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Il buco nero più vicino alla Terra non è esattamente quello che pensavamo

Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale esaminando nuovi dati del Very Large Telescope in Cile, che hanno permesso di escludere l’esistenza di un buco nero sistema stellare HR 6819.
A cura di Valeria Aiello
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Quello che gli astronomi ritenevano che fosse il buco nero più vicino alla Terra è qualcosa di completamente diverso. Lo sostiene un team di ricerca internazionale che, in uno studio appena pubblicato su Astronomy & Astrophysics, contesta le conclusioni cui era giunta un’equipe dell’European Southern Observatory (ESO) che nel 2020 aveva ipotizzato l’esistenza di un buco nero ad appena 1.011 anni luce dalla Terra, nel sistema stellare binario HR 6819. Tuttavia, alcuni di quei ricercatori, insieme a un team più ampio e guidato da Abigail Frost dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, hanno ora riportato che non esiste alcun buco nero in HR 6819, che è invece un sistema a due stelle “vampiro” in una fase rara e di breve durata della sua evoluzione.

Per verificare la nuova ipotesi, i due team hanno lavorato insieme per ottenere nuovi dati più nitidi di HR 6819, utilizzando il Very Large Telescope ( VLT ) in Cile e l’interferometria, che ha permesso di misurare la posizione dei corpi celesti in modo più preciso e di scoprire la vera natura di questo sistema. In caso di tre corpi celesti, cioè di due stelle e un buco nero, una delle due stelle avrebbe dovuto trovarsi in un’orbita ampia, lontana dalla seconda stella e dal buco nero, ma i ricercatori non hanno trovato nulla in quest’orbita, eliminando così l’ipotesi di un buco nero.

I dati hanno invece rivelato che, non solo le due stelle sono vicine l’una all’altra, ma una sembra aspirare materiale dall’altra, creando quella che è conosciuta come una stella Be. “Comprendere l’evoluzione di tali stelle potrebbe aiutarci a conoscere come diventano stelle di neutroni o producono eventi di onde gravitazionali – ha affermato Frost – . Questi dati rappresentano l’ultimo pezzo del puzzle e ci hanno permesso di concludere che HR 6819 è un sistema binario senza buco nero”.

Per i ricercatori si tratta della “migliore interpretazione finora trovata per questo sistema binario, in un momento successivo all’evento in cui una delle stelle ha risucchiato l’atmosfera dalla sua stella compagna – ha spiegato Bodensteiner, ora membro dell’ESO in Germania e co-autore del nuovo studio – . Questo è un fenomeno comune nei sistemi binari stretti, a volte indicato come ‘vampirismo’ stellare, per cui mentre la stella donatrice è stata privata di parte del suo materiale, la stella ricevente ha iniziato a ruotare più rapidamente”.

Cogliere una tale fase post-interazione “è estremamente difficile in quanto è così breve” ha aggiunto Frost. “Questo rende le nostre scoperte su HR 6819 molto eccitanti, in quanto questo sistema si presenta come un candidato perfetto per studiare come il vampirismo influenzi l’evoluzione delle stelle massicce e, a sua volta, la formazione dei loro fenomeni associati, comprese le onde gravitazionali e le violente esplosioni di supernova”.

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