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Gli antibiotici nei bambini piccoli aumentano il rischio di asma e allergie, secondo uno studio

Un team di ricerca internazionale ha determinato che l’uso di antibiotici nella prima infanzia può aumentare il rischio di asma. Per quale ragione e perché l’integrazione di una specifica molecola potrebbe prevenire l’insorgenza della diffusa malattia infiammatoria cronica.
A cura di Andrea Centini
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I bambini piccoli cui vengono somministrati antibiotici hanno un rischio superiore di sviluppare allergie e asma, a causa dell'alterazione del microbiota intestinale indotta da questi farmaci. È quanto emerso da un nuovo studio che, attraverso esperimenti preclinici su modelli murini (topi), ha determinato come l'esposizione agli antibiotici nella prima infanzia favorisce l'infiammazione allergica del polmone. La ricerca ha anche identificato una preziosa molecola prodotta dai batteri intestinali (chiamata IPA) che potrebbe essere utilizzata come trattamento per ridurre il rischio di asma o addirittura prevenirlo.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Facoltà di Medicina Traslazionale dell'Università Monash di Melbourne (Australia) e dell'Istituto di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Utrecht (Paesi Bassi), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Medicina Polmonare dell'Ospedale Universitario di Losanna (Svizzera) e dell'Istituto Nencki di biologia sperimentale dell'Accademia polacca delle scienze (Polonia). I ricercatori, coordinati dal professor Benjamin J. Marsland, docente presso il Dipartimento di Immunologia sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto specifici esperimenti con i roditori. Gli studiosi si sono concentrati su una molecola chiamata acido indolo-3-propionico (IPA) che è prodotta nell'intestino umano dal batterio Clostridium sporogenes. Il batterio sintetizza l'IPA a partire dal triptofano. L'IPA è nota per le proprietà antiossidanti e neuroprotettive, oltre che di immunoregolazione; la sua presenza è ritenuta preziosa nella protezione dall'asma.

I ricercatori sospettavano che la soppressione (durante la prima infanzia) delle colonie batteriche che producono IPA attraverso gli antibiotici potesse essere associata a un rischio superiore di asma e allergie, ed è esattamente ciò che è stato osservato nei modelli murini coinvolti nello studio. L'assenza di IPA, infatti, ha catalizzato alterazioni nello stress cellulare, nel metabolismo e nella respirazione mitocondriale nel tessuto epiteliale polmonare, catalizzando l'infiammazione allergica delle vie aeree. I topi geneticamente modificati e predisposti a sviluppare l'asma erano più suscettibili a questa infiammazione allergica indotta dagli acari della polvere fino all'età adulta; anche il ripristino del microbiota intestinale (e con esso i livelli di IPA) non dava gli effetti sperati, poiché secondo i ricercatori la fase fondamentale della vita in cui i livelli di IPA devono essere regolari è proprio l'infanzia. Non a caso, come spiegato dagli autori dello studio in un comunicato stampa, i topi trattati in tenera età con un integratore di IPA “guarivano efficacemente dallo sviluppo dell'infiammazione allergica delle vie aeree, o asma, indotta dagli acari della polvere domestica in età adulta”.

“Abbiamo scoperto che una conseguenza del trattamento antibiotico è l'esaurimento dei batteri che producono IPA, riducendo così una molecola chiave che ha il potenziale per prevenire l'asma”, ha dichiarato il professor Marsland. “L'uso di antibiotici nel primo anno di vita può avere l'effetto involontario di ridurre i batteri che promuovono la salute, e ora sappiamo da questa ricerca che gli antibiotici portano a una riduzione dell'IPA, che abbiamo scoperto essere fondamentale all'inizio della vita quando le nostre cellule polmonari maturano, rendendolo un candidato per la prevenzione precoce dell'infiammazione allergica delle vie aeree”, ha chiosato l'esperto. L'IPA, alla luce dei risultati dello studio, potrebbe essere utilizzato come integratore nei bimbi a rischio asma che sono costretti ad assumere antibiotici. Questo trattamento potrebbe prevenire la diffusa malattia infiammatoria cronica, della quale si registrano circa 50.000 nuovi casi tra i bambini ogni anno in Italia e 500 decessi. I dettagli della ricerca “Antibiotic-driven dysbiosis in early life disrupts indole-3-propionic acid production and exacerbates allergic airway inflammation in adulthood” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Immunity.

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