Il digiuno intermittente ha due vantaggi chiave: qual è l’orario migliore secondo uno studio
Negli ultimi anni il digiuno intermittente è diventato un argomento molto chiacchierato, a tratti una vera e propria moda, venduto da molti come la dieta definitiva per perdere peso. Ora, fatta eccezione per le versioni fai da te o le diete lampo che rischiano perfino di essere pericolose, diversi studi hanno effettivamente documentato possibili effetti positivi (ma anche alcuni rischi) del digiuno intermittente.
Ora, un nuovo studio ha approfondito i possibili effetti positivi di un particolare tipo di digiuno intermittente, il digiuno TRE, dove la sigla sta per "Time Restricted Eating", ovvero letteralmente "alimentazione a tempo limitato", nelle persone affetta da obesità (i cui criteri di definizione potrebbero essere presto ridefiniti) . Questo modello alimentare consiste nel limitare l'assunzione di cibo a una finestra temporale all'interno della giornata, così da avere un periodo di digiuno di circa 12-16 ore. Oltre a confermare due effetti benefici di questa forma di digiuno, lo studio suggerisce che esiste una fascia oraria in cui sembrerebbe più conveniente concentrare l'assunzione di cibo, ma ha evidenziato anche un limite importante.
Come è stato svolto lo studio
Lo studio in questione è stato realizzato da diverse università e istituzioni spagnole, tra cui l'Universidad de Granada, l'Universidad Pública de Navarra (UPNA) e il Centro de Investigación Biomédica en Red (CIBER), su un gruppo di 197 partecipanti (50% donne) di età compresa tra 30 e 60 anni e affetti da obesità. A tutte queste persone è stato chiesto di seguire una dieta mediterranea bilanciata per un periodo di 12 settimane, ma secondo quattro diverse modalità.
I partecipanti sono stati infatti divisi in quattro gruppi, così da testare gli effetti dei quattro diversi stili di alimentazione, di cui tre prevedevano una forma di digiuno intermittente TRE, ma a orari diversi. Al primo gruppo è strato chiesto di mangiare soltanto tra le 9 e le 17 (digiuno precoce), al secondo di limitare l'assunzione di cibo alla fascia pomeridiana compresa tra le 14 e le 22 (digiuno tardivo), al terzo di scegliere liberamente una finestra temporale di otto ore in cui mangiare, mentre il quarto gruppo non ha seguito nessuna forma di digiuno.
I risultati dello studio
La divisione nei quattro gruppi non era casuale: l'obiettivo dello studio era infatti capire se l'orario in cui si mangia e quello in cui si digiuna, a parità di apporto calorico e cibo mangiato, possa o meno influenzare l'esito del digiuno intermittente.
La tesi è stata confermata, ma solo in parte: difatti tutti i gruppi che avevano seguito una qualche forma di digiuno intermittente avevano perso in media tre-quatto chili in più rispetto al quarto gruppo, quello che era stato libero di mangiare durante la giornata. Tuttavia, i partecipanti che avevano adottato il digiuno precoce avevano mostrato una migliore riduzione del grasso sottocutaneo.
Un aspetto altrettanto importante emerso dallo studio riguarda però l'assenza di differenze tra i gruppi che avevano seguito il digiuno intermittente e quello in cui i partecipanti avevano mangiato liberamente durante le 12 ore standard nella perdita del grasso viscerale, ovvero il tessuto adiposo che si trova in profondità nell'addome e avvolge gli organi. È un dato rilevante perché questo particolare tipo di grasso può avere rischi specifici per la funzionalità degli organi.
Gli effetti sul livello di glucosio
Inoltre il digiuno precoce, ovvero quello che iniziava alle ore 16, si è rivelato anche il più efficace nell'abbassare il livello di glucosio nel sangue. Tutti i partecipanti sono stati infatti monitorati per 14 giorni prima e per 14 giorno dopo il periodo di dieta con digiuno: ne è è emerso che finite le 12 settimane i partecipanti avevano ottenuto i risultati più evidenti. Secondo i ricercatori questo dato suggerisce che il digiuno intermittente in cui l'alimentazione è limitata alla prima parte della giornata può essere efficace nel tenere nella norma i livelli di zucchero e quindi anche nel ridurre il rischio di diabete e problemi di salute metabolica.
In definitiva, a fronte di quanto emerso, gli autori ritengono il digiuno intermittente una "strategia sicura e promettente per gestire il peso corporeo e migliorare la salute cardiovascolare nelle persone in sovrappeso o obese".