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I veri motivi per cui cambiare il colore degli occhi non è una buona idea: la spiegazione dell’esperto

La cheratopigmentazione o FLAAK, una nuova tecnica per cambiare il colore degli occhi, è sempre più in voga sui social network a causa della promozione di vip e influencer. Fanpage.it ha intervistato l’oftalmologo Marco Coassin per capire come viene eseguita e quali sono le possibili conseguenze dell’intervento estetico.
Intervista a Prof. Marco Coassin
Professore Ordinario di Malattie dell'Apparato Visivo e Direttore della UOC di Oftalmologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.
A cura di Andrea Centini
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Tra le nuove tendenze in tema di chirurgia estetica promosse sui social network vi è indubbiamente la cheratopigmentazione, una tecnica che, in parole molto semplici, consente di cambiare il colore degli occhi. Alcuni influencer, vip e star di TikTok hanno eseguito l'intervento rendendolo molto popolare tra i giovani follower, che inevitabilmente si stanno recando in massa presso le cliniche oculistiche per farselo praticare. Colori come il verde intenso e l'azzurro ghiaccio sono tra i più richiesti, ma non mancano desideri ancora più arditi come pigmentazione differente tra i due occhi o addirittura pupille dalle forme stravaganti.

Ciò che è certo è che la Società degli Oculisti Americani (AAO) ha lanciato l'allarme sui potenziali rischi della cheratopigmentazione, che spaziano dalla difficoltà di eseguire visite e interventi agli occhi in caso di problemi – come la cataratta o il distacco della retina – ai possibili problemi di vista. Tra gli elementi da tenere in considerazione vi è anche il fatto che non vi è letteratura scientifica sulle conseguenze a lungo termine, pertanto gli esperti stanno raccomandando massima cautela. Per conoscere meglio come si esegue questo intervento e quali sono i potenziali rischi Fanpage.it ha intervistato il professor Marco Coassin, Professore Ordinario di Malattie dell'Apparato Visivo e Direttore della UOC di Oftalmologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.

Professor Coassin, innanzitutto le chiediamo in cosa consiste questa cheratopigmentazione

Parliamo di una tecnica chirurgica chiamata FLAAK eseguita per modificare il colore degli occhi, in maniera molto banale. In realtà il colore degli occhi viene determinato dal colore dell'iride. Negli anni si sono susseguite diverse tecniche, vari tentativi di provocare un cambiamento del colore dell'iride, ad esempio depigmentando l'iride stessa. Nei bambini appena nati è azzurra, poi pian piano si pigmenta e assume il colore definitivo. I laser che venivano usati un tempo provavano a depigmentare l'iride, ma queste procedure sono veramente pericolose per la salute. Questi pigmenti dentro l'occhio, ad esempio, possono causare il glaucoma e altre malattie. Adesso è stata sviluppata questa nuova tecnica che cerca di stare sulla superficie dell'occhio il più possibile. In italiano si chiama cheratopigmentazione e la pigmentazione riguarda la cornea, quel tessuto trasparente che abbiamo nella porzione dell'occhio sulla quale i pazienti appoggiano le lenti a contatto.

Come si esegue?

È un modo indiretto di cambiare colore, perché si interviene su una porzione trasparente dell'occhio – la cornea, appunto – e non si cambia veramente il colore dell'iride. Questo aspetto secondo me va sottolineato. Il laser utilizzato per questa tecnica va a lavorare proprio sulla cornea, che è una calotta trasparente nella porzione anteriore dell'occhio. Si tratta di un laser a femtosecondi (FLAAK è l'acronimo di Femto Laser Aesthetic Annular Keratopigmentation) che crea una tasca, slamella e divide in due la cornea nello spessore. Fondamentalmente fa dei tagli, precisissimi. La cornea va da 1 millimetro di spessore in periferia fino a mezzo millimetro nella parte centrale; il laser crea questo slamellamento all'interno del tessuto e crea una specie di tasca, dove viene iniettato un pigmento dal chirurgo. È questo pigmento iniettato a modificare il colore degli occhi, non si agisce sull'iride che resta dietro. Viene nascosta dal nuovo colore. Il laser non interviene su tutta la cornea, ma ne viene slamellatata soltanto una parte periferica a ciambella, attorno alla pupilla.

