Il caso del certificato mancante per il via al Ponte sullo Stretto: un anno fa l’Ingv sollevava gli stessi dubbi
C'è un problema sulla documentazione integrativa consegnata alla Commissione VIA – VAS del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. In queste ore, infatti, il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, ha negato che tra i documenti presentati ci sia una certificato sui rischi sismici del progetto firmato dall'istituto.
Come ha spiegato Doglioni in due lettere inviate al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli, il certificato a cui si fa riferimento nella documentazione sarebbe stato realizzato da due ricercatori, ma a titolo personale, e non come rappresentati dell'Ingv.
Il presidente Doglioni è stato infatti membro della Commissione di esperti incaricati dal secondo governo Conte di esprimere un parere tecnico sulla fattibilità della costruzione di un attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Fanpage.it ha contatto l'Ingv per avere chiarimenti in merito: l'istituto ha confermato di non aver firmato nessun certificato, aggiungendo che il suo parere tecnico coincide con quanto riferito da Doglioni durante le audizioni alla Camera sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto del 14 aprile 2023. Fanpage.it lo ha visualizzato per fare il punto sui rischi della costruzione dell'infrastruttura secondo gli esperti dell'Ingv.
I rischi sismici del Ponte sullo stretto
Durante l'audizione parlamentare sul tema, il Prof. Doglioni aveva specificato di aver lavorato con gli altri membri della Commissione per valutare le diverse possibilità allora sul tavolo per realizzare un attraversamento stabile dello Stretto: "L'unica possibilità considerabile dal punto di vista sismo-tettonico era quella del ponte, a campata unica o a più campate". A proposito dei rischi del progetto, recentemente Fanpage.it aveva intervistato il geologo, ricercatore del CNR e divulgatore scientifico Mario Tozzi.
Tuttavia, anche a tal proposito il presidente sollevava la presenza di criticità ancora irrisolte. Quella in cui dovrebbe sorgere il ponte – spiegava Doglioni – è "un'area soggetta al movimento relativo tra la Calabria e la Sicilia". Nelle vicinanza di quell'area – aveva poi aggiunto – si è verificato il terremoto di Messina del 1908 con magnitudo superiore a 7, uno degli eventi sismici più catastrofici del ‘900, che causò più di 80.000 vittime.
La questione delle faglie
Nelle due lettere con cui Doglioni ha chiarito la posizione dell'Ingv all'onorevole Bonelli, una delle prime criticità che emerge riguarda la presenza nell'area di faglie attive. Una faglia attiva è una frattura che si è verificata all'interno di una sezione di roccia della crosta terrestre, in cui sono evidenti i segni del movimento tra i due blocchi da cui si è creata.
Nello specifico, come già era emerso a settembre 2024 dall'analisi dei documenti consegnati al Mase dalla stessa società Stretti di Missina, i rischi maggiori deriverebbero dalla presenza della faglia Cannitello. Si tratta di una delle cinque faglie definite dal censimento Ispra come di "massima pericolosità". Su questa faglia, stando alle mappe del progetto, dovrebbe essere costruito uno dei piloni sul lato calabrese. Per valutarne la potenziale attività – scrive oggi Doglioni – sarebbero state necessarie della analisi paleosismologiche che però non sono mai state svolte dall'Ingv.
Già nel 2023 Doglioni spiegava durante quell'audizione parlamentare: "L'area dello Stretto è attraversata da molte faglie, quindi è attiva da un punto di vista sismico: si tratta di faglie in buona parte note, responsabili della sismicità registrata dall'Ingv dal 1975. Dobbiamo immaginare di costruire un attraversamento stabile in grado di resistere a una sismicità come quella che causò il terremoto del 1908". Come il presidente Doglioni aveva spiegato anche a Fanpage.it, l'attività che causò quell'evento sismico potrebbe infatti verificarsi di nuovo.
Il problema delle norme tecniche
Un altro punto toccato da Doglioni nelle lettere a Bonelli veniva sollevato già più di un anno fa. Quello relativo ai coefficienti di resistenza alle accelerazioni sismiche.
Come spiega il Dipartimento della Protezione Civile, per indicare il grado rischio sismico di una zona, anche in vista della possibilità di edificare in quell'area "a ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia".
Tuttavia, rispetto a questa mappa di pericolosità – aveva spiegato Doglioni nell'audizione – "abbiamo visto che in questi ultimi venti anni le accelerazioni previste dalle norme tecniche per la costruzione edilizia sono inferiori a quelle registrate durante gli eventi sismici, soprattutto al crescere della magnitudo".
Questa discrepanza tra i valori indicati dalle norme edilizie, e quindi quelli considerati anche nel progetto per il Ponte, si riscontra anche nell'area dello Stretto: "Date le magnitudo che possono verificarsi in quest'area potremmo avere delle accelerazioni ben maggiori di quelle previste dalle norme tecniche: le norme attuali prevedono accelerazioni intorno ai 0,55 g (forza di gravità), ma invece sappiamo che nelle aree epicentrali dello stretto di Messina questi valori possono raggiungere e superare anche la soglia di 1 g". Per questo motivo, già allora l'Ingv chiedeva un aggiornamento delle norme tecniche in base ai valori di accelerazione sismica effettivamente riscontrati negli ultimi anni.