Gli scoiattoli avevano un ruolo nella diffusione della lebbra: l’ipotesi di uno studio
A volte la ricchezza può essere una condanna. Di certo potrebbe esserlo stata per gli inglesi del Medioevo amanti delle pellicce di scoiattolo. Il collegamento non è immediato, ma secondo una nuova ricerca questo capo d'abbigliamento avrebbe potuto fare da veicolo di infezione della lebbra, trasmettendo il batterio responsabile della malattia da scoiattolo a uomo.
In realtà, già in passato, alcune ricerche avevano fatto supporre che il commercio di pellicce di scoiattolo, un'attività molto proficua nel Medioevo, abbia avuto un ruolo nel rafforzare la diffusione della lebbra non solo in Inghilterra, ma anche in altri Paesi. Ora però questa intuizione ha trovato nuove conferme nell'analisi genetica di alcuni campioni di resti umani e di resti di scoiattolo provenienti da un sito archeologico della città di Winchester. La scelta non è casuale: questa città fu un nodo nevralgico del commercio e produzione di pellicce di scoiattolo durante il Medioevo.
La prova dei geni
I ricercatori autori dello studio, pubblicato sulla rivista specialistica Current Biology, non sono stati i primi a occuparsi del tema: già precedenti studi avevano avanzato l'ipotesi secondo cui le pellicce di scoiattolo avrebbero potuto fare da veicolo del batterio responsabile, il Mycobacterium leprae. Questo perché in campioni provenienti da abitanti di Inghilterra, Danimarca o Svezia in epoca medievale è stato rintracciato un ceppo di lebbra simile a quello che si trova oggi negli scoiattoli rossi dell'Inghilterra meridionale.
Trovato un ceppo di batterio simile tra uomini e scoiattoli
Oggi però abbiamo una prova in più grazie all'analisi genetica condotta da un team internazionale guidato dagli esperti dell'Università di Leicester sui ceppi del batterio responsabile della lebbra rintracciati in campioni di tre persone residenti nella città inglese tra 900 e 600 anni fa e quelli di uno scoiattolo vissuto all'incirca nello stesso periodo, di cui è stato ritrovato un osso in un sito dove circa mille anni fa sorgeva una pellicceria.
Inoltre, i ricercatori sono riusciti a stabilire che il ceppo individuato era più simile a quello proprio della malattia negli scoiattoli in epoca medievale di quello che infetta oggi gli scoiattoli rossi. Questo dato confermerebbe dunque l'ipotesi secondo cui la malattia possa trasmettersi da uomini ad animali, ma anche il ruolo del commercio di pellicce di scoiattoli nella diffusione della malattia. Questa teoria – spiegano i ricercatori – si sposerebbe anche con l'importante flusso di commercio di pellicce di scoiattolo dalla Scandinavia all'Inghilterra, dove solo nel 1384 furono importate 377.200 pelli di scoiattolo.