Il cuore umano può ripararsi da solo e ora sappiamo quali sono le cellule fondamentali per farlo
I nostri tessuti possono autoripararsi e anche il cuore può farlo. Lo hanno studiato nel dettaglio i ricercatori del Lurie Children’s Hospital e del Feinberg Cardiovascular Research Institute della Northwestern University di Chicago che, in una ricerca pubblicata su Science Advances, hanno fornito nuove informazioni sui meccanismi alla base della riparazione cardiaca, primo passo verso lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per preservare la funzione del cuore.
I ricercatori hanno scoperto che alcune cellule immunitarie, chiamate macrofagi, raggiungono il cuore dopo un infarto per eliminare il tessuto danneggiato o morto, e possono indurre anche “un fattore di crescita vascolare C (VEGFC) che innesca la formazione di nuovi vasi linfatici e promuove la guarigione” ha spiegato il co-autore senior dello studio, il dottor Edward Thorp dell’Heart Center presso Lurie Children’s e professore associato di patologia e pediatria presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine.
Le persone che subiscono un infarto sono ad alto rischio di insufficienza cardiaca, nonostante i progressi nei farmaci per ridurre la mortalità. Ciò si verifica in parte perché alcuni macrofagi che arrivano al sito danneggiato sono pro-infiammatori e non inducono il fattore di crescita VEGFC. “La nostra sfida ora è trovare un modo per somministrare VEGFC oppure per convincere questi macrofagi a indurne di più, al fine di accelerare il processo di riparazione del cuore”.
“È uno scenario da dottor Jekyll e mister Hyde, con macrofagi ‘buoni’ che inducono VEGFC e quelli ‘cattivi’ che non lo fanno. Dobbiamo impedire che i macrofagi “cattivi” causino ulteriori danni – ha aggiunto il co-autore senior Guillermo Oliver, direttore del Feinberg Cardiovascular and Renal Research Institute presso il Center for Vascular and Developmental Biology e professore di medicina presso la Northwestern University Feinberg School di Medicina – . Stiamo lavorando per capire di più sulla progressione verso lo scompenso cardiaco dopo un infarto, al fine di intervenire precocemente e ripristinare il corso della riparazione cardiaca”.