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Cambiamenti climatici

I lidi di Latina e Sabaudia hanno un alto rischio di finire sott’acqua entro il 2099: lo studio ENEA

A causa dell’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale il lido di Latina, le spiagge di Sabaudia e le preziose zone umide della Pianura Pontina hanno un elevato rischio di finire sommerse tra il 2070 e il 2099.
A cura di Andrea Centini
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A causa del cambiamento climatico il lido di Latina, le spiagge di Sabaudia, i grandi laghi salmastri e le preziosissime zone umide del Parco Nazionale del Circeo rischiano seriamente di finire sott'acqua entro la fine del secolo. Le elevate probabilità di sommersione non riguardano solo la fascia costiera della Pianura Pontina, apprezzatissima dai vip e dagli amanti della natura per la ricca biodiversità, ma anche le aree più interne come quelle di Borgo Sabotino, sito innanzi al litorale di Foce Verde. È quanto emerso da un nuovo studio presentato dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) al XXI Congresso International Union for Quaternary Research (INQUA) che si è svolto nei giorni scorsi a Roma. Rischiano la medesima sorte anche le aree costiere di Follonica-Piombino e Marina Di Campo in Toscana e di Alghero-Fertilia in Sardegna.

In blu le aree ad elevato rischio di sommersione tra il 2070 e il 2099. Credit: ENEA
In blu le aree ad elevato rischio di sommersione tra il 2070 e il 2099. Credit: ENEA

L'ENEA è giunta a queste conclusioni grazie a un nuovo servizio di calcolo in grado di generare mappe del rischio di inondazione sulla base di molteplici fonti di dati, che spaziano dai modelli predittivi sull'impatto del cambiamento climatico alle indagini satellitari basate sulla rete Copernicus dell'ESA /Commissione Europea, fino ai rilievi cartografici direttamente sul campo. Che le aree costiere pianeggianti siano a rischio elevato a causa del riscaldamento globale non c'è assolutamente da stupirsi; tra le principali conseguenze del cambiamento climatico vi è infatti l'innalzamento del livello del mare, catalizzato dallo scioglimento dei ghiacci. Basti sapere che, come mostra questo inquietante video della NASA, dal 1993 ad oggi il mare è salito di ben 10 centimetri. Potrebbe apparire un aumento ridotto, ma in pochi decenni è assolutamente fuori scala e comunque sufficiente a elevare il rischio di gravissime inondazioni e a strappare prezioso terreno alle terre emerse sul livello del mare, in particolar modo alle isole dell'Oceano Pacifico. Se non faremo nulla per contrastare le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti responsabili della “febbre del pianeta”, gli esperti prospettano un innalzamento del livello del mare fino a 2 metri entro la fine del secolo, con la sparizione sott'acqua di molteplici città costiere. Ma in futuro, molto probabilmente, il mare si alzerà salirà di oltre 7 metri, a causa dello scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia.

Ma non è solo l'innalzamento del mare a determinare il rischio di sommersione di ampie aree dell'area costiera pontina e delle altre valutate nel nuovo studio dell'ENEA. Come spiegato dal dottor Sergio Cappucci, ricercatore presso il Laboratorio ENEA di Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, “i risultati dei nostri studi hanno dimostrato che entro la fine del secolo, i beni maggiormente esposti al rischio di inondazione sono le zone umide, le aree di retrospiaggia e retroduna e alcune infrastrutture marittime”. “Per ciò che riguarda le zone umide e le aree di retrospiaggia – aggiunge l'esperto – il rischio di inondazione rispetto all'attuale livello medio del mare è dovuto alla bassa quota e alla subsidenza, mentre per le infrastrutture costiere come porti, opere di difesa, moli, casse di colmata, la causa sembra riconducibile al naturale affondamento sul fondo marino”. Per subsidenza si intende il processo di abbassamento della superficie terrestre, che può avere sia un'origine antropica (cioè provocata dall'uomo) che naturale. L'Italia è particolarmente colpita dal problema nelle pianure costiere – come appunto la Pianura Pontina –, in Veneto e nell'area della Pianura Padana.

Secondo il modello predittivo dell'ENEA il rischio di sommersione tra il 2070 e il 2099 è considerato alto in tutta la fascia costiera che va da Torre Astura a Torre Paola, sita alla base del promontorio del Circeo. È un problema significativo non solo per i residenti e le molteplici attività economiche affacciate sul Tirreno, legate in particolar modo al turismo e all'agricoltura (ci sono molteplici campi coltivati e allevamenti di bufale), ma anche per la biodiversità. I laghi salmastri pontini come quello di Fogliano e di Caprolace sono considerati zone umide di interesse internazionale sulla base della Convenzione di Ramasar. Lungo le sponde di questi laghi nidificano infatti molteplici specie di uccelli e il Parco Nazionale del Circeo si trova su una delle principali rotte migratorie al mondo, che dall'Africa portano al Vecchio Continente (e viceversa).

Sono milioni gli uccelli che ogni anno compiono questo affascinante viaggio e molti di essi trovano ristoro proprio attorno e dentro ai laghi pontini, dove è possibile ammirare fenicotteri, aironi, cavalieri d'Italia, anatre e moltissime altre specie, soprattutto di limicoli. Come raccontato a Fanpage.it dall'ornitologo Nick Henson, che studia l'avifauna del Parco Nazionale del Circeo da oltre 40 anni, nel corso della sua lunga carriera ha avvistato quasi 300 specie diverse nella zona. Considerando che in Italia se ne contano in tutto circa 530 tra nidificanti, di passaggio e accidentali, si evidenzia l'elevatissima importanza della Pianura Pontina per la biodiversità. Ma in pochi decenni rischiamo di perdere tutto a causa dell'avidità e della scarsa lungimiranza dell'uomo.

Il nuovo modello predittivo messo a punto dall'ENEA aiuterà a comprendere con maggiore rapidità e precisione quali sono le aree più a rischio di inondazione a causa degli effetti del cambiamento climatico a livello regionale, con un livello di dettaglio superiore a quello delle proiezioni globali dell'IPCC. "In questo contesto la messa a punto del nuovo approccio consente di valorizzare gli sforzi che la comunità scientifica ed europea stanno facendo per condividere piattaforme di dati e informazioni ambientali e per realizzare un servizio climatico open access ad alta risoluzione, con scenari sempre più affidabili e realistici, al fine di valutare gli impatti futuri del cambiamento climatico e pianificare opportune strategie di prevenzione e adattamento”, ha chiosato il dottor Roberto Iacono, coautore dello studio e ricercatore presso il Laboratorio ENEA di Modellistica climatica.

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