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Cambiamenti climatici

Il collasso del ghiacciaio Thwaites in Antartide farà salire di più mezzo metro il livello del mare

Lo rivelano i nuovi dati sullo scioglimento del vasto e instabile ghiacciaio dell’Antartide occidentale.
A cura di Valeria Aiello
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La superficie del ghiacciaio Thwaites, nell'Antartide occidentale / Credit: Britney Schmidt
La superficie del ghiacciaio Thwaites, nell'Antartide occidentale / Credit: Britney Schmidt
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Di fronte all’innalzamento del livello del mare su scala globale dovuto al progressivo scioglimento dei ghiacci polari a causa del riscaldamento globale, gli scienziati stanno concentrando i loro sforzi sullo studio di quanto avviene sotto le piattaforme glaciali per comprendere la loro evoluzione e rendere possibili azioni preventive o di mitigazione. Una di queste missioni è stata appena rivelata attraverso due articoli pubblicati questa settimana sulla rivista Nature ( “Heterogeneous melting near the Thwaites Glacier grounding line” e “Suppressed basal melting in the eastern Thwaites Glacier grounding zone”) che forniscono un quadro più chiaro dei cambiamenti in atto sotto il Thwaites, un instabile ghiacciaio antartico grande quanto il Regno Unito, la cui scomparsa avrebbe “conseguenze sostanziali per le popolazioni che vivono sulle coste d’Europa e del mondo” avvertono gli studiosi.

Il Thwaites, che fluisce nel Mare di Amundsen ed è così denominato in onore del geologo glaciale Fredrik Turville Thwaites, è uno dei ghiacciai in più instabili e in rapida evoluzione dell’Antartide occidentale. Questo perché si trova in gran parte al di sotto del livello del mare, il che rende tale sistema particolarmente suscettibile alla perdita di ghiaccio, che potrebbe innalzare il livello globale del mare di oltre mezzo metro nei prossimi secoli. Secondo le stime dei ricercatori, il suo completo collasso contribuirebbe per 65 cm all’innalzamento, motivo per cui comprendere come ghiaccio e oceano interagiscano in questa regione critica è imperativo.

Il ghiacciaio Thwaites in Antartide è in balia del riscaldamento dell'oceano

I nuovi dati sono stati raccolti nell’ambito del progetto MELT dell’International Thwaites Glacier Collaboration tra Regno Unito e Stati Uniti, una delle più grandi campagne internazionali sul campo mai intraprese in Antartide, grazie all’impiego di un robot chiamato Icefin, un veicolo progettato per le osservazioni della linea di terra (dove il ghiaccio incontra l’oceano) sotto la piattaforma glaciale.

Il robot Icefin che ha permesso di studiare la morfologia del ghiacciaio sotto la piattaforma glaciale / Credit: Rob Robbins USAP
Il robot Icefin che ha permesso di studiare la morfologia del ghiacciaio sotto la piattaforma glaciale / Credit: Rob Robbins USAP

Le misurazioni sono state effettuate attraverso un pozzo profondo 600 metri a circa due chilometri dalla linea di terra, creato da una perforazione di acqua calda alla fine del 2019, e confrontate con le osservazioni del tasso di fusione effettuate in altri cinque siti sotto la piattaforma di ghiaccio.

L’analisi ha mostrato che, in un periodo di nove mesi, l’oceano vicino alla linea di terra è diventato più caldo e più salato, sebbene la velocità di scioglimento (2-5 metri l’anno in media) sia stata più lenta di quanto molti modelli computerizzati attualmente stimino. Ciononostante, la perdita di ghiaccio ha formato “una topografia simile a una scala sul fondo della piattaforma – precisano gli autori dello studio – . In queste aree, così come nelle fessure del ghiaccio, si sta verificando un rapido scioglimento”.

Secondo gli studiosi, anche questo modello di scioglimento ha il potenziale per segnare il destino del ghiacciaio. “I nostri risultati sono una sorpresa, ma il ghiacciaio è ancora in difficoltà – ha affermato il dottor Peter Davis, oceanografo del British Antarctic Survey (BAS) e autore principale di uno degli studi – . Se una piattaforma di ghiaccio e un ghiacciaio sono in equilibrio, il ghiaccio che si stacca dal continente corrisponderà alla quantità di ghiaccio che si perde a causa dello scioglimento e del distacco degli iceberg. Quello che abbiamo scoperto è che, nonostante piccole quantità di scioglimento, c’è ancora un rapido ritiro del ghiacciaio, quindi sembra che non ci voglia molto per far perdere l’equilibrio al ghiacciaio”.

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