Per fare la pigmentazione si utilizzano dei pigmenti che sono disponibili in commercio da molti anni. Un elemento poco conosciuto è che questo approccio in realtà esiste da sempre. Ad esempio, si prova a colorare la cornea per rendere esteticamente accettabili degli occhi che hanno subito dei traumi, che sono stati operati più volte e hanno perso l'iride. La tecnica è dunque sempre esistita, ma senza il femtolaser, senza questa capacità di essere così precisi nello slamellamento.

Adesso però questo intervento viene promosso da infuencer e vip vari per motivi squisitamente estetici. Si va a cambiare colore a occhi perfettamente sani. Fra l'altro in un contesto di significativa carenza di dati.

Se lei cerca FLAAK su un sito chiamato PubMed, dove ricercatori e scienziati pubblicano i propri lavori, escono pochissimi articoli scientifici. Questo per dire che evidentemente quello che sappiamo sull'argomento è ancora poco. Non ci sono ancora studi pubblicati che hanno seguito i pazienti per un periodo adeguato, per avere un pochino un'idea di cosa sta succedendo. Dal punto di vista scientifico è il dato più importante.

Alla luce di questa carenza, quali potrebbero essere i rischi di questa tecnica?

Sicuramente sappiamo troppo poco per stabilire se questa tecnica darà dei problemi a lungo termine oppure no. Ma sicuramente abbiamo dei problemi a breve termine, come la fotosensibilità. Cioè i pazienti si lamentano di un grande fastidio alla luce. Questo è il disturbo che i pazienti lamentano di più. L'altro problema che secondo me va sottolineato è che questo lavoro non viene così bene e così omogeneo.

Ovvero?

Stiamo parlando di iniettare un po' di colorante in maniera omogenea in queste tasche creata dal laser. I chirurghi cercano di farlo nel modo migliore possibile, ma se tu guardi la persona trattata da vicino ti rendi conto che dietro c'è l'iride di un colore diverso, che il pigmento è stato sì posizionato al meglio, ma a volte restano delle aree di disomogeneità. In più se si vanno a consultare i siti che offrono questo trattamento, ci si accorge subito non soltanto della proposta assicurativa, ma anche del costo del ritrattamento. Perché è molto, molto probabile che nel tempo questo pigmento perda un pochino di densità e sia necessario – soprattutto per alcuni tipi di colori più chiari – effettuare un ulteriore ritrattamento.

Un po' come per i tatuaggi

Esatto. Va dato per scontato che noi non sappiamo come apparirà a lungo termine questo trattamento, proprio come per i tatuaggi. Non voglio dire che verrà il glaucoma o che il paziente perderà l'occhio, i ragazzi sono poco responsivi a queste preoccupazioni. Secondo me va sottolineato che non verrà così bene, che si nota la presenza di altro tessuto colorato dietro (l'iride) e si intuisce una falsificazione, un artificio. Noi non sappiamo quale sarà l'apparenza estetica fra 2 anni, 5 anni, 10 anni. Ma sicuramente ci sarà una riduzione della densità del colorante col passare del tempo. Questo si evince anche dal fatto che tutti quelli che offrono il trattamento propongono anche il ritrattamento. Negli Stati Uniti, a New York, l'intervento arriva a 12.000 dollari e non è rimborsato dalle assicurazioni, ovviamente. In Italia il ritrattamento sta attorno al migliaio di Euro.

Cos'altro possiamo dire sulle potenziali conseguenze?

Un'altra cosa che secondo me va sottolineata è che il trattamento del laser sulla cornea può provocare dei problemi su questo tessuto. Ci sono delle malattie corneali, come per esempio il cheratocono, che rendono di per sé la cornea meno resistente, diciamo così. Se tu vai a fare un trattamento del genere e c'è una malattia corneale ovviamente i danni sono garantiti. C'è un articolo del 2024 su PubMed pubblicato su una rivista scientifica molto importante che dice che uno dei cinque pazienti trattati ha sviluppato un'ectasia. Vuol dire che la cornea si sfibra, si sfonda, perde la sua capacità strutturale di contenimento. Va messa una grandissima attenzione alle patologie corneali, devo sottolineare con tutte le mie forze che se c'è una patologia della cornea è una controindicazione assoluta fare questa cosa. Si fanno danni molto gravi. Gli oculisti hanno degli strumenti chiamati topografi e altre tecniche per verificarlo.

