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I rischi per l’uomo del vermocane, l’animale che ha invaso i mari italiani: le risposte dell’ecologo

Il vermocane è un animale che fa parte dei policheti, in qualche modo sono parenti marini dei lombrichi. Negli ultimi giorni sembra che la sua presenza nei fondali italiani sia aumentata. Non è una specie aliena: sono presenti da tempo nel Mar Mediterraneo. Prima si trovavano soprattutto nei mari del Sud, ora che le temperature sono diventate più alte si vedono sempre più a Nord.
Intervista a Andrea Bonifazi
Ecologo Marino e Divulgatore Scientifico
A cura di Valerio Berra
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“Scusate, vi rispondo dalla barca. Dobbiamo stare attenti, potrebbe arrivare un vermocane”. Il tono è ironico. Andrea Bonifazi è un ecologo marino e divulgatore scientifico. Mentre lo chiamiamo è in alto mare, oltre le coste della Liguria. Nelle ultime ore sembra che l’Italia abbia scoperto di avere un nuovo abitante nei suoi mari: il vermocane.

Colori brillanti, un aspetto forse un po’ inquietante, negli ultimi giorni il vermocane è comparso nelle home page di molti giornali. Un’allarme che è partito dai biologi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs): le segnalazioni sui loro avvistamenti sono sempre di più, anche nei mari in cui non erano mai comparsi.

Da un punta di vista biologico, cos’è un vermocane?

I vermocane sono policheti, in qualche modo possiamo definirli come parenti marini dei lombrichi. Il nome scientifico è Hermodice carunculata. Si trovano nei fondali rocciosi, sono spazzini, abituati a nutrirsi di animali o carcasse.

Quanto possono essere lunghi?

In rete ho letto che alcuni parlano di esemplari lunghi un metro. Sinceramente mi sembra un po’ troppo. Direi che di media si tratta di esemplare lunghi tra i 20 e i 30 centimetri. Quelli più grandi arrivano a 50 centimetri.

Come si possono riconoscere?

Hanno una colorazione molto accesa, in biologia si dice aposematica. Si tratta di un avvertimento per gli altri predatori e di solito vuol dire una cosa precisa: l’animale è tossico. I vermocani hanno delle setole laterali urticanti.

Qual è l'origine del nome?

L’etimologia di vermocane si perde un po’ nella storia. Vengono chiamati anche vermi di fuoco ma questa origine è più intuibile: è legata al loro aspetto.

Da dove arrivano?

Ecco qui è meglio chiarire. Non si tratta di una specie aliena. I vermocane sono una specie autoctona del Mar Mediterraneo. Solo che di solito siamo abituati a vederli più a Sud. Ultimamente li stiamo vedendo sempre più a Nord e quindi anche in Italia per un fenomeno che si chiama Meridionalizzazione.

Cosa vuol dire?

È un processo legato al cambiamento climatico. I mari sono sempre più caldi e quindi gli animali che erano nei mari più a Sud, come in Turchia risalgono il Mediterraneo e arrivano a Nord. Considerando i nostri mari, sarà più facile vederlo nel Mar Tirreno, il fondale dell’Adriatico è troppo sabbioso.

Quali sono i rischi per l’uomo?

Chiariamoci. Non è Cthulhu che risale dagli abissi. Le sue setole laterali hanno un effetto urticante e se presi in mano possono causare delle dermatiti. I loro aghetti restano nella pelle, si conficcano. Per toglierli a volte bisogna anche usare lo scotch.

Un po’ come le spine dei fichi d’India. Ci sono casi di persone morte per shock anafilattico?

Ma guardi, non ho mai visto in letteratura casi di questo tipo.

Cosa mangiano?

Su questo sono un po’ dei piccoli Attila. Di solito si nutrano di cadaveri, hanno un po’ il ruolo di spazzini dei fondali. Sono molto voraci. Quando trovano una carcassa l’attaccano in gruppo. A volte possono anche aggredire i pesci raccolti nelle rete e questo può causare anche qualche danno economico.

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