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I bambini che dormono male hanno un rischio maggiore di assumere sostanze da adulti: l’ipotesi dello studio

Uno studio su oltre 1.514 adolescenti ha osservato che il rischio di uso di sostanze, come alcol e marijuana, all’età di 15 anni può essere influenzato dalle abitudini di sonno attuate già durante l’infanzia. Nello specifico, sembra che ci sia un’età critica in cui la quantità di sonno può perfino aumentare del 45% le probabilità di consumare alcolici in adolescenza.
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La salute biocomportamentale è un nuovo ambito della medicina che si occupa di studiare il legame tra salute, comportamento e abitudini sociali. Se già precedenti studi hanno evidenziato quanto la qualità del sonno possa influenzare la salute, fisica e mentale, ora una nuova ricerca ha aggiunto un elemento alle nostre conoscenze sul sonno, che lo collegano direttamente al rischio di assumere sostanze stupefacenti o alcol.

Lo studio, condotto dall'University Park, in Pennsylvania, sembra infatti suggerire un maggiore rischio di avvicinarsi alle sostanze negli adolescenti che sono abituati a dormire poco o andare a letto più tardi dell'orario consigliato in questa fasce d'età. Non solo, i ricercatori hanno osservato un aumento del rischio perfino negli adolescenti che durante l'infanzia avevano un sonno irregolare o dormivano male.

Il sonno nei bambini e l'uso di sostanza da adolescenti

Gli effetti benefici del sonno sulle funzioni cognitive sono ormai certe – dormire male è considerato perfino un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza – ma le ricerche condotte finora si sono concentrate per lo più sugli adulti. Cosa succede invece se a dormire male sono i bambini?

I ricercatori dell'University Park hanno studiato i dati di 1.514 bambini, attinti dal Future of Families and Child Wellbeing, un database che raccoglie le informazioni sanitarie di minori da 20 città degli Stati Uniti. Per analizzarle rispetto alle abitudini di sonno, gli autori dello studio hanno contatto i genitori dei bambini, che al momento dello studio avevano in media 15 anni, e hanno chiesto loro a che ora i figli erano abituati ad andare a letto nei giorni non festivi quando erano bambini, nello specifico all'età di tre, cinque e nove anni.

Cosa è emerso dalla ricerca

Non solo da questo confronto è emersa un'associazione tra le abitudini di sonno nei bambini e il loro approccio alle sostanze – la ricerca ha preso in considerazione marijuana e alcol – ma è stata individuata anche una possibile fascia d'età critica, in cui la qualità e quantità del sonno possono essere ancora più determinanti, che corrisponde ai nove anni.

All'età di 15 anni il rischio di provare alcol era infatti superiore del 45% tra gli adolescenti che a nove anni erano abituati ad andare a letto più tardi, mentre la stessa associazione non è stata osservata per le altre fasce d'età analizzate.

Per quanto riguarda invece le probabilità di far uso di marijuana, andare a dormire più tardi a cinque anni è stato associato a un aumento del 26% delle probabilità di provare la marijuana all'età di 15 anni, mentre dormire un'ora in meno all'età di nove anni è stato associato a un aumento del 19% delle probabilità di provare la marijuana all'età di 15 anni.

Il ruolo del sonno in adolescenza

I ricercatori non si sono limitati a indagare le abitudini di sonno durante l'infanzia, ma hanno esteso lo studio anche all'adolescenza. Nello specifico, hanno chiesto agli stessi ragazzi, che facevano parte del campione analizzato nello studio, di indicare quanto dormivano in media ogni notte e a che ora erano soliti andare a letto.

Gli adolescenti che andavano a dormire più tardi avevano il 39% in più di probabilità di consumare alcolici e un rischio superiore del 34% di provare marijuana. Anche le ore di sonno sembrano avere un certo effetto, ma solo per il consumo di alcol: tra gli adolescenti che dormivano un'ora in meno è stato infatti osservato un rischio maggiore del 28% di provare alcol.

Secondo gli autori dello studio, questi risultati, sebbene debbano essere ulteriormente confermati, potrebbero essere utilizzati per attivare azioni preventive, migliorando le abitudini di sonno nei bambini e nei ragazzi così da ridurre il rischio di uso di sostanze tra gli adolescenti.

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