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Cambiamenti climatici

Il 2023 si conferma l’anno più caldo di sempre, ONU: “Solo un assaggio di un futuro catastrofico”

Gli scienziati di Copernicus hanno confermato ufficialmente che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre, con una temperatura media ben 1,48 °C più alta rispetto all’epoca preindustriale. È a un soffio dalla soglia critica di 1,5 °C, oltre la quale ci aspettano le conseguenze più drammatiche e irreversibili della crisi climatica.
A cura di Andrea Centini
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È arrivata la conferma ufficiale: il 2023 è stato l'anno più caldo di sempre, o meglio, da quando teniamo traccia della temperatura globale del pianeta (metà del XIX secolo). A mettere nero su bianco il nuovo, drammatico e preannunciato record, l'ultimo bollettino pubblicato dagli scienziati di Copernicus, la missione gestita congiuntamente dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il dato evidenzia che l'anno appena concluso ha avuto una temperatura media di ben 14,98 °C, ovvero 0,17° C in più rispetto a quella misurata nel 2016, che deteneva il precedente primato.

A preoccupare gli esperti non è tanto il dato isolato del singolo anno, ma la tendenza al costante incremento osservata negli ultimi anni e soprattutto la significativa differenza con le medie storiche di riferimento. Nel 2023, infatti, la “febbre della Terra” è stata di 0,60 °C più alta rispetto al trentennio 1991 – 2020. Ma non solo. Copernicus ha evidenziato che nel 2023 la temperatura media dell'aria superficiale è stata 1,48 °C più calda dei livelli registrati in epoca preindustriale, ovvero tra il 1850 e il 1900. Ciò significa che siamo arrivati a un soffio dal superare la soglia critica di 1,5 °C di riscaldamento fissata dagli scienziati, oltre la quale si andrà incontro alle conseguenze più catastrofiche e irreversibili causate dalla crisi climatica in corso. È uno “scenario inesplorato” che mette a repentaglio la nostra stessa civiltà; non a caso per gli esperti il cambiamento climatico rappresenta la principale minaccia esistenziale per l'umanità. Ricordiamo che 1,5 °C era l'obiettivo più virtuoso fissato nell'Accordo di Parigi sul Clima del 2015, ma è ormai praticamente certo che non riusciremo più a centrarlo. Va tuttavia mantenuto vivo il target di non superare i 2 °C, sebbene le tendenze attuali, secondo l'IPCC, suggeriscano uno spaventoso riscaldamento di 2.7 °C entro la fine del secolo.

Secondo Copernicus, a fine gennaio o febbraio ci troveremo comunque con un periodo di 12 mesi nel quale il riscaldamento risulterà di 1,5 °C rispetto all'epoca preindustriale, a causa delle costanti emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti legati alle attività umane. A suggerirlo il fatto che da giugno in avanti, ciascun mese del 2023 è risultato il più caldo di sempre nella serie storica. Un filotto preoccupante sfociato nell'anno più caldo di sempre, che Stephane Dujarric, il portavoce portavoce del segretario generale dell'ONU Antonio Guteress, non ha esitato a definire solo un “assaggio di un futuro catastrofico”.

Dicembre, del quale sono stati appena pubblicati i dati, ha pienamente mantenuto la tendenza negativa ed è risultato 0,31 °C più "rovente" dei mesi di dicembre del 2015 e del 2019, che detenevano a pari (de)merito i record dei più caldi di sempre. Il mese scorso la temperatura superficiale dell'aria è stata di ben 0,85 °C più elevata del trentennio storico di riferimento, tra il 1991 e il 2020. I mesi più caldi in assoluto del 2023 sono stati luglio e agosto, mentre settembre, con 0,93 °C in più rispetto alla serie storica, è stato quello che si è maggiormente allontanato dalla media. Per quanto concerne l'Europa, l'anno appena concluso è stato il secondo anno più caldo di sempre, dietro al 2020 che detiene ancora il primato con 0,17 °C di in più.

Attraverso il set di dati ERA5, gli scienziati del Copernicus Climate Change (C3S) – gruppo di ricerca dell'European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) – hanno stabilito che nel 2023 tutti i giorni sono stati più caldi di almeno 1° C rispetto all'epoca preindustriale, mentre quasi la metà di essi è andato oltre la soglia critica di 1,5 °C. In due giorni particolarmente significativi, compreso venerdì 17 novembre, la febbre del pianeta è stata più alta di ben 2 °C. Se ciò non bastasse, i ricercatori hanno calcolato che nell'anno appena concluso sono aumentate di 1/3 le emissioni di carbonio legate agli incendi rispetto al 2022, il principale catalizzatore dell'effetto serra e dunque della crisi climatica innescata dall'uomo. Anche l'estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto i minimi storici, riflesso evidente delle anomalie di temperatura che continuano a registrarsi anche ai poli.

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