Il gambero killer ha invaso anche le grotte italiane: gravi rischi per il delicatissimo ecosistema
Il gambero della Louisiana (Procambarus clarkii), soprannominato “gambero killer” per la sua spiccata voracità e la capacità di provocare gravi danni all'ambiente, è una delle specie aliene invasive più problematiche presenti sul territorio italiano e non solo. Introdotto nel nostro Paese negli anni '70 del secolo scorso per scopi alimentari, questo crostaceo cambaride originario del continente americano è sfuggito al controllo degli allevatori (come già avvenuto con molti altri animali esotici destinati al commercio) e in pochi decenni ha invaso larga parte di laghi, canali, fiumi a corso lento e persino le acque salmastre dello "Stivale". Più recentemente si è scoperto che la specie alloctona è riuscita a invadere anche i delicatissimi ambienti sotterranei delle grotte, con un impatto potenzialmente catastrofico sugli equilibri ecologici.
Del resto siamo innanzi a una specie robusta, particolarmente adattabile e prolifica che rappresenta una minaccia significativa per molteplici specie autoctone, a partire dal gambero di fiume europeo (Austropotamobius pallipes); esso, occupando la medesima nicchia ecologica, non solo soccombe dal punto di vista della pura competizione col più intraprendente crostaceo americano, ma è esposto anche alla mortale “peste del gambero” – provocata dal fungo Aphanomyces astaci – di cui il gambero della Louisiana è portatore sano. Se ciò non bastasse, la specie aliena è insaziabile, nutrendosi delle uova e degli esemplari immaturi praticamente di ogni pesce, anfibio o invertebrato che incontra sul suo cammino, innescando un gravissimo impatto ambientale. Inoltre può arrecare danni significativi agli argini – a causa delle lunghe gallerie che scava per creare tane riparate – e alle colture; questo gambero, infatti, è in grado di resistere fuori dall'acqua per diverse ore e non disdegna nemmeno il materiale vegetale.
Per quanto concerne l'invasione delle grotte, in Europa le prime segnalazioni risalgono al 2007, quando esemplari di Procambarus clarkii furono rilevati in quelle del Portogallo. In Italia le prime registrazioni nell'ecosistema ipogeo ci sono state nel 2011, nel cuore dei Monti Pisani, in Toscana. A ricordarlo i ricercatori dell'associazione Shaka Zulu Club di Subiaco (Roma) che hanno presentato uno studio sul gambero della Louisiana nel recente Convegno FSL (Federazione Speleogica del Lazio) e durante il Syphonia 2024, il raduno internazionale di Speleologia svoltosi il 1 novembre a Caselle in Pittari. Nella Grotta degli Ausi in provincia di Latina tra il 2017 e il 2018 sono stati catturati oltre 50 esemplari durante una serie di campionamenti condotti in loco. L'analisi dell'apparato digerente ha fatto emergere che questi gamberi si nutrono sia di vegetali che di invertebrati all'interno della grotta.
A seguito di questi ritrovamenti Shaka Zulu Club ha iniziato a monitorare le grotte del Lazio con vari metodi di indagine – posizionamento di nasse, video ripresi da speleo sub etc etc – per determinare presenza e impatto del gambero della Louisiana. Ad oggi, oltre alla Grotta degli Ausi, è risultata colpita anche la Risorgenza Capo d’acqua di Amaseno, in provincia di Frosinone. Il progetto è attualmente in corso e mancano ancora alcune grotte da testare. L'associazione intende concordare con gli enti preposti una serie di interventi ad hoc atti a eradicare il gambero killer da questi delicatissimi ambienti. Gli ecosistemi ipogei sono infatti particolarmente a rischio per varie ragioni; presentano una biodiversità unica, spesso composta da specie endemiche e altamente specializzate, adattate a un ambiente caratterizzato da una forte stabilità non solo in termini di temperatura, umidità e assenza di luce, ma anche nei rapporti interspecifici e intraspecifici. Ogni fattore esterno in grado di alterare gli equilibri – come l'introduzione di un predatore alloctono – può avere effetti catastrofici e a cascata sull'intero ecosistema. Senza dimenticare che i processi naturali all'interno delle grotte si evolvono molto più lentamente ed eventuali danni possono richiedere moltissimo tempo per essere recuperati.
Per tutte queste ragioni l'associazione Shaka Zulu Club raccomanda a chiunque dovesse avvistare un gambero della Louisiana – qui la descrizione per riconoscerlo – di segnalarne la presenza, anche sulla pagina Facebook dell'associazione. Si ricorda che questi crostacei non possono essere catturati senza autorizzazione (si rischia una multa), inoltre non vanno assolutamente mangiati, dato che possono essere molto tossici. Negli ambienti inquinati possono accumulare nelle loro carni metalli pesanti, diossine, PCB e residui di fertilizzanti, come evidenziato dall'associazione di Subiaco.