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I portieri percepiscono il mondo in modo diverso, lo dice la scienza

Rispetto agli altri calciatori, i portieri hanno una maggiore capacità di combinare le informazioni provenienti dai diversi sensi: la conferma nei risultati di un nuovo studio pubblicato su Current Biology.
A cura di Valeria Aiello
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Aaron Ramsdale dell'Arsenal / Credit: Getty
Aaron Ramsdale dell'Arsenal / Credit: Getty

Nel gioco del calcio, i portieri hanno un ruolo unico: devono essere pronti a prendere decisioni in frazioni di secondo, basandosi su quanto rilevano dalla loro posizione, per evitare che gli avversari facciano goal. In altre parole, per fare bene il loro lavoro, devono essere in grado di “pensare fuori dagli schemi, come diceva l’ex portiere della Premier League, Brad Friedel. Ora, i dati scientifici confermano quest’idea, mostrando che i portieri percepiscono il mondo in modo diverso: il loro cervello sembra infatti avere la capacità di combinare più rapidamente le informazioni provenienti dai diversi sensi, il che potrebbe essere alla base delle loro abilità in campo.

Anche se molti giocatori e tifosi di calcio in tutto il mondo hanno familiarità con l’idea che i portieri siano semplicemente ‘diversi’ dagli altri, questo studio potrebbe in realtà essere la prima prova scientifica a sostegno di questa affermazione” ha affermato David McGovern, psicologo della Dublin City University e autore corrispondente della ricerca appena pubblicata sulla rivista Current Biology.

Il cervello dei portieri elabora gli stimoli sensoriali in modo diverso

Per arrivare a questa conclusione, McGovern e i suoi colleghi hanno coinvolto 60 portieri professionisti, giocatori di movimento e non calciatori della stessa età, che sono stati sottoposti a una serie di test al fine di cercare differenze nella loro capacità di distinguere tra stimoli visivi e uditivi.

In ogni test, ai partecipanti allo studio sono state presentate una o due immagini (stimoli visivi) su uno schermo, che potevano essere accompagnate o meno da uno o due segnali acustici (stimoli uditivi). Tali stimoli venivano presentati con tempi diversi tra loro, in modo da poter trovare cosa differisse nella cosiddetta finestra temporale vincolante, l’intervallo di tempo all’interno della quale è probabile che i segnali provenienti da diversi sensi vengano percettivamente fusi insieme nel cervello.

Da questi test è emerso che i portieri hanno una finestra temporale vincolante più ristretta rispetto ai giocatori di movimento e ai non calciatori. “È come una stima più rapida e precisa dei tempi dei segnali audiovisivi” ha spiegato David McGovern. I portieri hanno anche mostrato una maggiore tendenza a separare questi segnali sensoriali, che potrebbe derivare dalla necessità di prendere decisioni rapide sulla base di informazioni visive e uditive che arrivano in momenti diversi.

Noi proponiamo che queste differenze derivino dalla natura peculiare della posizione del portiere, che premia la loro capacità di prendere decisioni rapide, spesso basate su informazioni sensoriali parziali o incomplete – hanno aggiunto gli studiosi – . Ad esempio, i portieri osservano come si muove una palla e sfruttano anche il suono della palla calciata. Ma la relazione tra questi segnali nel tempo dipenderà da dove si trova in campo chi effettua il tiro. Dopo una ripetuta esposizione a questi scenari, i portieri potrebbero iniziare ad elaborare i segnali sensoriali separatamente anziché combinarli”.

Non è però ancora chiaro se queste differenze derivino dai rigorosi regimi di allenamento dei portieri o da un’abilità naturale che attrae i giovani a diventare portieri. “Saranno necessarie ulteriori ricerche che seguano la traiettoria di sviluppo degli aspiranti portieri per individuare queste possibilità” ha concluso McGovern.

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