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“Ho subito più di 100 interventi, e non è finita qui”: l’ossessione per la chirurgia estetica di Abby

Negli ultimi 20 anni in Cina è esplosa una vera e propria ossessione per la chirurgia estetica femminile. La società, ma anche il mondo del lavoro, richiede sempre più spesso alle donne di adeguarsi a un standard di bellezza irraggiungibile, che non rispetta, anzi nega, i tratti tipici cinesi.
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BBC | Abby Wu nel documentario "Make me perfect"
BBC | Abby Wu nel documentario "Make me perfect"

"Una donna è completa soltanto quando è bella". Recita così lo slogan pubblicitario di SoYoung, un'app in Cina il cui obiettivo è suggerire quanti più interventi chirurgici possibili per raggiungere quello che è ormai diventato uno standard di bellezza femminile irraggiungibile, ma paradossalmente così normalizzato da essere diventato necessario. Tanto da essere diventato un requisito anche per lavorare, alla stregua di un titolo di studio. O forse più importante.

Lo sa bene Abby Wu, beauty influencer cinese e volto dell'ossessione per chirurgia estetica nel Paese. Ha solo 35 anni, ma si è già sottoposta a oltre 100 tra procedure estetiche e interventi chirurgici per cui una spesa totale di circa mezzo milione di dollari e non ha intenzione di fermarsi.

La storia di Abby Wu

La BBC ha raccontato la sua storia in un documentario. La faccia di Abby non appare naturale e quelli che erano in origine i suoi tratti specifici, come gli occhi a mandorla, l'ovale del viso a triangolo e gli zigomi alti, non ci sono più. Eppure quando scansiona il suo viso con SoYoung, l'app segnala ancora nuove imperfezioni, da correggere – è ovvio – con nuovi interventi: "Assottigliare il naso? Devo fare un altro intervento chirurgico al naso allora?", commenta apparentemente divertita Abby.

Il suo primo intervento risale ad anni fa, quando lei era soltanto un'adolescente. Aveva 14 anni e studiava recitazione, il suo fisico era stato sempre longilineo ma a causa di un trattamento ormonale aveva preso in poco tempo 20 chili. Il suo insegnante non usò mezzi termini: "O dimagrisci o smetti di recitare". A quel punto, la madre decise che la cosa giusta da fare era sottoporre Abby a un intervento di liposuzione. "Basta essere coraggiosi e entrare. Diventerai carina una volta che sarai fuori", le disse per incoraggiarla. Eppure, Abby pensa che sua madre abbia fatto la scelta giusta: "L'intervento ha funzionato. Sono diventata più sicura e felice, giorno dopo giorno".

L'ossessione cinese per la chirurgia estetica

Da quel momento Abby ha trasformato quelle parole in un mantra di vita, modificando, pezzo dopo pezzo, il suo aspetto in modo radicale. La lista degli interventi è lunga: sei interventi al naso, quattro innesti di grasso, due liposuzioni, botox continui e iniezioni periodiche per far apparire il suo viso più magro: "Lo fanno sembrare meno paffuto e più sodo". Abby si è perfino sottoposta alla rimozione di alcune ossa della mandibola per modificare il suo viso: "Qui devo fare il botox perché non ci sono più le ossa", spiega la ragazza alla BBC.

Ma Abby non è la sola. In Cina ogni anno 20 milioni di cinesi si sottopongono a procedure cosmetiche, l'80% sono donne. Il boom per la chirurgia estetica degli ultimi 20 anni si è affermato parallelamente alla sempre più forte ossessione per un tipo di bellezza femminile che non rispetta, anzi nega, i tratti tipici cinesi.

Per anni, questo modello si è ispirato – spiega la BBC – ai connotati occidentali, al fantasy anime e agli idoli del K-Pop. Un mix che si concretizza in tratti come la doppia palpebra, la mascella scolpita, il naso prominente e il viso simmetrico. Negli ultimi anni però il canone si è spostato verso altri modelli, ancora più distanti che sembrano evocare una bellezza quasi infantile ma allo stesso tempo iper-femminile.

La domanda di interventi chirurgici e procedure estetiche è così elevata che negli ultimi anni le cliniche e i centri di chirurgia estetica si sono moltiplicati. Non tutti però hanno le qualifiche per operare: secondo un recente rapporto di iREasearch, citato dalla BBC, nel 2019 in Cina c'erano 80.000 centri senza licenza e circa 100.000 professionisti cosmetici che lavorano anche se non hanno le qualifiche necessarie.

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