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Covid 19

Il Covid continuerà ad esserci. Ma il dopo-Omicron sarà la fine della pandemia

A dirlo è Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evalutation (IHME) presso l’Università di Washington a Seattle.
A cura di Valeria Aiello
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Il Covid sarà con noi per molti anni, come malattia ricorrente che si intensificherà durante i mesi autunnali e invernali, ma una volta che l’ondata di contagi sostenuta dalla variante Omicron sarà superata, saremo vicini alla fine della pandemia. A dirlo è il professor Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evalutation (IHME), uno dei principali esperti in statistiche sanitarie presso l’Università di Washington a Seattle, secondo cui entro marzo, ovvero quando i modelli dell’IHME mostrano che Omicron avrà attraversato la maggior parte del mondo, arriveremo a un periodo di bassa trasmissione virale che ci avvicinerà alla fine della pandemia.

Questo, in sintesi, lo scenario ipotizzato dall’esperto statunitense, ex direttore esecutivo dell’Oms e dell’Harvard Global Health Initiative, come riportato in un paper pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. “L’era delle misure straordinarie per controllare la trasmissione di Sars-Cov-2 sarà finita – scrive Murray – . Dopo l’ondata Omicron, il Covid tornerà ma la pandemia no”.

A supporto della sua tesi, quanto si presume circa l’impatto della futura trasmissione di Sars-Cov-2 sulla salute che secondo l’esperto “sarà minore, in funzione dell’ampia precedente esposizione al virus, dei vaccini regolarmente adattati a nuovi antigeni o varianti, dell’avvento degli antivirali e della consapevolezza che i soggetti vulnerabili possono proteggersi durante le ondate future, quando necessario, utilizzando mascherine di alta qualità e il distanziamento fisico”.

Secondo Murray, nuove varianti di Sars-Cov-2 “emergeranno sicuramente, e alcune potrebbero essere più gravi di Omicron” ma con il continuo aumento della vaccinazione, l’attuale ricorso in molti Paesi alla terza dose e gli alti livelli di immunità acquisita dall’infezione, i livelli globali di immunità a Sars-Cov-2 “dovrebbero essere ai massimi per qualche tempo”, probabilmente “per alcune settimane o mesi”, durante i quali “il mondo dovrebbe aspettarsi bassi livelli di trasmissione del virus”.

Con il termine pandemia, Murray precisa di riferirsi all’emergenza sanitaria, dunque “agli straordinari sforzi compiuti dalla società negli ultimi due anni, per rispondere a un nuovo agente patogeno che ha cambiato il modo in cui gli individui vivono le loro vite e come si sono sviluppate le risposte politiche nei governi di tutto il mondo”. L’esperto non intende dunque la pandemia come diffusione del virus alla maggior parte della popolazione a livello mondiale (ne parlavamo anche qui, chiarendo inoltre il significato di endemia), ma guarda a quanto accaduto come conseguenza della diffusione virale. Questa fase sarebbe, ad ogni modo, agli sgoccioli, mentre il Covid “diventerà un’altra malattia ricorrente, che i sistemi sanitari e le società dovranno gestire” come le altre malattie infettive.

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