I bambini vaccinati hanno un rischio dimezzato di infezione da Omicron rispetto ai non vaccinati

Rispetto ai bambini non vaccinati, i piccoli che hanno ricevuto due dosi hanno meno della metà delle probabilità di contrarre la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2. Negli adolescenti che hanno ricevuto un richiamo negli ultimi due mesi la protezione è invece quattro volte maggiore rispetto a quelli che non hanno ricevuto il vaccino anti Covid. Tuttavia, nei ragazzini tra i 12 e i 15 anni che non hanno ricevuto la terza dose – e che hanno completato il ciclo vaccinale di base da più di tre/quattro mesi – tale differenza si riduce significativamente, un dato che evidenzia ancora una volta l'importanza del booster nell'arginare la variante “super mutata” emersa alla fine di novembre 2021 in Sudafrica. I nuovi dati sono stati diffusi dal Ministero della Salute di Israele, attualmente investito da una vera e propria ondata di casi Omicron. Nel momento in cui stiamo scrivendo, come riportato dal Time of Israel, nel Paese mediorientale ci sono ben 400mila casi attivi di COVID-19, l'infezione provocata dal patogeno pandemico, che rappresentano oltre il 4 percento della popolazione complessiva. Ogni giorno si registrano decine di migliaia di nuovi casi.
Lo studio del Ministero della Salute su bambini e adolescenti è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del Weizmann Institute of Science, del Technion-Israel Institute of Technology, dell'Università Ebraica e del Gartner Institute presso lo Sheba Medical Center, il principale nosocomio israeliano attualmente impegnato in un pionieristico studio di valutazione della quarta dose. La prima parte della ricerca si è concentrata sulla fascia di età 5 – 11 anni, per la quale la vaccinazione è stata resa disponibile dal mese di novembre; ciò significa che sono ancora moltissimi i piccoli a non aver ricevuto le dosi o averne ricevuta una sola. In base ai dati diffusi dal ministero israeliano, tra il 25 dicembre 2021 e il 16 gennaio 2021 il tasso di infezione tra i bambini vaccinati è stato di 120 casi ogni 100mila, mentre per i non vaccinati è stato di 260 casi ogni 100mila, oltre il doppio. Il dato evidenzia come il vaccino può prevenire anche l'infezione e non solo la malattia.
Per quanto concerne gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni vaccinati con booster (la terza dose è stata autorizzata da dicembre ad almeno tre mesi dal completamento del ciclo vaccinale di base), il tasso di infezioni nel periodo di riferimento è stato di 90 ogni 100.000, mentre nei non vaccinati è stato di ben 330 ogni 100mila. Praticamente il quadruplo dei casi. L'efficacia del booster viene sottolineata dai dati sugli adolescenti vaccinati con il solo ciclo base a due dosi da più mesi. Il tasso di infezione nei ragazzini che avevano ricevuto le due dosi tra tre e quattro mesi prima è stato infatti di 220 casi ogni 100mila, mentre per quelli vaccinati da cinque mesi o più il tasso di infezione è stato di 290 ogni 100mila, di poco inferiore a quello rilevato nei non vaccinati. Il dato suggerisce che la protezione contro l'infezione cala significativamente in pochi mesi, pur mantenendosi elevato quello contro la COVID-19 grave e l'ospedalizzazione.
Come riportato dal Time of Israel, il Ministero della Salute Israeliano ha comunicato che circa il 2 percento dei pazienti ricoverati in condizioni gravi o critiche a causa della COVID-19 ha 4 anni o meno, rispetto a una media dell'1 percento dei giorni precedenti. Nella fascia di età tra i 5 e gli 11 è il dato è rimasto allo 0 percento, mentre in quelli tra i 12 e i 15 c'è stato un passaggio dallo 0 percento all'1 percento. Queste percentuali sottolineano l'importanza della vaccinazione anche nelle fasce di età più giovani.