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Giovanni Storti e l’amore per la natura: l’attore racconta a Fanpage.it la nascita dei suoi video

Dallo scorso anno Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo ha aperto una pagina su Instagram nella quale pubblica video dedicati alla natura e alla sensibilizzazione sui temi ambientali. Fanpage.it lo ha intervistato per conoscere da dove nasce la sua profonda e genuina passione, raccontata con ironia e il piglio da divulgatore scientifico.
Intervista a Giovanni Storti
Attore del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo
A cura di Andrea Centini
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Il simpaticissimo Giovanni Storti del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo non ha assolutamente bisogno di presentazioni, ma forse non tutti conoscono la sua smisurata e genuina passione per la natura. Da luglio dello scorso anno l'attore ha aperto una pagina Instagram nella quale racconta con sincero coinvolgimento aneddoti, storie e curiosità legati alle tematiche ambientali, ponendo particolare attenzione alle piante e ai frutti che ci regalano generosamente. Tra un pillola di saggezza e l'altra, i discorsi di Giovanni – scanditi dalla proverbiale ironia – lasciano il segno e favoriscono la riflessione, aumentando la consapevolezza sul delicato mondo che ci circonda e il terribile impatto dell'uomo su di esso. Per scoprire da dove nasce questo piglio da divulgatore scientifico e il suo profondo amore per la natura Fanpage.it ha deciso di contattarlo. Ecco cosa ci ha raccontato.

La prima cosa che le chiedo è com'è nata questa grande passione per la natura e cosa l'ha spinta ad aprire una pagina dedicata su Instagram

La passione per la natura direi che è nata da bambino, quando mi portavano in montagna. Qua vicino sopra Lecco, che alla fine degli anni '60 metà anni '70 sembrava l'Amazzonia. Sembrava di andare nella foresta alpina. Tutto selvaggio in mezzo ai boschi, con mio nonno che mi portava in giro. Ci perdevamo spesso. La passione è nata proprio lì. Poi mi è capitato di conoscere negli ultimi anni Stefano Mancuso, Telmo Pievani, Mario Tozzi, che io ammiro molto. Poi col lockdown che ho passato con mia moglie in campagna. Abbiamo un posto in Monferrato; è stata una primavera bellissima. Siamo rimasti lì e mi è venuta l'idea di raccontare in modo un po' diverso le piante, la natura. Da lì sono partito per gioco, sul nostro canale di Aldo, Giovanni e Giacomo, con questi racconti o mini racconti. Abbiamo cambiato la società che ci amministrava i meccanismi di internet e mi hanno proposto più o meno un anno fa di aprire questo canale. Ed è diventato qualcosa che non mi aspettavo. Lo scopo è cercare di appassionare alla natura chi lo guarda. Rispettarla è fra le cose più importanti.

Uno dei video più coinvolgenti che mi è capitato di vedere è stato quello dedicato alle more, nel quale ha detto che non dobbiamo fare i "predatori", di lasciarle anche agli altri animali e non prenderle tutte. Perché le more non piacciono solo a noi. Nello stesso video ha citato anche l'esempio di chi torna a casa con decine di chilogrammi di funghi. Siamo consapevoli che le risorse della Terra sono limitate, eppure continuiamo a inquinare, distruggere, depredare, accumulare. Perché secondo lei insistiamo con questo atteggiamento predatorio, pur essendo sul baratro dell'abisso a causa della crisi climatica.

Io credo che in realtà noi non siamo consapevoli. Secondo me la consapevolezza è un meccanismo non solo mentale, ma che prende tutto l'essere. Il fisico e l'anima, soprattutto. È qualcosa di spirituale, in senso laico. Tu conosci qualcosa quando ti approcci con la mente, il corpo e lo spirito. Allora diventi consapevole. Noi lo sappiamo ma lo vediamo un po' distaccati. Un po' come quando si parla della natura. La vediamo come sfondo, vediamo il verde e pensiamo che sia uno sfondo. Quando la conosci capisci che è una delle cose più importanti che c'è. Forse il problema vero è che questa consapevolezza non c'è. Quando diventi consapevole, cambi. Che so, quando diventi consapevole che il gioco del calcio è il gioco più bello del mondo, allora inizi ad appassionarti. La passione scaturisce proprio dalla consapevolezza.

Pensa che le nuove generazioni ce la faranno a farci cambiare rotta? Riusciranno con la loro lotta di sensibilizzazione al cambiamento climatico a salvarci?

Ci sono diversi gruppi di giovani impegnati, ma siccome la maggior parte della gente è vecchia e tende a mantenere lo status quo, io credo che non ce la faranno. Infatti i gruppi più attivi in questo vengono criminalizzati, umiliati, ridicolizzati, perseguiti. Stanno facendo delle proposte spaventose per bloccare questi giovani, che sinceramente hanno tutte le ragioni del mondo. Perché il potere tende a perpetuarsi per quello che è. Non crede nell'innovazione, nei giovani. Poi dobbiamo dire che la maggior parte di loro, diciamo dai 18 ai 30 anni, è poco interessata. A parte questi gruppi. Questo perché sono stati educati a una cultura dello spreco. In TV, diciamo che da Berlusconi in poi c'è stato un precipizio spaventoso di valori, nel modo di trattare le cose. Faccio un esempio stupido: ogni volta che mi approccio a qualcosa, dico “se io faccio questa azione, dove va a finire? da dove viene?”.

