I vaccini Covid restano efficaci anche contro Omicron 2: dati positivi dal Regno Unito
I vaccini anti Covid sono molto efficaci contro la sottovariante BA.2 della variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, soprannominata “Omicron 2”. Il dato è stato pubblicato nell'ultimo bollettino sulla campagna vaccinale nel Regno Unito, il “COVID-19 vaccine surveillance report” pubblicato dalla UK Health Security Agency. L'efficacia dei vaccini è risultata addirittura maggiore di diversi punti percentuali rispetto a quella rilevata contro il ceppo originale della Omicron (BA.1), dal quale quale sono generate diverse sottovarianti figlie. Fra esse la BA.2 è ritenuta quella di maggior interesse sanitario poiché ha soppiantato la prima in alcuni Paesi – come in Danimarca – e in altri sta prendendo il sopravvento, verosimilmente a causa di alcune mutazioni che le conferiscono ulteriori vantaggi nella trasmissibilità.
Grazie al sequenziamento genomico i ricercatori britannici avevano osservato un aumento dei casi di Omicron 2 a partire dal 3 gennaio, così hanno deciso di fare un confronto dell'efficacia dei vaccini anti COVID contro la forma sintomatica dell'infezione provocata dalla Omicron 2 e dalla Omicron originale. Il periodo preso in esame è stato di circa un mese, dal 27 dicembre 2021 al 21 gennaio 2022. Incrociando tutti i dati è emerso che, a 25 settimane o più dal completamento del ciclo vaccinale di base (due dosi), l'efficacia era del 9 percento (7 – 10 percento) contro la BA.1 e del 13 percento (26 – 40 percento) contro la BA.2. Dopo due settimane dalla terza dose (richiamo o booster), il periodo di tempo necessario affinché il sistema immunitario determini la massima protezione, l'efficacia è risultata essere del 63 percento (63 – 64 percento) contro il ceppo originale della Omicron e del 70 percento (58 – 79 percento) contro Omicron 2. Questi dati suggeriscono una protezione simile, ma leggermente migliore contro BA.2.
Si tratta di un'ottima notizia poiché la scalata di Omicron 2 in Danimarca e altrove suggeriva che la sottovariante potesse rappresentare un problema nella gestione della pandemia, essendo verosimilmente più trasmissibile di BA.1 (già oltre 5 volte più contagiosa della variante Delta). Del resto erano state rilevate diverse differenze significative nelle mutazioni – Omicron 2 ne ha sei in più sulla proteina S o Spike rispetto a BA.1-, facendo immaginare che potessero esserci conseguenze anche sotto il profilo dell'elusività agli anticorpi neutralizzanti. Fortunatamente non è così, come evidenziato dai dati appena diffusi dal Regno Unito. In questo momento l'ultima ondata della pandemia si trova in fase calante in diversi Paesi (Italia compresa) e si ritiene che possa essere l'ultima prima del passaggio alla fase di endemia, con un definitivo ritorno alla “normalità” prepandemica legata però alla convivenza col virus.