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Gli ormoni possono influenzare la salute mentale delle donne, l’esperta: “Ecco cosa sappiamo”

Le fluttuazioni ormonali a cui sono soggette le donne potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la depressione maggiore. Sebbene non ci siano ancora prove certe di questa correlazione, la causa potrebbe risiedere nelle fluttuazioni ormonali a cui sono soggette le donne. Abbiamo affrontato il tema con la professoressa Cristina Colombo, direttrice del Centro Disturbi dell’Umore dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
Intervista a Prof.ssa Cristina Colombo
Direttrice del Centro Disturbi dell’Umore e docente di Psichiatria all’Università Vita-Salute San Raffaele
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La depressione non colpisce allo stesso modo uomini e donne. Secondo le statistiche più aggiornate, le donne hanno un rischio doppio rispetto agli uomini di sviluppare la depressione maggiore. Non solo, nelle donne che soffrono di questa malattia, spesso i sintomi si accentuano durante la fase premestruale. Anche se ancora la ricerca non ha trovato una risposta certa sul perché questo accada, secondo una delle ipotesi più accreditate la risposta sarebbe da ricercare nelle fluttuazioni ormonali a cui ogni donna è soggetta ciclicamente.

Lo stesso meccanismo potrebbe essere il motivo per cui durante la fase premestruale alcune donne – una percentuale compresa tra dall’1,2% al 6,4% – soffrono di disturbo disforico premestruale, un disturbo dell'umore che comporta sintomi quali irritabilità, ansia e umore depresso. Ora, sebbene soffrire di disturbo disforico premestruale non significhi avere una maggiore predisposizione a sviluppare sindromi depressive, queste due condizioni potrebbero avere una causa in comune: i cambiamenti ormonali femminili.

Quello del rapporto tra la biologia e il profilo psicologico delle donne è un tema delicato, anche perché per secoli è stato utilizzato contro le donne stesse. Chi non si è sentita dire: "Sei nervosa, hai per caso il ciclo?". Tuttavia, sarebbe altrettanto sessista (sia per gli uomini che per le donne) non riconoscere gli eventuali problemi di salute maggiormente associati al proprio sesso. Fanpage.it ne ha parlato con un'esperta del tema, la professoressa Cristina Colombo, direttrice del Centro Disturbi dell’Umore e docente di Psichiatria all’Università Vita-Salute San Raffaele.

Cosa sappiamo del legame tra gli ormoni e il rischio di depressione nelle donne?

Anche se non abbiamo ancora dati certi che ci permettano di affermare con assoluta sicurezza la natura di questo legame, sappiamo che la depressione unipolare, anche detta depressione maggiore, è nettamente più presente nelle donne piuttosto che negli uomini. Il rapporto è di 2:1. Si tratta di un dato molto interessante, ma la domanda che questo ha suggerito nel mondo della ricerca è chiaramente una: come mai?

Abbiamo delle risposte?

Più che risposte, abbiamo delle ipotesi, alcune molto interessanti. Una di queste suggerisce che questa maggiore predisposizione delle donne a sviluppare sindromi depressive sia legata all’andamento fisiologico della vita di una donna caratterizzato dalla costante fluttuazione ormonale. Si tratta di quell'alternanza tra i livelli degli ormoni che ogni 28 giorni fa sì che il corpo si prepari a un’ipotetica gravidanza e che nel momento in cui quest’ultima non si verifica determina il ciclo mestruale.

Nella vita di tutti i giorni che cosa possono comportare queste fluttuazioni ormonali?

In termini statistici, esiste una forte correlazione tra i sintomi tipici della disforia, ovvero quel disturbo dell’umore che causa tristezza e irritabilità, con i giorni del ciclo mestruale o la fase premestruale. Questa condizione, rinominata “disturbo disforico premestruale”, è stata infatti recentemente riconosciuta dall’OMS: questo significa che chi ne soffre può fare richiesta di certificato medico per assentarsi dal lavoro. Non è un favore del suo datore di lavoro ma un suo diritto. Fino a qualche anno fa non era così perché questa sindrome non era riconosciuta.

