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Cambiamenti climatici

Il 2022 è stato l’anno più caldo e siccitoso di sempre in Italia, e andrà sempre peggio

L’ISPRA e l’SNPA hanno pubblicato il nuovo rapporto “Clima in Italia nel 2022”, nel quale è stato confermato che lo scorso anno è stato il più caldo e il meno piovoso in Italia.
A cura di Andrea Centini
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Img a sinistra, credit: CNR
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Il 2022 è stato l'anno più caldo e quello con meno pioggia nella storia dell'Italia, o perlomeno da quando sono disponibili dati climatici e meteorologici completi. È quanto emerso dal nuovo rapporto “Clima in Italia nel 2022” messo a punto dagli scienziati dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (SNPA). Il documento è stato pubblicato giovedì 20 luglio 2023 ed è consultabile integralmente in formato PDF cliccando sul seguente link.

Il fatto che lo scorso anno è stato il più siccitoso e rovente nel Bel Paese non deve stupire, tenendo presente che ci troviamo nel cuore di una grave crisi climatica e che da diversi anni, ormai, il trend innescato dal riscaldamento globale continua a inanellare nuovi record negativi anno dopo anno. Basti sapere che tra il 3 e il 6 luglio 2023 sono stati battuti per giorni consecutivi i record di giorno più caldo sull'interno pianeta Terra, con una temperatura media globale superiore ai 17° C. Con tali premesse è molto probabile che l'anno prossimo ci troveremo ancora qui a parlare di primato per l'anno più caldo sempre. Ma torniamo al 2022.

Che fosse un anno eccezionalmente negativo dal punto di vista climatico lo avevano già fatto emergere i dati della missione Copernicus cogestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA); per il Vecchio Continente, infatti, l'estate 2022 è stata la più calda di sempre, con + 1,4° C in più di anomalia rispetto alla media, mentre l'intero anno è stato il più siccitoso in assoluto e il secondo più “rovente”. I dati preliminari presentati a dicembre del 2022 dal climatologo del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) Bernardo Gozzini, direttore presso il Consorzio Lamma, avevano già evidenziato che il 2022 sarebbe risultato l'anno più caldo della nostra storia, o almeno dal 1961, da quando sono disponibili i dati completi. Ora ne abbiamo la conferma definitiva con l'esaustivo rapporto ISPRA / SNPA. Ma di quanto è stato stracciato il precedente primato?

I ricercatori hanno evidenziato una temperatura media nel 2022 di + 1,23° C rispetto alla media storica di riferimento (1991 – 2020), pari a + 0,58° C in più del precedente record registrato nel 2018. La temperatura media nel 2022 è stata esattamente di 1° C superiore rispetto a quella del 2021. Possono apparire oscillazioni di poco conto, ma parliamo di temperature complessive con incrementi significativi in tempi rapidissimi. L'impatto antropico sul cambiamento climatico sta tutto qui; se i cicli climatici sono infatti perfettamente naturali sulla Terra, con alternanza tra ere glaciali e periodi più caldi, la velocità con cui si sta scaldando adesso il pianeta è assolutamente anomala e fuori scala. Il riscaldamento globale sta avvenendo infatti nel giro di pochi decenni, con aumenti che normalmente si verificherebbero in migliaia di anni. Ciò non solo non permette alle specie e agli ecosistemi di adattarsi alle nuove condizioni, innescando così perdita di biodiversità e degradazione degli ambienti naturali, ma evidenzia chiaramente la mano dell'uomo dietro al riscaldamento, intimamente connesso alle emissioni di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e altri gas climalteranti dovuti alle attività antropiche, con l'avvio della Rivoluzione Industriale.

Durante lo scorso anno in Italia dieci mesi su dodici sono risultati più caldi rispetto alla media storica di riferimento; gli unici a non aver battuto il precedente primato sono stati i primi due della primavera, cioè marzo e aprile. I mesi con temperature sensibilmente più elevate rispetto alla media storica sono stati giugno, luglio, ottobre e dicembre; il record è stato registrato a giugno, dove l'anomalia è stata di oltre 3° C. L'estate è risultata essere più calda di 2,18° C, ma anche autunno e inverno hanno infranto i precedenti primati.

Per quanto concerne la piovosità, nel 2022 è stato registrato un – 22 percento nelle precipitazioni rispetto alla media tra il 1991 e il 2020; ciò ha reso lo scorso anno il più siccitoso dal 1961 (lo ribadiamo, da quando sono disponibili i dati completi). Particolarmente drammatica è risultata la siccità nei primi sette mesi dell'anno, con un'anomalia di – 39 percento. La riduzione di piogge e nevicate è stata più marcata al Nord (- 33 percento), dove sono andati perduti miliardi di metri cubi d'acqua, seguita da quella del Centro (- 15 percento) e del Sud e delle Isole (- 13 percento). Tutti noi ricordiamo le immagini drammatiche del Po in secca, con l'emersione di mezzi affondati durante la Seconda Guerra Mondiale e addirittura dei fossili di animali preistorici.

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“Le prolungate condizioni di siccità, associate alle alte temperature, hanno determinato una forte riduzione della disponibilità naturale di risorsa idrica: stimata per l’Italia una disponibilità annua di 221,7 mm (ca. 67 km3), che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi, e delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di risorsa idrica stimata per l’ultimo trentennio climatologico 1991-2020”, hanno scritto ISPRA e SNPA in un comunicato stampa.

Questi valori negativi di temperature e precipitazioni hanno avuto un impatto molto negativo sia sulla copertura nevosa che sui tassi di fusione dei ghiacciai: a maggio dello scorso anno, ad esempio, la copertura nevosa era inferiore ai 5.000 chilometri quadrati, paragonabile a quella normalmente rilevata tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, mentre lo scioglimento dei ghiacci su una parte delle Alpi è stata addirittura quattro volte più veloce rispetto alla media del periodo. Non c'è da stupirsi che molti dei ghiacciai alpini sono destinati a sparire per sempre nei prossimi decenni; fra essi anche quello della Marmolada, la “Regina delle Dolomiti”. Sono dati che dovrebbero farci riflettere sulle conseguenze dell'impatto antropico e sulla necessità di tagliare rapidamente e drasticamente le emissioni di gas climalteranti, se non vorremo andare incontro agli effetti irreversibili della crisi climatica in atto.

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