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Il buco dell’ozono è “più grande del normale”: ecco cosa sta succedendo

I nuovi dati del Copernicus Climate Change Service mostrano che è la sua estensione è sensibilmente maggiore di quella del 2021 e 2022, facendo temere per un ulteriore riscaldamento dell’Antartide.
A cura di Valeria Aiello
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Le dimensioni e la forma del buco dell’ozono sopra il Polo Sud osservato il 14 agosto, In celeste e blu le regioni dove lo spessore dello strato di ozono è inferiore alle 300 DU (Dobson Unit) / Credit: NASA Ozone Hole Watch
Le dimensioni e la forma del buco dell’ozono sopra il Polo Sud osservato il 14 agosto, In celeste e blu le regioni dove lo spessore dello strato di ozono è inferiore alle 300 DU (Dobson Unit) / Credit: NASA Ozone Hole Watch

Il buco nello strato d’ozono sopra l’Antartide è stranamente più grande del normale. Lo mostrano i nuovi dati satellitari del Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio sui cambiamenti climatici dell’Unione europea, da cui emerge che quest’anno il buco si è formato prima di quanto osservato nel 2021 e nel 2022 e che la sua attuale estensione è già sensibilmente superiore alla media di questo periodo. Il timore degli esperti è che questa sua rapida crescita possa riscaldare ulteriormente l’Antartide, già minacciato dai cambiamenti climatici.

Il buco dell’ozono sopra l’Antartide

Il buco dell’ozono consiste nella riduzione dello strato d’ozono nell’atmosfera terrestre, il cui ruolo chiave è quello di proteggerci dalle dannose radiazioni ultraviolette del Sole. Tale assottigliamento si verifica principalmente sopra le regioni polari, in particolar modo sull’Antartide, come conseguenza della distruzione delle molecole di ozono da parte di alcuni inquinanti atmosferici: questi inquinanti (gli alogenuri alchilici e, in particolare, i cloro-fluoro carburi) vengono intrappolati nelle nubi stratosferiche durante l’inverno australe e, all’inizio della primavera, reagiscono con le radiazioni ultraviolette, liberando specie che reagiscono con l’ozono.

Ciò implica un’oscillazione annuale nelle dimensioni del buco dell’ozono, che generalmente raggiunge un’estensione massima tra metà settembre e metà ottobre.

Il fatto che quest’anno il buco si formato prima del solito e che la sua crescita sia più rapida rispetto a quella degli ultimi anni è una cattiva notizia per l’Antartide, che sta già risentendo dell’aumento delle temperature. In altre parole, poiché lo strato d’ozono protegge l’Antartide dalle radiazioni ultraviolette, la precoce formazione del buco potrebbe significare che il continente e il mare circostante siano esposti a una maggiore quantità di calore.

Più radiazioni ultraviolette raggiungono l’Antartide [e] l’Oceano Antartico, maggiore è l’energia disponibile per sciogliere i ghiacci” ha spiegato al Guardian il dott. Martin Jucker, docente presso il Centro di ricerca sui cambiamenti climatici presso l'Università del New South Wales – . C’è il rischio che l’Oceano Antartico si scaldi ancora di più e poi, indirettamente, sciolga più ghiaccio, perché l’acqua è più calda”.

Secondo i modelli di accrescimento elaborati da Juncker e colleghi e non ancora sottoposti a revisione paritaria, il buco dell’ozono potrebbe raggiungere dimensioni maggiori nel 2023, aggravato dall’impatto nell’atmosfera dell’esplosione del vulcano di Tonga, nel gennaio 2022. “L’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai – ha aggiunto il dottor Junker – ha rilasciato una quantità senza precedenti di vapore acqueo nella stratosfera, circa 150 megatonnellate, pari a quasi tre volte di più di quello che abbiamo di solito”.

Tale eccesso di vapore acqueo avrebbe dunque favorito la formazione di molte più nubi stratosferiche polari, aumentando così la quantità di inquinanti atmosferici intrappolati e, di conseguenza, il rilascio di specie reattive alla fine della primavera che può aver innescato una maggiore distruzione dell’ozono.

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