Cosa altro sappiamo?

Molti studi mostrano un’evidente correlazione tra l’alternanza ciclica tipica degli ormoni femminili, tra progesterone ed estrogeni, e l’andamento del rischio di depressione nelle vita di una donna: questa è infatti più frequente nell’età fertile, ovvero tra il primo ciclo (menarca) e la menopausa. Tanto che l’idea secondo cui il rischio di depressione sia maggiore nell’età avanzata è ormai superata.

Come mai gli ormoni sono così importanti per l’umore?

Secondo diversi studi gli estrogeni hanno un ruolo protettivo molto importante, tale che nel momento in cui si verifica un calo brusco della loro presenza – questo è quello che succede prima di ogni mestruazione – questo cambiamento improvviso ha conseguenze anche sull’umore.

Anche gli uomini hanno gli ormoni. Perché il rischio di depressione è maggiore per le donne?

La differenza sta nel fatto che nelle donne gli ormoni sono soggetti a una fluttuazione continua, con un’alternanza che si ripete ogni mese, mentre negli uomini questo non succede, dato che i loro livelli di testosterone restano stabili nel tempo. Sono questi cambiamenti ormonali continui che potrebbero causare la maggiore predisposizione delle donne alla depressione. Però è importante specificare che si tratta di ipotesi, non ancora convalidate da prove certe.

Molte delle argomentazioni sessiste si basano proprio su questa presunta maggiore fragilità emotiva delle donne. Come si può rivendicare il diritto alla differenza senza rinunciare a quello della parità?

Il fatto che le donne e gli uomini siano biologicamente diversi è una verità innegabile, ma quello che mi chiedo è: perché questo dovrebbe incidere sulle nostre vite lavorative o sui ruoli che le donne rivestono nella società? Affermare che le donne non possono fare certi lavori perché hanno un rischio maggiore di ammalarsi di depressione o perché alcune possono essere più fragili durante il ciclo mestruale equivale a dire che gli uomini non possono essere ritenuti affidabili perché a livello statistico sono più predisposti delle donne a sviluppare forme di alcolismo di fronte a un evento traumatico. Riconoscere che ogni genere ha delle sue fragilità specifiche non equivale in nessun modo a dire che un genere è più fragile dell’altro.

Qual è la sensibilità dell’Italia su queste tematiche?

Il problema principale, e non riguarda solo il rischio di depressione nelle donne, è la chiusura culturale dell’Italia rispetto a tutta la salute mentale. In Italia la malattia mentale è ancora vista come una disgrazia da tenere nascosta.

Sapere che alcune categorie di persone hanno un rischio maggiore di sviluppare la depressione può aiutare la prevenzione?

La depressione è una malattia a tutti gli effetti e in quanto tale spesso si manifesta senza un motivo oggettivo. Quindi non si può fare prevenzione per la depressione, non esiste un vaccino. L’unico modo per affrontarla è andare dal medico al primo episodio e intercettarla il prima possibile. Dobbiamo tenere in mente che la depressione è una malattia fasica: ovvero le persone stanno male durante l’episodio e tornano a stare bene subito dopo la fine dell’episodio. La depressione non implica quasi mai uno stato di malessere perenne. Trattarla fin dal primo momento significa evitare che quella persona torni a stare male in futuro.

Da cosa si può sospettare che si tratta di depressione e non di tristezza?

Spesso le persone tendono ancora a confondere la depressione con l’infelicità: se una persona ha dei motivi oggettivi, in famiglia o a lavoro, per essere triste, è una persona infelice, non depressa. Al contrario la depressione può manifestarsi anche senza nessuna causa oggettiva. La frase tipica della persona depressa è: “La mia vita è perfetta, eppure sto male”.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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