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Il buco dell’ozono è sulla buona strada per chiudersi completamente: traguardo storico per la salute del pianeta

Il buco dell’ozono sopra l’Antartide si sta restringendo, grazie agli sforzi globale per ridurre l’uso di sostanze dannose: i nuovi dati mostrano un significativo miglioramento dello strato di ozono, che protegge la Terra dalle radiazioni solari nocive.
A cura di Valeria Aiello
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Il buco dell'ozono si sta rimarginando, come risultato diretto degli sforzi globali per ridurre le sostanze che impoveriscono l'ozono. L'immagine in primo piano è quella dello strato di ozono al 28 settembre 2024 / Credit MIT.
Il buco dell'ozono si sta rimarginando, come risultato diretto degli sforzi globali per ridurre le sostanze che impoveriscono l'ozono. L'immagine in primo piano è quella dello strato di ozono al 28 settembre 2024 / Credit MIT.

Il buco dell’ozono sopra l’Antartide, che per decenni ha rappresentato una della minacce ambientali più gravi per il pianeta, sta finalmente mostrando segnali di recupero. Grazie agli sforzi globali volti a ridurre l’uso di sostante chimiche dannose, come i clorofluorocarburi (CFC), lo strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni solari nocive sta progressivamente aumentando di spessore.

I nuovi dati e le elaborazioni del team di scienziati guidato dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) forniscono le prove, con elevata confidenza statistica, di questa ripresa. “È dovuta principalmente alla riduzione delle sostanze che impoveriscono l’ozono, rispetto ad altre influenze come la variabilità meteorologica naturale o l’aumento delle emissioni di gas serra nella stratosferahanno precisato gli studiosi – . In passato ci sono state molte altre prove qualitative che dimostravano che il buco dell’ozono stesse migliorando, ma questo è davvero il primo studio ad aver quantificato, con una fiducia del 95%, che si sta riprendendo”.

L’analisi, dettagliata in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature, si basa su un approccio quantitativo, per identificare le basi del recupero dello strato di ozono antartico. I ricercatori hanno attinto a un metodo già utilizzato nelle valutazioni del cambiamento climatico, noto come “fingerprinting” e ideato da Klaus Hasselmann, Nobel per la fisica nel 2021 per la tecnica.

Nel contesto del clima, il fingerprinting si riferisce a un metodo che isola l’influenza di specifici fattori climatici, oltre al rumore meteorologico naturale” hanno precisato gli studiosi, che hanno applicato il fingerprinting per identificare l’impronta antropogenica legata alla riduzione delle emissioni di sostanze che danneggiano l’ozono. “L’atmosfera ha una variabilità davvero caotica al suo interno – ha precisato la dottoressa Susan Solomon del Dipartimento di Scienze della Terra, Atmosferiche e Planetarie del MIT e co-autrice dello studio  – . Quello che abbiamo cercato di rilevare era il segnale emergente del recupero dell’ozono rispetto a quel tipo di variabilità, che si verifica anche nella stratosfera”.

Studiando con questo metodo le variazioni dell’ozono nella stratosfera antartica, sia in relazione alle stagioni sia alle diverse latitudini, e utilizzando le rilevazioni satellitari dal 2005 ad oggi, i ricercatori hanno scoperto che, nel 2018, il segnale del recupero dell’ozono era al suo massimo, con una confidenza del 95% che la ripresa fosse dovuta principalmente alle riduzioni delle sostanze dannose.

Se la tendenza continuerà e il segnale del recupero dell’ozono diventerà più forte, il buco dell’ozono si chiuderà completamente. “Entro il 2035 – ha indicato la dottoressa Solomon – potremmo avere un anno in cui non ci sarà più alcun impoverimento dello strato di ozono sopra Antartide. E sarà molto emozionante”.

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