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Il farmaco più efficace della chemioterapia anche nei tumori al seno prima non idonei: lo studio italiano

Gli anticorpi monoclonali rappresentano una delle frontiere più innovative nella cura di alcuni tumori. Ora, un nuovo studio ha confermato che questi farmaci possono essere utilizzati con efficacia anche nelle donne affette da una particolare tipologia di carcinoma mammario (Her2-low e Her2-ultralow), fino a qualche tempo fa ritenute non idonee a questa strategia terapeutica.
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Buone notizie per la cura del cancro al seno, la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile: in Italia rappresenta infatti il 30% di ti tutti i tumori diagnosticati nelle donne. Ora, un nuovo studio firmato dall'italiano Giuseppe Curigliano, vicedirettore dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, ha confermato il ruolo decisivo che l'impiego di anticorpi monoclonali può avere nella cura di una particolare forma di cancro al seno, quella che in termini medici viene chiamata Her2-low.

Da quando infatti è stato scoperto che i tumori al seno possono presentare sulla loro superficie recettori ormonali, è stato possibile – spiega Fondazione Umberto Veronesi – distinguere i carcinomi mammari in base alla presenza o meno di questi recettori sulla superficie del tumore (tumori Her2+ e Her2-): la produzione in eccesso del recettore Her2, un recettore che favorisce la crescita del tumore, rende infatti il tumore attaccabile da alcuni farmaci di nuova generazione, i farmaci coniugati, ovvero formati da un anticorpo in grado di riconoscere il recettore Her2 e da un farmaco chemioterapico.

Da qualche tempo, però, proprio grazie a un lavoro coordinato dal professore Curigliano è stato scoperto che anche la maggiore parte dei tumori Her2- esprimono comunque minimi livelli di recettori Her2 (Her2-low o Her2-ultralow), facendo quindi ipotizzare che i nuovi farmaci a base di anticorpi monoclonali possano essere efficaci anche contro questi tumori. Questo studio ne fornisce una nuova importante conferma.

Cosa ha dimostrato il nuovo studio

Nello specifico, il nuovo studio Destiny06, pubblicato a settembre sulla rivista specialistica New England Journal of Medicine ha dimostrato come la combinazione dell'anticorpo monoclonale trastuzumab con il farmaco deruxtecan abbia ottenuto una risposta nel 60% nelle pazienti rispetto al 30% associato alla chemioterapia e un controllo sulla malattia di 14 mesi. Questa combinazione di farmaci, somministrata dopo la terapia ormonale, "migliora la sopravvivenza senza progressione di malattia in media di cinque mesi rispetto alla chemioterapia", spiega l'istituto Ieo.

Il nuovo farmaco, disponibile anche in Italia da settembre 2023, è stato somministrato in 866 pazienti, di cui 713 con un tumore al seno Her2-low e 153 con una malattia Her2-ultralow, ovvero con bassa espressione dell'ormone Her2.

Nuove prospettive di cura per questa tipologia di tumore mammario

Curigliano ha spiegato in un'intervista all'Ansa che l'impiego di questa terapia ha permesso di ottenere nelle pazienti "un'ottima regressione del tumore", mentre gli eventi avversi sono stati paragonabili a quelli causati dalla sola chemioterapia. Entro la fine dell'anno prossimo verranno pubblicati anche i dati relativi alla sopravvivenza totale, ma già ora i risultati ottenuti confermano come l'utilizzo di anticorpi monoclonali possa risultare efficace nelle donne con tumori Her2-low, che prima della revisione della classificazione (da Her2 negativi a Her2-low) non erano ritenute idonee.

Questi risultati non riguardano una minoranza di pazienti: di tutti i tumori al seno classificati come Her2 negativi, si stima – aggiunge Curigliano – che il 60-65% sia rappresentato da Her2-low e il 25% da Her2-ultralow, per un totale compreso tra il 90-95% di tutti i tumori Her2-negativi.

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