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I videogiochi migliorano l’intelligenza dei bambini, secondo uno studio

Una ricerca internazionale ha rilevato che i videogiochi possono aumentare l’intelligenza dei bambini, incrementando il quoziente intellettivo.
A cura di Andrea Centini
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Sebbene finiscano spesso sul banco degli imputati per ragioni di convenienza politica / mediatica oppure perché rappresentano un agevole capro espiatorio, numerose ricerche hanno dimostrato che i videogiochi possono offrire diversi benefici, in particolar modo dal punto di vista delle prestazioni cognitive, attraverso la stimolazione dell'attività cerebrale. Naturalmente sempre nel contesto di un utilizzo sano, compatibile con la propria fascia di età e per il giusto tempo nel corso della giornata. Un nuovo studio, a conferma di quanto indicato, ha determinato che i videogiochi hanno un impatto positivo sull'intelligenza dei bambini, garantendo loro un incremento del quoziente intellettivo (QI). Sebbene questo "boost" risulti mediamente piuttosto contenuto, il dato è comunque significativo, soprattutto perché i ricercatori hanno tenuto conto di fattori in grado di influenzare la cognizione, come la variabilità genetica e le condizioni socioeconomiche delle famiglie dei piccoli.

A determinare che i videogiochi possono incrementare il quoziente intellettivo dei bambini è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi dell'Istituto Karolinska di Stoccolma, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Vrije di Amsterdam (Paesi Bassi) e del Dipartimento di Psicologia Generale e Cognizione dell'Università di Duisburg-Essen (Germania). Gli scienziati, coordinati dal professor Torkel Klingberg, docente di neuroscienze cognitive presso il Dipartimento di Neuroscienze dell'istituto svedese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto in uno specifico studio oltre 9mila bambini e bambine di 9 – 10 anni, tutti residenti negli Stati Uniti.

I piccoli sono stati sottoposti a una serie di test psicologici / cognitivi per determinarne il quoziente intellettivo e hanno risposto a vari questionari (assieme ai genitori) utili per inquadrare il reddito famigliare, il contesto educativo e altri fattori sociali ed economici che possono influire sull'intelligenza, oltre che il tempo trascorso con i videogiochi, i social network e la televisione. In media è emerso che i bambini trascorrevano 2,5 ore al giorno davanti alla TV, un'ora con i social media e un'ora con i videogiochi. Poco più della metà dei piccoli coinvolti (5mila bambini) sono stati seguiti dagli scienziati per due anni, al termine dei quali hanno ripetuto i test cognitivi. Incrociando tutti i dati ottenuti è emerso che i bambini che giocavano più a lungo con i videogiochi avevano in media 2,5 punti in più di quoziente intellettivo. Un piccolo incremento ma comunque significativo, poiché non influenzato da fattori confondenti. Gli scienziati hanno tenuto conto anche della variabilità genetica. Il QI non è stato influenzato negativamente né positivamente dai social media e dalla televisione.

“I nostri risultati supportano l'affermazione che il tempo trascorso davanti allo schermo in genere non compromette le capacità cognitive dei bambini e che giocare ai videogiochi può effettivamente aiutare a rafforzare l'intelligenza. Ciò è coerente con diversi studi sperimentali sull'uso dei videogiochi”, ha dichiarato il professor Klingberg in un comunicato stampa. È importante sottolineare che gli scienziati non hanno valutato le conseguenze sul sonno, sull'attività fisica, sul rendimento scolastico e sul benessere del tempo trascorso davanti agli schermi di smartphone e console.

In precedenza lo studio spagnolo “Cognitive Enhancement via Neuromodulation and Video Games: Synergistic Effects?” aveva dimostrato che i videogiochi migliorano la memoria di lavoro, anche anni dopo aver smesso, mentre una ricerca americana aveva rivelato che sono in grado di promuovere l'empatia e ridurre i pregiudizi, se opportunamente predisposti. Naturalmente i benefici di questo hobby si ottengono con un utilizzo sano; quando i videogiochi assorbono completamente la vita di una persona creano una dipendenza chiamata Gaming Disorder, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente classificato come una vera e propria malattia mentale. I dettagli del nuovo studio “The impact of digital media on children’s intelligence while controlling for genetic differences in cognition and socioeconomic background” sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

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