Alcuni parlano anche di glaucoma, cosa può dirci al riguardo?

Per quanto riguarda il glaucoma non abbiamo informazioni. Di sicuro, i pazienti avranno difficoltà ad eseguire l’esame del campo visivo, test con il quale il glaucoma viene diagnosticato. Inoltre, il pigmento potrebbe ridurre artificialmente il campo visivo periferico dei pazienti, proprio come fa il glaucoma. Storicamente i trattamenti laser che andavano a depigmentare l'iride rilasciavano pigmento e, siccome nell'occhio c'è una struttura chiamata trabecolato, attraverso la quale defluiscono i liquidi intraoculari, è ovvio che se il pigmento la ostruisce la pressione dell'occhio aumenta. È uno dei motivi per cui il glaucoma può manifestarsi e uno di quelli per cui sono stati abbandonati quei laser.

È possibile che anche con questo nuovo trattamento si scopra che ci sono delle controindicazioni gravi e che venga abbandonato, allo stesso modo delle vecchie depigmentazioni. In generale è il caso di essere molto prudenti quando viene proposta una tecnica nuova che non ha un follow up adeguato. È difficile da definire quanto, direi come minimo tre anni ma più probabilmente cinque. Tornando al discorso dei tatuaggi, può essere che dopo 5 anni restino ancora molto belli, ma dopo 50 sicuramente non sono un granché.

Anche il naturale invecchiamento della cornea può essere fonte di problemi?

La cornea va incontro a dei cambiamenti con l'età, sicuramente, però non diventa proprio opaca. In periferia perde un po' di trasparenza. In realtà non sappiamo con l'invecchiamento che fine faranno questi pigmenti, se resteranno lì o se pian piano andranno via e sarà necessario ricorrere continuamente a dei ritrattamenti.

Il fatto che sulla cornea vengono fatti questi segni non potrebbe determinare difficoltà aggiuntive in caso di perdita di acuità visiva con l'età e simili?

In questo momento non lo sappiamo ancora scientificamente, non possiamo sbilanciarci. Ma posso dire che durante la visita oculistica noi mettiamo le gocce per dilatare la pupilla; è chiaro che dopo aver fatto la cheratopigmentazione noi possiamo pure dilatarla, ma non riusciamo a vedere bene la periferia retinica, perché ovviamente troveremo questo pigmento davanti a noi.

Sembra un problema molto serio

Io mi occupo anche di distacchi di retina. Immagini che a un paziente con cheratopigmentazione si verifichi un distacco di retina. Durante l'intervento per trattarlo bisogna vedere bene. Di solito il distacco è localizzato in periferia retinica e immagino che sarà molto difficile riuscire ad arrivare a vederlo. Anche fare le visite per controllare la periferia retinica sarà più difficile, dato che ci sarà questo pigmento di mezzo. Normalmente l'iride impedisce alla luce di entrare e anche a noi di vedere bene la periferia retinica, ma se tu dilati la pupilla durante le visite e gli interventi intraoculari puoi vederla bene. Quando si esegue una cheratopigmentazione di solito si lascia uno spazio vuoto di circa 5 millimetri, definito e disegnato col pigmento dal chirurgo. La pupilla è una cosa plastica che si dilata e si restringe in base alla luce. Immagini la situazione in cui la pupilla è invece è fissa, perché il chirurgo l'ha disegnata. È chiaro che quando c'è poca luce l'iride ha una pupilla molto maggiore di 5 millimetri, mentre quando c'è tanta luce la pupilla si restringe per evitare che la luce entri dentro l'occhio. Se andiamo a guardare da vicino uno dei tiktoker che ha fatto il trattamento, se c'è tanta luce si vedrà che dietro c'è una pupilla molto più stretta di un altro colore. Quando invece c'è bisogno di avere la pupilla ampia, per esempio durante la guida notturna o durante un intervento intraoculare, probabilmente non saremo in grado di vedere bene. Queste sono cose che quasi nessuno ha sottolineato.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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