della calotta glaciale non avverrà nel prossimo decennio, ma non passerà molto tempo prima che non saremo più in grado di contrastarlo”, ha chiosato il professor Höning in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “Multistability and Transient Response of the Greenland Ice Sheet to Anthropogenic CO2 Emissions” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.