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Ictus, gocce nasali rivoluzionarie accelerano e migliorano il recupero in test di laboratorio

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato in laboratorio che gocce nasali contenenti una specifica molecola (chiamata C3a) sono in grado di migliorare e velocizzare sensibilmente il recupero da un ictus. Le gocce vanno somministrate una settimana dopo l’attacco. Speranze per milioni di pazienti.
A cura di Andrea Centini
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Gli scienziati hanno messo a punto gocce nasali in grado di migliorare e velocizzare il recupero da un ictus ischemico in test di laboratorio. Uno degli aspetti più sorprendenti risiede nel fatto che queste gocce non vanno somministrate immediatamente, ma una settimana dopo l'ictus. Ciò significa che possono essere molto efficaci anche per tutti quei pazienti che per diverse ragioni non riescono a raggiungere subito l'ospedale o che non traggono significativi benefici da due dei trattamenti di elezione per questa patologia, ovvero la terapia per dissolvere i coaguli di sangue responsabili dell'ictus (la trombolisi) e la rimozione meccanica degli stessi, chiamata trombectomia.

Gocce nasali con una simile efficacia sono dunque potenzialmente rivoluzionarie e potrebbero cambiare la vita a milioni di pazienti affetti dal colpo apoplettico. Basti sapere che, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia ogni anno 200.000 persone sviluppano un ictus – 4 su 5 delle quali sono nuovi pazienti -, mentre nel mondo sono circa 10 milioni. La metà dei pazienti sviluppa deficit motori, del linguaggio, ansia, depressione e altre condizioni che abbattono la qualità della vita. Non a caso l'ictus è la prima causa al mondo di disabilità e la terza causa di morte dopo le patologie cardiovascolari e il cancro. Un trattamento di questo tipo può dunque davvero rappresentare una svolta nella medicina, ma anche sotto il profilo sociale ed economico.

A determinare l'efficacia delle gocce nasali è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell'Istituto di Neuroscienze e Fisiologia presso l'Accademia Sahlgrenska dell'Università di Göteborg, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Medicina dell'Università di Colonia e Ospedale universitario di Colonia, dell'Istituto di biotecnologia dell'Accademia Ceca delle Scienze, del Max Planck Institute for Metabolism Research e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Marcela Pekna, docene di neuroimmunologia presso l'ateneo svedese, hanno dimostrato l'efficacia delle gocce nasali in test su modelli murini (topi). In parole semplici, hanno trattato un gruppo di topi colpiti da ictus ischemico con le gocce e un altro gruppo con un placebo; i primi hanno ottenuto significativi benefici in termini di ripresa e velocità di recupero della funzionalità motoria rispetto ai secondi. I risultati sono stati confermati in esperimenti condotti in più laboratori.

Ma come funzionano esattamente queste gocce nasali? Innanzitutto il principio attivo è una molecola chiamata peptide del complemento C3a, un regolatore dell'infiammazione e della risposta immunitaria coinvolto nel neurosviluppo, nella plasticità neurale e nella neurodegenerazione. Attraverso la risonanza magnetica i ricercatori hanno osservato che la somministrazione di questa molecola aumenta la formazione di nuove connessioni nel cervello dei topi trattati. “I nostri risultati mostrano che il peptide C3a influenza la funzione degli astrociti – cioè le cellule che controllano molte delle funzioni delle cellule nervose sia nel cervello sano che in quello malato – e quali segnali gli astrociti inviano alle cellule nervose”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Milos Pekny, coautore dello studio. Le gocce vengono somministrate una settimana dopo l'ictus poiché darle troppo presto “potrebbe aumentare la quantità di cellule infiammatorie nel cervello”, spiegano gli esperti.

“Con questo metodo, non c'è bisogno di correre contro il tempo. Se il trattamento viene utilizzato nella pratica clinica, tutti i pazienti colpiti da ictus potrebbero riceverlo, anche quelli che arrivano in ospedale troppo tardi per la trombolisi o la trombectomia. Anche coloro che hanno una disabilità residua dopo la rimozione del coagulo potrebbero migliorare con questo trattamento”, ha sottolineato la professoressa Pekna. Tra gli altri elementi positivi vi sono la permanenza degli effetti benefici dopo la sospensione del farmaco e il fatto che, in futuro, queste gocce potrebbero essere autosomministrate dal paziente o con l'aiuto di un parente, senza la necessità dell'assistenza di un operatore sanitario.

Ovviamente il fatto che queste gocce funzionino così bene nei topi non significa automaticamente che lo facciano anche nell'uomo, pertanto sarà necessario passare alla pratica clinica per dimostrarlo. Per questo passaggio, come spiegato dagli esperti, sarà fondamentale il contributo di una casa farmaceutica che si interessi a sperimentare il peptide C3a in gocce nasali. I dettagli della ricerca “Complement C3a treatment accelerates recovery after stroke via modulation of astrocyte reactivity and cortical connectivity” sono stati pubblicati sul The Journal of the Clinical Investigation (JCI).

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