I gatti hanno un impatto ecologico devastante: uccidono oltre 2.000 specie, vanno tenuti a casa
Secondo un nuovo studio i gatti domestici hanno un impatto ecologico devastante, poiché danno la caccia a un numero enorme di specie diverse e molti degli animali uccisi sono minacciati di estinzione. Alcuni li hanno già fatti estinguere. Solo in Australia i piccoli felini hanno portato alla scomparsa di otto specie, mentre tre di quelle colpite sono estinte in natura, come il corvo delle Hawaii, che oggi sopravvive solo in cattività. La nuova indagine, nella quale è stato rilevato che i gatti uccidono e divorano oltre 2.000 specie, è l'ennesima dimostrazione di quanto siano invasivi e distruttivi i nostri amici a quattro zampe, che lo ricordiamo, non esistono in natura.
Il gatto domestico (Felis catus) è stato infatti creato dall'uomo a partire dal gatto selvatico migliaia di anni fa e negli ultimi 9.000 anni lo abbiamo introdotto e fatto diffondere ovunque, provocando danni significativi agli equilibri ecologici. Basti pensare alle isole in cui le specie autoctone non si sono coevolute con predatori così abili ed efficienti; i gatti lasciati liberi sono responsabili di stermini indiscriminati ed è per questo che sono stati inclusi tra le cento specie aliene e invasive più dannose al mondo dal Gruppo di studio sulle specie invasive (ISSG) dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il principale organo scientifico a tutela della biodiversità. Nel 2022 la Polonia ha deciso di classificare ufficialmente il gatto domestico come “specie aliena invasiva”, sollevando un vespaio di polemiche. Ma i dati scientifici parlano chiarissimo, come quelli rilevati dal nuovo studio pubblicato su Nature Communications.
A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi dell'Università di Auburn, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti sparsi per il mondo: fra essi il Cornell Lab of Ornithology dell'Università Cornell; il Dipartimento di Ecologia, sistematica ed evoluzione dell'Università Paris-Saclay; la Scuola di Scienze della Vita e dell'Ambiente dell'Università di Sydney e l'Università Charles Darwin. I ricercatori, coordinati dal dottor Christopher A. Lepczyk, ecologista presso il College of Forestry, Wildlife and Environment dell'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato oltre 530 articoli scientifici, documenti e rapporti pubblicati nell'ultimo secolo nei quali sono indicate le specie predate dai gatti.
I risultati mostrano un quadro drammatico e che riflette l'impatto catastrofico dei felini: sono stati infatti documentati attacchi mortali a circa 2.100 specie, principalmente uccelli, con 981 specie diverse cacciate. Seguono i rettili con 463 specie, i mammiferi con 431 specie, gli insetti con 119 e gli anfibi con 57. “Sebbene le prede comuni come topi, ratti, passeri e conigli fossero ampiamente rappresentate nella letteratura scientifica, il team ha anche trovato prove di gatti che si cibano di prede più sorprendenti come tartarughe marine verdi, emù e persino bovini domestici”, ha indicato Scientific American. Più in generale, è stato dimostrato che i gatti attaccano e uccidono circa il 9 percento delle specie di uccelli conosciuti; il 6 percento dei mammiferi e il 4 percento dei rettili. Le prede solitamente hanno un peso inferiore ai 5 chilogrammi, ma sono noti casi di animali anche "molto più grandi", come riportato nell'abstract dello studio.
A rendere questi dati ancor più sconcertanti vi è il fatto che 347 delle specie divorate dai gatti domestici sono elencate tra quelle minacciate. Alcune di esse sono in pericolo critico di estinzione e altre, purtroppo, sono state già cancellate dalla faccia della Terra proprio a causa dei gatti. Tra quelle estinte o scomparse in natura figurano il corvo delle Hawaii (Corvus hawaiiensis), il ratto coniglio dai piedi bianchi (Conilurus albipes) e la quaglia neozelandese (Coturnix novaezelandiae). Secondo gli autori dello studio i risultati emersi sono inoltre una sottostima dei danni provocati, per due ragioni: la prima è che la maggior parte dei dati arriva dalle Americhe e dall'Australia, pertanto è molto probabile che in Europa, Asia e Africa ci siano moltissimi animali uccisi che non vengono contemplati nell'elenco (solo in Italia sono circa 200 le specie uccise dai gatti); la seconda riguarda gli insetti, dato che trovare i loro resti negli escrementi dei felini è molto più complicato i ossa, peli e piume, dai quali si può risalire agevolmente alla specie uccisa. Gli artropodi uccisi potrebbero dunque essere molti di più di quelli rilevati.
“Non conosciamo nessun altro mammifero che divora così tante specie diverse. È quasi come un mangiatore indiscriminato; stanno mangiando tutto ciò che è disponibile”, ha dichiarato il dottor Lepczyk. “I gatti continuano a causare il declino della popolazione e ulteriori estinzioni sono inevitabili se non gestiamo i gatti”, gli ha fatto eco la dottoressa Sarah Legge, ecologista della fauna selvatica presso la Charles Darwin University in Australia che non è stata coinvolta nello studio. “La fauna nativa dell'Australia non è attrezzata per resistere alla predazione di un predatore versatile con un tasso di riproduzione relativamente rapido”, ha aggiunto l'esperta. Basti sapere che secondo un report dell'Università Nazionale Australiana (ANU) nella “terra dei canguri” i gatti uccidono 1,5 miliardi di piccoli animali autoctoni ogni anno; negli Stati Uniti, secondo lo studio “The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States”, nello stesso arco temporale i gatti domestici in libertà uccidono fino a 3,7 miliardi di uccelli e 22,3 miliardi di mammiferi.
Queste stragi si verificano in qualunque angolo del mondo in cui sono stati introdotti i gatti, cioè ovunque tranne che in Antartide. Il problema principale risiede nel fatto che la stragrande maggioranza dei proprietari non è consapevole dei danni sconvolgenti che gli amici felini producono alla fauna selvatica; anzi, c'è anche chi è contento e fa i complimenti al proprio micio se riporta a casa un passerotto o un merlo appena ucciso. Anche a causa di internet i gatti continuano a diffondersi a un ritmo vertiginoso nelle case, ma in pochissimi sono consapevoli che vanno gestiti in modo corretto, affinché non arrechino danni alla natura. In altri termini, non devono essere lasciati liberi. In Australia sono stati recentemente introdotti il coprifuoco e il guinzaglio, proprio per evitare la continua strage di specie autoctone. I dettagli nel nuovo studio “A global synthesis and assessment of free-ranging domestic cat diet” sono stati pubblicati su Nature Communications.