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Covid 19

I sintomi cardiovascolari del Long Covid sono una nuova malattia: cos’è la sindrome PASC

I sintomi cardiovascolari del Long Covid sono stati classificati dagli esperti come una nuova malattia, la sindrome PASC. Ecco cosa sappiamo.
A cura di Andrea Centini
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La COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, molto spesso non si esaurisce con la negativizzazione del tampone, ma può avere degli strascichi che persistono per mesi. È il cosiddetto Long Covid o sindrome post-COVID-19, un insieme di sintomi che abbatte la qualità della vita dei pazienti in modo significativo; non a caso in molti sono costretti ad abbandonare il proprio lavoro. Tra i sintomi più comuni sono segnalati affaticamento, difficoltà respiratorie, dolori articolari, mal di testa, disturbi cognitivi (la famigerata “nebbia cerebrale”) e molti altri ancora. Medici e scienziati stanno studiando approfonditamente le conseguenze a lungo termine del Long Covid, definendo meglio la condizione in base agli organi interessati. In caso di coinvolgimento dell'apparato cardiovascolare, i medici hanno deciso di utilizzare la definizione di sindrome PASC, acronimo di Post-Acute Sequelae of SARS-CoV-2 infection (sequele post acute da infezione da SARS-CoV-2).

A proporre la nuova denominazione e a descriverla nel dettaglio in un documento di consenso è stato un gruppo di specialisti statunitensi dell'American College of Cardiology (ACC), una prestigiosa associazione medica senza scopo di lucro della quale fanno parte numerosi luminari della cardiologia. Il documento, pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Journal of the American College of Cardiology, ha l'ambizioso obiettivo di essere il “faro” per il trattamento e la diagnosi delle conseguenze cardiovascolari a lungo termine della COVID-19. Non a caso, come riportato dal quotidianosanità.it, è stato accolto con favore dalla stessa Società Italiana di Cardiologia (SIC), che ha sottolineato non solo l'importanza di monitorare i sintomi cardiovascolari dopo il superamento dell'infezione, ma anche quella dell'attività fisica per il recupero.

Come specificato nel documento dell'ACC, nei numerosi pazienti ricoverati in ospedale per COVID-19 sono state riscontrate molteplici alterazioni nei test cardiaci, come le anomalie elettrocardiografiche e livelli elevati di biomarcatori cardiaci, così come un ampio ventaglio di complicanze cardiovascolari, dai danni al miocardio alle trombosi, passando per le aritmie cardiache. Per molti di coloro che sopravvivono all'infezione, tuttavia, i problemi cardiovascolari possono persistere per mesi, manifestandosi con dolore toracico, fatica, fiato corto e palpitazioni. Gli esperti affermano che le conseguenze sul miocardio sono osservabili sia in pazienti sintomatici che in quelli asintomatici. Valutare e gestire queste condizioni è fondamentale per offrire le migliori opportunità di cura ai pazienti, pertanto gli scienziati dell'ACC hanno deciso di suddividere la PASC in due varianti principali: la PASC-CVD, con malattia cardiovascolare distinguibile e ben definita; e la PASC-CVS, in cui sono presenti sintomi cardiovascolari ma i risultati dei normali test non riescono a spiegarli. Tra questi sintomi si segnalano la tachicardia, l'intolleranza all'esercizio, il dolore toracico e la mancanza di respiro, come specificato a quotidianosanità dal professor Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia e docente presso l'Università Magna Graecia di Catanzaro.

Credit: ACC
Credit: ACC

In presenza di sintomi cardiopolmonari nei pazienti Long Covid, gli esperti dell'ACC raccomandano una serie di esami, tra i quali elettrocardiogramma (ECG), analisi della troponina cardiaca (cTn) ed ecocardiogramma. In caso di esito anormale si consiglia di valutare una risonanza magnetica cardiovascolare (CMR) e ulteriori test funzionali e di imaging. Nei pazienti con diagnosi di PASC che non avevano precedenti condizioni cardiache risulta fondamentale il giusto approccio con l'attività fisica, come specificato dal professor Indolfi. “In presenza della sindrome PASC, in cui quindi non c'è una malattia cardiologica ma ci sono sintomi come tachicardia, intolleranza all'esercizio e/o decondizionamento, ovvero una riduzione della capacità di allenamento rispetto a prima del contagio, si raccomanda inizialmente l'esercizio in posizione sdraiata o semi-sdraiata, come ciclismo, nuoto o canottaggio, per poi passare anche all'esercizio in posizione eretta man mano che migliora la capacità di stare in piedi senza affanno”. “Anche la durata dell'esercizio dovrebbe essere inizialmente breve (da 5 a 10 minuti al giorno) – prosegue Indolfi -, con aumenti graduali man mano che la capacità funzionale migliora”.

L'esperto aggiunge che nei pazienti con sindrome PASC può essere utile l'assunzione di sali e liquidi, “per ridurre i sintomi come tachicardia, palpitazioni e/o ipotensione ortostatica”, mentre in talune circostanze il medico può prescrivere “beta-bloccanti, calcio-antagonisti non diidropiridinici, ivabradina, fludrocortisone e midodrina”. I dettagli del documento dell'ACC “2022 ACC Expert Consensus Decision Pathway on Cardiovascular Sequelae of COVID-19 in Adults: Myocarditis and Other Myocardial Involvement, Post-Acute Sequelae of SARS-CoV-2 Infection, and Return to Play: A Report of the American College of Cardiology Solution Set Oversight Committee” sono stati pubblicati sulla rivista Journal of the American College of Cardiology.

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