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I cani di Chernobyl sono geneticamente distinti da quelli che vivono nel resto del mondo

Lo rileva un’analisi condotta da team internazionale di ricerca che ha esaminato il genoma dei cani che vivono nella zona di esclusione, la cui contaminazione radioattiva ha impattato sul DNA nel corso delle generazioni.
A cura di Valeria Aiello
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I cani che vagano nella zona di esclusione che circonda il sito del disastro nucleare di Chernobyl sono geneticamente distinti dai cani che vivono nel resto del mondo. Lo rileva un’analisi condotta da un team internazionale di ricercatori che ha esaminato il DNA dei cani che popolano l’area contaminata , il cui studio fornisce informazioni utili alla comprensione di come la radioattività abbia inciso sul loro patrimonio genetico nel corso delle generazioni.

Riguardo gli effetti dell’esposizione alle radiazioni sulla fauna selvatica della zona di esclusione, alcuni studi hanno indicato una forte riduzione delle popolazioni di uccelli e un aumento delle mutazioni genetiche in alcune specie nei siti con livelli di radiazioni più elevati. Altre indagini hanno però trovato poche prove di un tale impatto. Un’altra questione irrisolta riguarda la possibilità che le mutazioni osservate nelle nuove generazioni siano dovute a piccole quantità di radiazioni persistenti cui continuano ad essere esposti gli animali, oppure siano state ereditate dalle generazioni precedenti che hanno sperimentato l’esplosione. O entrambe le ipotesi.

La nuova analisi, che ha caratterizzato i cani che vivono dentro e intorno alla zona di esclusione di Chernobyl, ha fatto luce sui cambiamenti presenti nel genoma specie, riscontrando che gli animali sono geneticamente distinti e, scrivono gli autori dello studio nel loro articolo pubblicato su Science Advances, mostrano “maggiori somiglianze e differenziazione genetiche” rispetto ai cani che vivono in tutto il mondo. L’analisi, in particolare, ha rivelato che la popolazione è composta da 15 strutture familiari complesse, con “la più estesa che copre tutte le aree della zona di esclusione radioattiva in cui sono stati raccolti i campioni, il che riflette la migrazione dei cani tra la centrale elettrica e la città di Chernobyl.

In altre parole, sulla base della loro parentela genetica, sembra che questi cani si muovano tra le diverse aree, vivano in prossimità l’uno dell’altro e si riproducano liberamente. La mescolanza tra le popolazioni di Chernobyl sembra inoltre indicare che i cani abbiano vissuto nella regione “per un lungo periodo di tempo, probabilmente dopo il disastro, o anche prima” hanno aggiunto gli studiosi, osservando anche la presenza di materiale genetico proveniente dall’esterno, che potrebbe essere dovuto al fatto che i residenti e i loro animali domestici sono tornati ad abitare nella città ucraina.

Il prossimo passo, dicono i ricercatori, sarà la progettazione di studi più ampi “volti a trovare varianti genetiche critiche che si sono accumulate per più di 30 anni in questo ambiente ostile e contaminato”.

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