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Cambiamenti climatici

Il crollo della Marmolada è causato dal riscaldamento globale

La causa del distacco di parte del ghiacciaio alpino e della conseguente valanga che il 3 luglio 2022 ha provocato la morte di 11 persone è stata individuata in uno studio dell’Università di Padova: “Settimane di temperature insolitamente alte”.
A cura di Valeria Aiello
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Il distacco di parte del ghiacciaio della Marmolada  – e la conseguente valanga di ghiaccio e detriti che il 3 luglio 2022 ha provocato la morte di 11 alpinisti e il ferimento di altre 7 persone – è stato causato da “un cedimento lungo un crepaccio mediano, in parte occupato da un enorme volume d’acqua di disgelo generato da temperature altamente anomale della tarda primavera e dell’inizio dell’estate, che hanno raggiunto i 10,7 °C al momento dell’evento”. Lo afferma un team di ricerca internazionale coordinato dal professor Aldino Bondesan dell’Università di Padova in uno studio appena pubblicato sulla rivista Geomorphology e ripreso anche da Nature.

La causa del crollo del ghiacciaio della Marmolada

Lo studio, il primo a indagare su cause e meccanismi che hanno portato al cedimento del ghiacciaio nella parte alta del versante settentrionale della Marmolada, alla quota di 3.213 metri, ha analizzato le modalità del collasso, individuando nella lunga ondata di caldo anomalo che ha colpito il nord Italia in quel periodo il fattore alla base del distacco di un lembo sommitale del ghiacciaio, nei pressi di Punta Rocca. “Questo piccolo ghiacciaio residuale – spiegano gli studiosi in una notaera parte integrante dell’ampia fronte glaciale fino a circa un decennio fa, e oggi, a causa della frammentazione prodotta dall’arretramento, è rimasto isolato e racchiuso entro una nicchia sul versante esposto a settentrione appena al di sotto della cresta”.

Il crollo si è verificato alle 13:43 del 3 luglio 2022, quando dal ghiacciaio della Marmolada si sono improvvisamente staccate circa 64.000 tonnellate di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi, dando origine ad una valanga, documentata da diversi video registrati da escursionisti che si trovavano sul posto, che hanno aiutato nell’analisi delle cause del collasso. “L’energia sismica rilasciata dall’evento – precisano gli esperti – è stata paragonabile a un terremoto di magnitudo pari a 0,6”.

Un’analisi dettagliata delle immagini satellitari e aeree stereoscopiche, scattate prima e dopo l’evento, ci ha portato ad avere una visione completa del collasso – ha affermato il professor Bondesan, che è anche membro del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) – . La fitta rete di crepacci, insieme alla morfologia e alle proprietà della superficie rocciosa basale, hanno predisposto il settore glaciale al collasso, la cui causa scatenante è da individuarsi nella pressione sovrastante causata dall’eccesso di acqua di fusione”.

Lo scioglimento innescato dal riscaldamento globale

L’analisi ha permesso di individuare “due meccanismi concomitanti” che hanno provocato l’instabilità e il conseguente crollo improvviso del ghiacciaio:

  • l’acqua infiltrata all’interno di un crepaccio del ghiacciaio ha causato da sotto una pressione tale da sollevare lo strato di ghiaccio;
  • quando l’acqua è penetrata all’interno dei sedimenti basali si è verificata una spinta al galleggiamento, essendo il ghiaccio meno denso dell’acqua.

L’impennata delle temperature primaverili ed estive nel 2022, amplificate dai cambiamenti climatici, hanno contribuito a innescare la combinazione di sollevamento e spinta al galleggiamento alla base di quella zona del ghiacciaio, causando il distacco del serraco e la valanga di ghiaccio e detriti, che si è arrestata in un canalone dopo aver percorso circa 2,3 km lungo il pendio.

Il ritiro dei ghiacciaio ed il riscaldamento globale determinano un aumento della frequenza degli eventi ed in generale un aumento della pericolosità delle fronti glaciali, ha evidenziato il CGI. “Prevedere fenomeni di questo tipo è sempre un esercizio piuttosto difficile quando si parla di sistemi naturali, ma se gli attuali andamenti saranno confermati anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040”.

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