I capodogli parlano come gli esseri umani: scoperti i segreti del sistema fonetico dei cetacei
Clic. Clicclic. Clic. Sembrebbe solo una serie di schiocchi, ma in realtà si tratta di una vera e propria conversazione che assomiglia a quella degli esseri umani. A lungo gli scienziati hanno studiato la comunicazione dei capodogli, senza mai decifrare il significato specifico dei suoni registrati in acqua. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Communications, la serie di clic che i capodogli producono in realtà ha una struttura simile a quella di un alfabeto fonetico, che fino a oggi era stata attribuita solo agli umani. E la combinazione di suoni formerebbe vere e proprie parole come nel nostro linguaggio.
Cosa hanno scoperto gli scienziati sulla comunicazione dei cetacei
Si chiamano code e sono le unità di base della comunicazione fra capodogli. Una serie di schiocchi emessi sott'acqua, a un volume di 170 decibel (uno sparo a un metro di distanza produce un suono da 140 decibel). Le code formano le fondamenta di un discorso che a lungo è rimasto un mistero per gli scienziati. Così come il linguaggio umano combina vocali e consonanti per formare le parole che poi, unite, danno il senso di una frase, allo stesso modo funzionano le code. I clic dei capodogli sono emessi non in maniera casuale ma, secondo lo studio condotto dal Massachussets Institute of Technology (MIT) e dal Project CETI, seguendo specifiche regole.
Nello studio sono stati individuati 18 tipi diversi di ritmo, cioè gli intervalli tra il suono e il silenzio, ma anche cinque tipi di durata delle frasi. Inoltre, fra una conversazione marina e l'altra, gli scienziati hanno trovato degli elementi del discorso che non erano mai stati individuati fino ad allora. Primi fra tutti dei clic extra, chiamati ornamenti, che non sono distribuiti a caso ma alla fine di conversazioni particolarmente lunghe.
In secondo luogo, quello che viene chiamato "rubato", cioè la variazione nella durata delle code in risposta a quello che ha "detto" l'interlocutore. La combinazione di queste strutture di base dà vita alla conversazione, che dipende anche dal contesto del discorso.
Come è stata studiata la struttura delle "code"
L'individuazione di uno schema nel discorso dei capodogli è stato trovato grazie a un algoritmo che è riuscito a "leggere" e sistematizzare le conversazioni di 60 esemplari di un clan di cetacei che nuota nei Caraibi Orientali. Così è stata trovata la struttura fondamentale del discorso, che però dovrà ancora essere interpretata. Quello che manca, infatti, è un "vocabolario" delle code che aiuti gli studiosi a capire il contenuto esatto della combinazione dei suoni.
Fino a ora, per gli scienziati le code rappresentavano soltanto un modo per comunicare la posizione delle prede e per rivelare l'identità del capodoglio stesso, ma con la nuova scoperta si potrebbero aprire nuovi scenari sulla comunicazione animale. "Sistemi di vocalizzazione per combinazione sono rari in natura, tuttavia l’uso da parte dei capodogli dimostra che questi non sono unicamente umani e che possono nascere da pressioni fisiologiche, ecologiche e sociali differenti", si legge così nelle conclusioni dello studio. Insomma, non sono solo gli esseri umani ad avere inventato l'alfabeto fonetico.