Il caffè può ridurre il rischio di malattie cardiache, ma a certe quantità: quanti caffè bere al giorno
Sul consumo di caffè ci sono tante scuole di pensiero e altrettante credenze popolari, tra chi ne esalta le proprietà per la salute e chi ne sottolinea i possibili rischi. In realtà, i benefici di questa bevanda, se consumati entro i limiti e in soggetti sani, sono stati confermati da tempo all'interno della comunità scientifica. Ad esempio, un consumo moderato di caffè può stimolare il sistema nervoso, avere un effetto protettivo su cuore e apparato circolatorio, ad esempio sulla pressione arteriosa, e può perfino favorire la digestione.
Non solo, ai benefici già noti possiamo ora aggiungerne un altro. Lo ha appena affermato un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism della Endocrine Society, che ha analizzato se e quanto il consumo di caffè e caffeina fosse in grado di modificare il rischio di sviluppare malattie cardiometaboliche in persone sane. I risultati sono davvero interessanti e ribaltano alcuni luoghi comuni sul consumo di caffè.
Caffeina e malattie cardiometamoliche
Dallo studio, condotto da un gruppo di ricercatori della School of Public Health della Medical College of Soochow University, in Cina, è emerso chi consuma in modo regolare e moderato caffeina ha un rischio minore di sviluppare una condizione nota come multimorbilità cardiometabolica (CM). Si tratta di un'espressione utilizzata nell'ambito degli studi internazionali per indicare in sostanza la compresenza di due o più malattie di questo tipo. Parliamo ad esempio di diabete, ictus e patologie cardiache.
La scelta di voler indagare questa particolare condizione non è stata casuale: in realtà – spiegano i ricercatori – si tratta di un problema di salute pubblica sempre più importante. Sebbene infatti già altri studi precedenti avessero dimostrato i benefici possibili della caffeina sulla salute di chi è affetto da una singola malattia cardiometabolica, ancora nessuna ricerca si era occupata di valutare gli effetti sulla multimorbilità cardiometabolica (CM), nonostante quest'ultima condizione rappresenti un rischio di mortalità da 4 a 7 volte maggiore della prima.
Quanto caffè bere secondo lo studio
I ricercatori hanno analizzato e misurato gli effetti del consumo di caffè e caffeina su una platea molto numerosa, utilizzando i dati della Biobank, la più grande banca di dati sanitari del Regno Unito. Su un gruppo di 172.315 partecipanti sono stati indagati gli effetti generali della caffeina e su uno di 188.091 quelli del consumo di caffè e tè. Entrambi i gruppi erano composti da persone che all'inizio del periodo di osservazione non erano affetti da nessuna malattia cardiometabolica.
È emerso che i partecipanti che consumavano regolarmene una quantità moderata di caffeina, circa 200- 300 g, o 2-3 tazze di caffè avevano un rischio inferiore di circa il 40%, quindi parliamo di un rischio quasi dimezzato, di ammalarsi di questa particolare condizione rispetto a coloro che non assumevano affatto caffeina o ne assumevano una dose minima, meno di 100 g.
Aver scoperto questo nuovo beneficio del caffè – hanno suggerito i ricercatori – potrebbe aiutare a limitare l'impatto di questa condizione, facendo del consumo moderato di caffè e caffeina un alleato nella prevenzione delle malattie cardiometaboliche, che oggi rappresentano una delle principali cause di mortalità nel mondo.