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Il dott. Dotta (Sin) a Fanpage.it: “Mai dormire nel letto con il neonato”

Il neonatologo sui rischi del co-bedding e la sicurezza dell’allattamento al seno: “Addormentarsi con il bambino vicino, durante o subito dopo l’allattamento, aumenta la probabilità di rigurgiti, soffocamento e schiacciamento. Nel caso di Roma, non è però escluso il collasso perinatale inatteso”.
Intervista a Dott. Andrea Dotta
Specialista in neonatologia, responsabile della S.C. di Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e membro del Direttivo nazionale della Società italiana di neonatologia (SIN)
A cura di Valeria Aiello
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Un drammatico fatto di cronaca accaduto al Pertini di Roma, presso il quale un neonato è morto dopo che la madre si era addormentata insieme a lui nel letto dell’ospedale dove era ricoverata, ha riportato l’attenzione sulla sicurezza del sonno nei lattanti e il rischio di soffocamento durante l’allattamento. Ma anche sul collasso perinatale inatteso, un arresto cardiaco improvviso che può verificarsi nei primissimi giorni di vita che, come indicato a Fanpage.it dal dottor Andrea Dotta, responsabile della S.C. di Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e membro del Direttivo nazionale della Società italiana di neonatologia (SIN), al momento non è possibile escludere, per quanto si tratti di casi relativamente rari.

Esiste anche questa possibilità? Sì, anche se in tutti gli ospedali, compreso quello dove è accaduto questo tragico evento, sono messe in atto le raccomandazioni delle società scientifiche, inclusa la SIN, che favoriscono un controllo molto stringente nell’ambiente ospedaliero e prevedono l’esistenza di una scheda in cui si in cui si rilevano periodicamente, circa ogni ora, i parametri vitali del neonato. Nella stanza in cui viene fatto il cosiddetto rooming-in, l’ostetrica o l’infermiera monitorano e controllano tali parametri, e le mamme hanno sempre la possibilità di chiamare tramite con un cicalino per ogni evenienza.

Ma può accadere che, nelle primissime ore di vita o nei primissimi giorni di vita, il neonato vada incontro a quello che in gergo medico si chiama SUPC, acronimo inglese di Sudden Unexpected Postnatal Collapse, un collasso perinatale improvviso e inatteso che, se capita con la mamma che non se ne accorge perché dorme, o se ne accorge troppo tardi, porta a un arresto cardiaco prolungato. Non sappiamo se sia questo il caso, ma può essere una possibilità.

Quali sono i rischi di dormire nel letto con il neonato? 

Se la mamma si addormenta, o entrambi i genitori si addormentano mentre danno il pasto o subito dopo, c’è la possibilità che il neonato abbia un’inalazione di latte, un rigurgito, che determina una bradicardia (una frequenza cardiaca molto bassa) o anche un arresto cardiaco che, chiaramente, se non viene visto per tempo, non dà possibilità di ripresa per il neonato.

Il rischio invece dello schiacciamento, per cui il neonato viene coperto dal corpo della mamma che si addormenta o non si accorge di avere sotto il neonato, si riferisce soprattutto a un’eventuale ostruzione delle vie aeree. Il neonato non è poi così pronto e forte per girarsi o per piangere.

Quindi, mai dormire nel lettone con il neonato?

Esatto, mai dormire nel letto insieme al neonato.

E l’allattamento a letto?

Se uno dei due genitori è sveglio, ed è sicuro di restare sveglio, l’allattamento può essere fatto in condizioni “comode” ma assolutamente bisogna essere sicuri di essere svegli. Il co-bedding è comunque sconsigliato sin dai primi giorni di vita, per i rischi che le dicevo.

Cosa fare se il bambino soffoca durante l’allattamento? 

Se ci si accorge che ha un’ostruzione, perché il latte ha determinato un riflesso vagale, è opportuno fare in modo di liberare le vie aeree, ponendo il bambino in una posizione laterale, su un fianco, cercando di spingere con una certa frequenza sulla schiena, in modo da favorire l’eliminazione delle secrezioni o dell’alimento che è finito nelle vie aeree. Chiamare quindi il 118, esistono delle manovre di rianimazione e di stimolo delle prime vie aeree, in modo tale che possano essere messe in atto.

Come segnale per capire bene l’eventuale predisposizione del neonato al rischio che il rigurgito vada nelle vie aeree, si segnala sempre di fare caso se questo avviene solo dalla bocca o anche dal nasino. Nel caso avvenga anche dal secondo, vuol dire che il rigurgito ha raggiunto le prime vie aeree e il bambino potrebbe essere più predisposto ad avere rigurgiti pericolosi.

E in caso di soffocamento dovuto ad altre cause?

Bisogna porre attenzione che il neonato abbia le primissime vie aeree libere, quindi cercare di liberare la bocca, anche con il dito, ed essere certi che non abbia avuto una retroposizione della lingua, e disostruire le narici, magari con delle piccole aspirazioni, perché il neonato sa respirare solo con il naso.

Ci sono invece dei segnali del collasso perinatale?

Questo evento è, purtroppo, come dice la definizione, inatteso e improvviso, perché non ci sono dei segnali, essendo escluse tutte le situazioni patologiche.

Un consiglio alle mamme e future mamme? 

Ci sono poche regole molto importanti e facili da seguire, come la posizione del sonno, per cui il bambino deve essere messo a dormire in posizione supina (a pancia in su per intenderci) nei primi giorni di vita, così come la temperatura dell’ambiente in cui si trova il neonato, che non deve essere troppo calda, perché può aumentare il rischio di morte improvvisa, ma intorno ai 19-20 °C. Evitare assolutamente il fumo attivo e passivo, favorire l’allattamento al seno e, come detto, evitare la condivisione del letto con il neonato.

Anche l’uso del succhiotto nel sonno, del ciuccio per dirla in termini comuni, a parte il primo mese, durante il quale bisogna favorire l’attaccamento al seno – il ciuccio può avere un effetto che contrasta un po’ l’abilità nella suzione – , ha un effetto protettivo. Quindi, dopo il primo mese, può anche proposto al neonato, riducendo il rischio di morte improvvisa.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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