Quando ero ragazzino e facevo teatro all'oratorio, all'inizio c'erano delle persone che mi sembravano noiose e assurde. Poi ho capito che erano veramente dei maestri. C'era un attrezzista che quando si cambiava scena, ci faceva togliere i chiodi dalle quinte e raddrizzarli. Noi gli dicevamo che costavano 10 lire, “che cosa li togliamo a fare”. Lui ci faceva capire che le risorse non sono infinite. Già negli anni '70. Non è una questione di denaro. Non è perché una costa poco, vale poco. Una cosa che costa poco può valere veramente tanto. Lui aveva ragione. In questo caso purtroppo i giovani non hanno consapevolezza – e torniamo alla parola consapevolezza – delle azioni che fanno. Pensiamo ai grandi dell'e-commerce, per esempio. “Io non vado nei negozi e risparmio, chissenefrega”, dicono i ragazzi. Ma dietro la merce che gira c'è un mondo spaventoso, di inquinamento, di trasporti, di mettere in piedi capannoni, di logistiche assurde. E questo fa parte della consapevolezza che non c'è.

Tornando alla sua pagina, cos'è che ispira i suoi video? Magari passeggia nel giardino, vede qualcosa di interessante e poi decide di farci un filmato? Dato che spesso si sofferma a descrivere la storia e le caratteristiche delle sue piante. Come le vengono le idee? Ho trovato molto interessante quello sulla carta igienica in canna di bambù.

In parte è questo. Quando parlo di piante e alberi è proprio così. Osservando un prato uno pensa che c'è solo un'erba, ma ce ne sono centinaia ogni metro quadro. E io le racconto. In parte ci sono delle aziende che si approcciano a me. Noi con analisi verifichiamo cosa fanno e se scopriamo aziende veramente innovative, rivolte verso un futuro diverso – come quello della carta igienica in bambù – ecco, allora io ritengo che meritino.

A tal proposito le chiedo, cosa ne pensa della carne coltivata in laboratorio e dei nuovi prodotti a base di insetti? Sono solo due delle nuove iniziative per limitare consumismo e danni prodotti dagli allevamenti intensivi

Io penso che la maggior parte della salute passi dal cibo. Il cibo deve essere sano e deve essere coltivato bene. Io penso che la biodinamica sia il tipo di agricoltura naturale – e il biologico se è trattato bene – che ci può dare la salute. Quindi non credo a queste cose.

E sulla dieta vegana cosa mi dice?

La dieta vegana ok, ma io non sono vegano. Se tu fai una ricerca puoi sempre comprare dai piccoli allevatori che considerano la terra e gli animali in modo diverso dagli allevamenti intensivi.

Che sono l'inferno in Terra, in effetti

Non solo sono l'inferno in Terra. Anche qui, se la gente fosse consapevole della mancanza di salute che c'è in una bistecca che arriva da lì, o anche di un ortaggio che arriva dalle colture intensive, probabilmente non le mangerebbe. Il cibo lavorato è chiaro che non può dare salute. Gli insetti li eviterei, tornando alla domanda di prima.

Dato che ha questo piglio per la divulgazione scientifica, conoscenza e passione per l'argomento, se le offrissero di condurre un programma per la televisione tradizionale dedicato alla natura e alle tematiche ambientali, lo accetterebbe dopo questa esperienza sui social?

Sì, però affiancato da qualcuno. Tipo appunto Mancuso, Pievani o Mario Tozzi. Lo farei affiancato

È soddisfatto della pagina che ha aperto su Instagram, dopo un anno dalla messa online?

Non l'ho fatta per altri scopi. Quindi bisognerebbe interrogare quelli che mi seguono, chiedere se un minimo sono riuscito a renderli un po' più consapevoli di quello che succede.

Dai commenti direi che in tantissimi apprezzano il suo lavoro divulgativo

Allora sono soddisfatto (sorride)

Le faccio un'ultima domanda, legata a uno dei suoi sketch più celebri con Aldo e Giacomo. Spesso fate battute tirando fuori gli animali. Mi viene in mente quella della rientranza a forma di nido di chiurlo, un uccello che non proprio tutti conoscono. Perché non ha fatto riferimento a un uccello più comune, che so, a un merlo. Come le è venuta in mente la battuta? C'è qualche motivo particolare?

Alcune parole sono più divertenti di altre. Se io avessi detto, per lo spirito che ho, nido di merlo, non avrebbe fatto ridere come il nido del chiurlo. Poi se uno conoscesse l'uccello, con quel becco così lungo, farebbe ancora più ridere, però lì mi sono appoggiato al nome curioso.

E ha funzionato, anche perché poi tutti si sono chiesti “ma cos'è questo chiurlo”

Eh sì, come lo zoccolo dello gnu. Mucca ok, ma gnu già richiama tutto un mondo che fa più ridere

E la vertebra della moffetta

Cavallo non sarebbe stato lo stesso (ride)

La foto di un chiurlo maggiore. Credit: Andrea Centini
La foto di un chiurlo maggiore. Credit: Andrea Centini
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