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Cambiamenti climatici

Il cambiamento climatico può diffondere una febbre emorragica mortale (anche in Italia)

Il clima sempre più secco e caldo provocato dal cambiamento climatico rischia di favorire la diffusione della febbre emorragica della Crimea-Congo, un grave malattia infettiva trasmessa dal morso delle zecche che uccide quasi un paziente su due. L’allarme degli esperti.
A cura di Andrea Centini
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La zecca responsabile della trasmissione. Credit: Wikipedia
La zecca responsabile della trasmissione. Credit: Wikipedia
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Tra le conseguenze più pericolose del riscaldamento globale vi è la diffusione di malattie legata proprio all'alterazione degli equilibri climatici, che rende determinati habitat più idonei alla sopravvivenza dei vettori di virus, batteri e altri agenti patogeni. Zanzare e zecche che prediligono ambienti caldi e secchi rappresentano la minaccia principale, dato che sono in grado di diffondere patologie infettive un tempo principalmente confinate nella fascia tropicale e subtropicale del pianeta. Tra le malattie infettive che preoccupano di più gli esperti vi è la febbre emorragica della Crimea-Congo (CCHF), una zoonosi – cioè trasmessa dagli animali – già presente in alcuni Paesi europei che rischia di arrivare anche dove non sono mai stati rilevati casi nell'uomo, ad esempio in Francia, in Italia e nel Regno Unito.

Come spiegato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la febbre emorragica della Crimea-Congo è responsabile di gravi focolai di febbre emorragica virale e ha una mortalità fino al 40 percento. In altri termini, arriva a uccidere quasi la metà dei pazienti infettati che sviluppano i sintomi. È provocata dal virus CCHFV della famiglia Nairoviridae e del genere degli Orthonairovirus, indica il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Il patogeno viene trasmesso dal morso delle zecche “dure” del genere Hyalomma, originario dell'Est Europa / Asia ma successivamente diffusosi nel Medio Oriente, in Nord Africa e in diversi Paesi del bacino Mediterraneo. Si tratta di uno dei sette generi di zecche presenti anche in Italia, dove vivono circa quaranta specie di questi artropodi. Potenzialmente, dunque, la malattia potrebbe arrivare anche sul nostro territorio. In Europa sono stati rilevati casi in Spagna, Grecia, Turchia, Ucraina e in diversi Paesi dei Balcani, ma il virus responsabile potrebbe trovare terreno fertile anche altrove.

A lanciare l'allarme sono in particolar modo gli esperti francesi e britannici, che ritengono più probabile la diffusione della grave patologia, in grado di scatenare una febbre emorragica assimilabile a quelle provocate dall'Ebola e dal virus Marburg. “Sebbene non siano stati ancora rilevati casi umani, esiste un possibile rischio di comparsa di CCHF in Francia. Questa comparsa è resa tanto più probabile dal fatto che l'area geografica in cui si insediano queste zecche è destinata ad espandersi a causa del cambiamento climatico in corso. Questo perché le zecche Hyalomma amano i climi secchi e i periodi caldi”, ha dichiarato la professoressa Elsa Quillery in un recente documento dell'Agenzia francese per l'alimentazione, l'ambiente e la salute e sicurezza sul lavoro (ANSES). Il professor James Wood, che dirige la Facoltà di Medicina veterinaria presso l'Università di Cambridge, ha dichiarato al Parlamento britannico che ritiene “altamente probabile” l'arrivo della CCHF nel Regno Unito, aggiungendo tuttavia che è difficile prevedere quali virus arriveranno e quando lo faranno. “Alcune infezioni trasmesse da zecche, quindi la febbre emorragica di Crimea-Congo, è altamente probabile che si diffondano nel Regno Unito attraverso le nostre zecche prima o poi”, ha chiosato l'esperto.

L'ANSES specifica anche che in Francia gli anticorpi specifici per il virus responsabile della febbre emorragica della Crimea-Congo sono stati già trovati sia in animali domestici che selvatici; ciò suggerisce che questi animali “sono stati esposti sul suolo francese”. In altri termini, il patogeno già circola tra le zecche in Francia e probabilmente è solo questione di tempo prima che una persona venga morsa e sviluppi la pericolosissima patologia. Non si esclude inoltre che alcuni possano essere stati già morsi da zecche portatrici, dato che l'infezione è asintomatica nella maggior parte dei casi.

L'OMS sottolinea che non ci sono vaccini e cure specifiche contro questa forma di febbre emorragica; i pazienti vengono trattati solo con una terapia di supporto. Sembra tuttavia che l'antivirale ribavirina sia efficace sia nella formulazione orale che in quella endovenosa, come spiegato dall'Organizzazione Mondiale della Snaità. La speranza è di non avere mai a che fare con questa grave patologia anche in Italia, ma i rischi continuano ad aumentare di pari passo con le costanti emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra / climalteranti in atmosfera.

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