video suggerito
video suggerito

Grave epidemia di colera ad Haiti, già centinaia di morti: a febbraio era stato dichiarato debellato

Ad Haiti è in corso una drammatica epidemia di colera con circa 300 morti e 10mila tossinfezioni in soli due mesi. L’ONU ha inviato 1 milione di dosi di vaccino.
A cura di Andrea Centini
141 CONDIVISIONI
Immagine

Ad Haiti è in corso una grave epidemia di colera, con quasi 300 morti accertati e oltre 13mila casi nel giro di soli due mesi. La malattia, provocata dal batterio Vibrio cholerae, era stata dichiarata “debellata” dal governo Port-au-Prince a febbraio del 2022, dopo una gravissima epidemia iniziata nel 2010 e conclusasi nel 2019. Per 3 anni consecutivi non erano stati riportati nuovi casi, spingendo il Paese caraibico a dare l'annuncio dell'estinzione dei focolai; poi, dal 2 ottobre di quest'anno, il ministero della salute haitiano ha iniziato a rilevare improvvisamente nuove tossinfezioni, aumentate esponenzialmente nel giro di pochissime settimane.

In base a quanto indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in un recente comunicato stampa, tra il 2 ottobre e il 6 dicembre di quest'anno sono stati rilevati 13.672 casi di colera (tra confermati e sospetti) e 283 morti. Il tasso di mortalità dell'attuale epidemia è del 2,05 percento. La stragrande maggioranza delle persone colpite dal colera risiede nel dipartimento di Ouest; quasi tutti i colpiti sono stati ricoverati negli ospedali del Paese caraibico. La fascia della popolazione più colpita è rappresentata da bambini tra 1 e 4 anni (19 percento), seguita dai giovani tra i 20 e i 29 anni e dalla fascia 30 – 39 anni (entrambi al 15 percento). La maggior parte dei soggetti colpiti è maschio (circa il 60 percento).

Durante l'epidemia 2010 – 2019 sono stati segnalati 820mila casi di colera e poco meno di 10mila decessi. Non è certo se vi sia un legame diretto tra la precedente (la prima ad Haiti) e l'attuale, ma secondo gli esperti è possibile che la prima non si sia mai effettivamente estinta, rimanendo sotto traccia grazie ai vaccini e all'accesso ad acqua pulita e servizi igienici. Con la nuova crisi umanitaria in corso e la riduzione dell'immunità, il batterio del colera potrebbe aver rialzato la testa scatenando nuovi casi clinici. È possibile anche che il Vibrio cholerae possa essere rimasto in “agguato” per 3 anni nell'ambiente naturale, ripresentandosi al momento opportuno. È invece ritenuta improbabile la reintroduzione da un Paese terzo del ceppo che aveva investito Haiti 12 anni fa.

È interessante notare che la precedente epidemia fu scatenata da militari dell'ONU giunti dal Nepal per soccorrere la popolazione locale dopo un catastrofico terremoto. Prima di recarsi ad Haiti i soldati erano stati ad addestrarsi a Kathmandu, dove all'epoca era presente una severa epidemia di colera. Alcuni portarono il batterio nel Paese caraibico e i primi casi tra la popolazione locale si registrarono proprio a ridosso della base militare (solo nel 2016 l'ONU ha ammesso le proprie responsabilità, almeno parzialmente).

Come spiegato dall'OMS, il vibrione del colera provoca la tossinfezione quando si entra in contatto con acqua e alimenti contaminati da feci umane infette. Ecco perché l'accesso all'acqua pulita e l'igiene sono fondamentali nella prevenzione. Il colera può essere lieve o grave; nei casi severi si manifesta con una forte diarrea acquosa, squilibrio elettrolitico e disidratazione, che possono portare alla morte del paziente. Esistono alcuni vaccini per prevenire il colera; a metà dicembre l'ONU ha inviato un carico da circa 1 milione di dosi di Euvichol, nella speranza di arginare la nuova drammatica epidemia.

141 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views