Il fisico Pasini dopo la censura al Tg1: “L’estate è cambiata: prepariamoci ai nuovi anticicloni”
Antonello Pasini, fisico del clima del CNR, in questi giorni è diventato protagonista di una vicenda perlomeno curiosa. Un suo intervento registrato per il TG1 è stato vittima di un taglio. Nel parlare degli anticicloni africani, Pasini aveva chiarito la loro origine con un inciso: "Impronta digitale del cambiamento climatico nel Mediterraneo". Frase poi sparita dal servizio andato in onda. Pasini ha raccontato il caso su Facebook e il senatore di Sinistra Italiana Peppe De Cristofaro ha annunciato un'interrogazione in Vigilanza Rai.
Nell'attesa di capire le dinamiche del caso, Fanpage.it ha intervistato Pasini per capire meglio il rapporto tra anticicloni africani e cambiamento climatico. Un rapporto necessario anche per tracciare la rotta dei prossimi anni, visti i segnali. Ne citiamo solo due. Il Mar Mediterraneo ha registrato il 15 agosto una temperatura superficiale di 28,9 °C, un nuovo record dopo quello del luglio 2023. Intanto la Sicilia sta affrontando una delle forme di siccità più forti che le sue terre abbiano mai visto.
Che fine ha fatto il vecchio anticiclone delle Azzorre?
L’anticiclone delle Azzorre ha fatto una brutta fine, nel senso che non ci viene più a trovare ma rimane sulle Azzorre. E questo perché? Era una figura quasi mitologica ai tempi del colonnello Bernacca che aspettava con ansia l’arrivo dell’anticiclone delle Azzorre perché segnava l’inizio dell’estate. Quando a metà agosto si ritirava sulle Azzorre c’era la cosiddetta rottura dell’estate e arrivavano i temporali però solo da metà agosto in poi.
E adesso che anticicloni abbiamo?
Ora le cose sono cambiate. L’anticiclone delle Azzorre era abbastanza mite, ci proteggeva dalle perturbazioni che passavano dal Nord Europa ma anche dal caldo feroce africano. Adesso è successa una cosa particolare: con il riscaldamento globale di origine antropica sostanzialmente si è amplificata verso Nord la circolazione equatoriale e tropicale.
Cosa vuol dire?
In due parole. La circolazione generale dell’atmosfera funziona così: all’equatore c’è aria calda che sale, quando l’aria sale e il vapore acqueo condensa in acqua liquida si formano le nubi temporalesche più grandi del mondo, sono quelle che forniscono le precipitazioni maggiori. Questa aria calda intanto sale, poi si sposta verso Nord e poi scende, dissipando le nubi. Questo succede a circa 30° gradi Nord. E infatti a 30° Nord troviamo il deserto del Sahara. Dove in pratica c’è un anticiclone persistente e non piove mai.
Allora cosa è cambiato adesso?
Adesso il riscaldamento globale di origine antropica ha fatto espandere verso Nord questa cella che si chiama cella di Hadley. E allora cosa succede? Se prima una volta l’aria scendeva a 30° Nord ora magari scende a 40° Nord, arrivando in Italia. Gli anticicloni africani sono più caldi e provocano quello che abbiamo visto questa estate: come ad esempio la siccità.
L’altro problema è che questi anticicloni non hanno sempre la forza di rimanere da noi e quindi ogni tanto si ritirano. Quando si ritirano lasciano spazio alle correnti più fresche da Nord Ovest, dall’Atlantico e quando arrivano fanno un contrasto termico molto forte e quindi arrivano i disastro provocando tutti quei fenomeni violenti che conosciamo. Il clima è più estremo, sia per il caldo che per la pioggia.
Lei ha spiegato che molti di questi fenomeni sono legati al cambiamento climatico di origine antropica. Quando le attività dell’uomo hanno iniziato a incidere sul clima?
Il cambiamento climatico di origine antropica è cominciato in maniera netta dalla rivoluzione industriale in poi. Negli ultimi 50-60 anni si la temperatura è cresciuta ancora più velocemente. E da qui che l’influsso di emissioni di anidride carbonica e gas serra è stato dominante. Prima era più debole e in competizione con influssi naturali.
Come cambieranno le nostri estati?
Se noi intendiamo l’estate come una soglia di temperatura in cui le temperature si alzano è ovvio che l’estate si espande: comincia un po’ prima e finisce un po’ dopo. Per il futuro vedremo. Adesso siamo 1,3° C di aumento rispetto all’epoca pre industriale, se arrivassimo a 3° C giorni con temperature massime sopra i 35° C aumenterebbero parecchio. E questo avrà altre conseguenze, come l’accumulo di ozono dannoso per la nostra salute nei bassi strati dell’atmosfera.
Questa estate è stata segnata dalla siccità in Sicilia. Succederà ancora e succederà anche in altre parti d’Italia?
Ci sono zone della nostra nazione a rischio desertificazione, oltre alla Sicilia ci sono anche altre zone a rischio come le Murge in Basilicata o il Salento in Puglia. Tutto questo va a impattare sulla biodiversità. Pensiamo a quello che sta succedendo alle api che stanno vivendo uno stress idrico e termico notevole. Ho partecipato a convegni di apicoltori che dicono che le api non riescono a produrre miele, un problema che blocca anche il processo di impollinazione. Forse quella della biodiversità è la crisi più grave che c’è oggi.