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Il “diavolo nero” emerso dagli abissi di Tenerife è morto: era minuscolo

Il melanoceto o “diavolo nero” ripreso nei giorni scorsi nelle acque di Tenerife è morto. L’esemplare, una femmina, è stato trasferito presso il Museo di Scienze Naturali e Archeologia (MUNA) di Santa Cruz de Tenerife per essere studiato e determinare le esatte cause della morte.
A cura di Andrea Centini
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Il diavolo nero emerso a Tenerife. A destra l'esemplare morto tenuto in mano da una ricercatrice. Credit: David Jara Boguñá / Condrik Tenerife / Screenshot Instagram/ MUNA
Il diavolo nero emerso a Tenerife. A destra l'esemplare morto tenuto in mano da una ricercatrice. Credit: David Jara Boguñá / Condrik Tenerife / Screenshot Instagram/ MUNA

Nei giorni scorsi è diventato virale il video di un pesce abissale filmato in superficie e in pieno giorno. Si trattava di un esemplare femmina di melanoceto (Melanocetus johnsonii), meglio conosciuto con il nome comune di “diavolo nero”. Il filmato, condiviso su Instagram dal fotografo naturalista David Jara Boguñá e dall'organizzazione di ricerca Condrik Tenerife, ha fatto il giro del mondo perché vedere un pesce appartenente all'ordine dei lofiformi – conosciuti come rane pescatrici – a simili profondità è un evento rarissimo. Probabilmente quel video, che mostra il diavolo nero mentre nuota lentamente in verticale verso la superficie, è il primo documento del genere. Questi animali, ampiamente distribuiti nei mari e negli oceani del mondo (temperati, tropicali e persino nelle acque dell'Antartico), vivono infatti a profondità comprese tra i 200 e i 2.000 metri. Cosa ci faceva così vicino alla superficie?

Sin da subito si era ipotizzato che il pesce potesse avere qualche problema di salute. “Il motivo della sua presenza in acque così basse è incerto. Potrebbe essere dovuto a una malattia, a una corrente ascensionale, alla fuga da un predatore”, aveva scritto Jara Boguñá nel suo post. Purtroppo, come avevano evidenziato diversi biologi marini commentando il filmato, il pesce non stava bene ed è infatti morto poco dopo essere stato ripreso. Si ipotizza che a quella profondità potesse avere anche diversi danni da decompressione, essendo il suo organismo adattato per vivere negli abissi, dove oltre a non ricevere la luce è sottoposto a una pressione elevatissima. Molti pesci abissali quando vengono riportati in superficie dalle reti a strascico si “spappolano”, gonfiano e deformano, proprio a causa del fatto che non sono evoluti per resistere alla pressione di una atmosfera.

Al netto delle cause della morte, lo sventurato esemplare è stato prelevato dagli scienziati del Museo di Scienze Naturali e Archeologia (MUNA) di Santa Cruz de Tenerife e inserito in un barattolo di formaldeide per essere conservato e studiato. I ricercatori proveranno a determinare le esatte cause del decesso. Sono stati condivisi video e immagini del melanoceto mentre viene tenuto nel palmo della mano da una giovane ricercatrice, dove appare molto, molto più piccolo di quanto si evinceva dal filmato originale.

@larepublica.pe

ESTÁ CHIQUITO 😭❤️ || Aunque todos pensaban que el pez abisal que se volvió viral estos días era un monstruo gigante, la realidad muestra que cabía en la palma de una mano. ¿Qué opinas? || Video: luciabauti #PezAbisal #PezDiabloNegro #Abisal #PezNegro #Viral #PezDiablo #Pez #España #Tenerife #Biologia #LaRepublica

♬ sonido original – La República

Del resto, come avevamo scritto nel nostro precedente articolo, le femmine di questa specie possono raggiungere i 20 centimetri; in questo caso l'esemplare non superava i 6 centimetri. È pertanto minuscolo, ma mantiene integro l'aspetto "spaventoso" della sua bocca irta di lunghi e affilatissimi denti per ghermire le prede (catturate con l'inganno grazie alla bioluminescenza). I maschi di diavolo nero sono molto più piccoli delle femmine e non superano i 3 centimetri. In questo gruppo di animali vi è uno spiccato dimorfismo sessuale che in alcune specie sfocia in quello che gli scienziati chiamano “parassitismo sessuale”; in pratica, i maschi si agganciano al corpo delle femmine fino a fondere la propria carne con la loro, mettendo in comunicazione l'apparato circolatorio. Trascorrono così tutta la loro vita, dipendendo completamente dalle compagne e intervenendo solo per gli scopi riproduttivi. Questo affascinante meccanismo non riguarda però il melanoceto, dato che le coppie si separano dopo la riproduzione.

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