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Il comune dolcificante xilitolo associato a un rischio superiore di infarto e ictus: lo studio

Un team di ricerca statunitense ha determinato che lo xilitolo, un comune dolcificante presente in gomme da masticare, dentifrici e altri prodotti di uso comune, è associato a un rischio superiore di malattie cardiovascolari. Cosa è stato scoperto.
A cura di Andrea Centini
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Lo xilitolo, un comune dolcificante, è associato a un rischio superiore di malattie cardiovascolari come ictus e infarto del miocardio. È quanto emerso da un nuovo studio che ha valutato la correlazione tra l'uso dell'edulcorante ipocalorico – incluso come additivo alimentare in Europa con il codice E967 – e l'incidenza di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE), oltre che con la funzionalità delle piastrine. Alti livelli di questa sostanza, utilizzata in gomme da masticare, caramelle, dolci, dentifrici, collutori e altri prodotti di uso comune, sono stati collegati a un rischio circa 1,6 volte più alto delle severe patologie.

I risultati sono affini a quelli di un precedente studio condotto sull'eritritolo, un altro dolcificante – tecnicamente un alcol zuccherino – dal bassissimo apporto calorico, utilizzato anch'esso in molti cibi e bevande "dietetici" per sostituire lo zucchero. Sebbene l'associazione emersa con lo xilitolo risulti statisticamente significativa, gli scienziati sottolineano che si è trattato di un semplice studio di osservazione. Pertanto sarà necessario condurre ulteriori e approfondite indagini per determinare una relazione di causa-effetto tra l'uso di prodotti con alti livelli del dolcificante e il potenziale rischio di infarto e ictus. In parole semplici, al momento non stanno raccomandando di non consumare i prodotti che contengono xilitolo, ma solo di tenere a mente il potenziale rischio.

A determinare che alti livelli di xilitolo sono associati a un rischio superiore di gravi patologie cardiovascolari è stato un team di ricerca del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Metaboliche presso il Lerner Research Institute della Cleveland Clinic (Stati Uniti). I ricercatori coordinati dal professor Stanley Hazen sono giunti alle loro conclusione dopo aver condotto varie tipologie di indagini, sia precliniche che cliniche. Nella prima parte dello studio hanno analizzato oltre mille campioni di plasma di persone sottoposte a valutazioni per possibili malattie cardiache, più altri 2.000 di un'altra coorte. Incrociando i dati di metabolomica con le cartelle cliniche è emerso che i partecipanti con elevati livelli circolanti di xilitolo nel plasma sanguigno avevano un rischio sensibilmente superiore di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) entro tre anni. Più nello specifico, le probabilità di infarto e ictus risultavano quasi 1,6 volte più elevate, come evidenziato nell'abstract dello studio: [hazard ratio aggiustato dal terzo vs. primo terzile (intervallo di confidenza al 95%), 1,57 (1,12 –2,21), P < ,01].

Nella fase successiva dell'indagine sono stati condotti studi meccanicistici complementari per valutare l'impatto dello xilitolo su colture di piastrine, plasma, sangue e modelli animali; dai test è emerso che lo xilitolo era associato a un aumentato rischio di trombi (coaguli di sangue) in vivo e una superiore reattività piastrinica. Com'è noto sono proprio i trombi che, ostruendo le arterie, possono scatenare infarti e ictus. “Quando qualcuno ha un infarto, gli diamo l’aspirina o farmaci come il clopidogrel o il Plavix, per contrastare l’attività piastrinica. Questi alcol zuccherini sembrano aumentare l’attività piastrinica, il che è preoccupante”, ha dichiarato alla CNN il dottor Andrew Freeman, direttore della prevenzione e del benessere cardiovascolare presso la National Jewish Health di Denver e non coinvolto nella ricerca. Secondo gli esperti, sulle nostre piastrine ci sarebbe un recettore non ancora identificato che reagendo con lo xilitolo è in grado di catalizzare l'attività piastrinica e, di conseguenza, il potenziale rischio di trombi.

Come ultimo esperimento il professor Hazen e i colleghi hanno valutato la risposta fisiologica in dieci soggetti sani al consumo di una bevanda dolcificata a base di xilitolo; dopo l'assunzione i livelli plasmatici sono cresciuti in modo significativo e sono anche migliorati diversi elementi legati alla funzionalità piastrinica. In altri termini, la coagulazione del sangue diventava molto più efficiente (dettaglio non emerso con una bevanda al glucosio). I risultati suggeriscono dunque che lo xilitolo (così come l'eritritolo) sia in qualche modo associato a un aumentato rischio di trombi e con esso di patologie cardiovascolari. “Questo studio mostra ancora una volta la necessità immediata di indagare sugli alcol zuccherini e sui dolcificanti artificiali, soprattutto perché continuano a essere raccomandati nella lotta contro condizioni come l'obesità o il diabete”, ha dichiarato il professor Hazen in un comunicato stampa. “Ciò non significa buttare via il dentifricio se contiene xilitolo, ma dovremmo essere consapevoli che il consumo di un prodotto che ne contiene livelli elevati potrebbe aumentare il rischio di eventi correlati alla formazione di coaguli di sangue”, ha chiosato l'esperto. I dettagli della ricerca “Xylitol is prothrombotic and associated with cardiovascular risk Get access Arrow” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Hearth Journal.

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