Gli “spazi blu” possono avere uno straordinario effetto anche decenni dopo
Il blu può avere straordinari effetti sulle persone, anche a distanza di decenni. Eppure, nella storia, nell’arte, nella musica e più propriamente nelle lingue anglosassoni, il colore blu è spesso sinonimo di tristezza e malinconia. Basti pensare al periodo blu di Picasso, dalle cui opere traspare un senso di angoscia, oppure al genere blues nato dai canti degli schiavi afro-americani, che facevano uso delle blue notes per imprimere nostalgia e tristezza alle melodie. Ciò non significa che espressioni come I’m feeling so blue (letteralmente mi sento così blu) o I’m blue (sono blu), usate per dire che ci si sente depressi, tristi o giù di corda, abbiano anche una valenza scientifica. Anzi. Prove crescenti indicano che le ore trascorse nei cosiddetti “spazi blu”, come gli specchi d’acqua di coste, fiumi e laghi, o i tunnel sottomarini che ci permettono di ammirare paradisi sommersi, hanno influenze positive sulla nostra salute mentale.
Lo straordinario effetto degli spazi blu
Un nuovo studio, in particolare, ha rilevato che il tempo trascorso all’interno o vicino a spazi blu durante l’età infantile è legato a un maggiore gioia di vivere e, più in generale, aumenta la propensione a visitare più spesso ambienti naturali in età adulta, il che è a sua volta associato a un migliore benessere mentale. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno preso in esame i dati di oltre 15.000 persone in 14 Paesi europei e altri 4 Paesi non europei (Hong Kong, Canada, Australia e California) raccolti nell’ambito del BlueHealth International Survey (BIS), un’indagine trasversale coordinata dal Centro europeo per l’ambiente e la salute umana dell’Università di Exeter, nel Regno Unito.
Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di ricordare le esperienze vissute da bambini in spazi blu, includendo informazioni su quanto spesso li visitassero e quanto fossero a proprio agio i loro genitori/tutori mentre gli stessi giocavano in questi ambienti, nonché di riportare le eventuali esperienze in spazi verdi e blu vissute nelle ultime quattro settimane e di descrivere il loro attuale stato di salute mentale.
I risultati dello studio, pubblicati sul Journal of Environmental Psychology, hanno mostrato che le persone che ricordavano un maggior numero di esperienze infantili in spazi blu tendevano a attribuire un valore intrinseco maggiore agli ambienti naturali in generale e a visitarli più spesso da adulti. “Nel contesto di un mondo sempre più tecnologico e industrializzato – ha premesso Valeria Vitale, autrice principale dello studio e dottoranda all’Università “Sapienza” di Roma – è importante capire come le esperienze vissute nella natura durate infanzia si relazionino al benessere in età avanzata. I nostri risultati suggeriscono che costruire familiarità e fiducia dentro e intorno agli spazi blu da bambini può stimolare una gioia intrinseca della natura e incoraggiare le persone a cercare esperienze ricreative nella natura, con conseguenze benefiche sulla salute mentale in età adulta”.
La ricerca suggerisce inoltre che aiutare i bambini a sentirsi a proprio agio in contesti blu, ad esempio sviluppando abilità come il nuoto, può avere “benefici che precedentemente non conoscevamo e che si estendono a tutta la vita” ha aggiunto la dott.ssa Leanne Martin , coautrice e ricercatrice post-dottorato presso il Centro europeo per l’ambiente e la salute umana dell’Università di Exeter.
Per il dottor Mathew White, coautore e scienziato senior presso l’Università di Vienna, la scoperta di tale correlazione “si aggiunge alla nostra crescente consapevolezza della necessità che gli urbanisti e gli enti locali responsabili della gestione dei nostri spazi verdi e blu forniscano accesso a contesti naturali per il sano sviluppo psicofisico dei nostri bambini. Pertanto, politiche e iniziative che incoraggino più esperienze in spazi blu durante l’infanzia potrebbero essere un modo praticabile per sostenere la salute mentale delle generazioni future”.