Giovane con sindrome di Capgras indotta dalla cannabis prova a uccidere il vicino di casa
Un giovane di 28 anni ha sviluppato la rara sindrome di Capgras a seguito della costante assunzione di cannabis, che andava avanti da otto anni. Il ragazzo è stato condotto in un ospedale psichiatrico dalla polizia dopo aver tentato di uccidere un vicino di casa, accusato dal paziente di essere un “impostore”, un sostituto del suo vero amico. Uno dei sintomi principali di questa patologia psichiatrica, infatti, risiede proprio nel credere che duplicati identici sostituiscano le persone care, come appunto familiari e amici. Non a caso, come specificato in un articolo pubblicato su PubMed da scienziati del Texas Tech Health Science Center e del Dipartimento di salute mentale della Carolina del Sud, la sindrome di Capgras è conosciuta anche col nome di delirio del doppio. Viene contemplata tra le sindromi da errata identificazione.
A descrivere il caso del paziente 28enne è stato un team di ricerca colombiano guidato da scienziati dell'Università El Bosque di Bogotá, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Unità di cura Psichiatrica – Clinica del Sistema Nervoso Renovar, della Fondazione Universitaria Juan N. Corpas e della Fondazione Santa Fe di Bogotà. I ricercatori, coordinati dal professor Andrés Felipe Herrera Ortiz, hanno iniziato a seguire il paziente subito dopo il suo arresto, a seguito del tentato omicidio. Sottoposto all'esame mentale, il giovane ha affermato di essere certo che i suoi genitori fossero stati uccisi da tempo e che fossero stati sostituiti da impostori. Questi "impostori" si stavano sostituendo anche ad altre persone care, così ha preso la decisione di uccidere il vicino di casa. Lui si è presentato ai medici come un "famoso musicista", mentre il nonno è stato descritto come un "famoso terrorista".
Alla luce di queste premesse i medici psichiatri hanno agevolmente diagnosticato la sindrome di Capgras, definendo il suo caso clinico come tipico. Come spiegato nell'abstract dello studio da Herrera Ortiz e colleghi, si trattava infatti di un paziente “consapevole, orientato al tempo, al luogo e alla persona, seducente, con umore espansivo, pensieri illogici, idee deliranti nello spettro del paranoico e della megalomania”, e ancora con “affettività scarsamente modulata, introspezione nulla e giudizio compromesso; nessun atteggiamento allucinatorio manifestato”. Tutti elementi che caratterizzano la condizione.
Dopo la diagnosi il paziente è stato sottoposto a una serie di test per determinare la causa scatenante della sindrome. Innanzitutto né lui né i membri della sua famiglia avevano una storia di malattie psichiatriche, come casi di schizofrenia e disturbi dell'umore, tra i principali fattori associati all'insorgenza della Capgras. Anche la demenza e altri disordini organici sono stati legati alla sindrome, ma il paziente non manifestava nulla di tutto ciò. Le risonanze magnetiche, inoltre, non hanno rilevato nulla di anomalo, se non un'alterazione delle foglie cerebellari che potrebbe corrispondere a una leggera atrofia del cervelletto. Ma anche in questo caso non era possibile spiegare la patologia psichiatrica. L'ultimo possibile fattore scatenante per gli studiosi era dunque il costante uso di cannabis, che andava avanti da otto anni. Anche all'esame delle urine è stato rilevato tetraidrocannabinolo, uno dei principi attivi della canapa. In letteratura scientifica le droghe ricreative sono state associate alla sindrome di Capgras soltanto altre sette volte.
Completati i test e il profilo diagnostico, il giovane paziente è stato sottoposto a una terapia specifica basata su due antipsicotici e un farmaco stabilizzatore dell'umore; in soli due mesi le sue condizioni sono migliorate sensibilmente e le idee deliranti e paranoiche sono scomparse. Gli autori dello studio sottolineano l'importanza di casi clinici come questo per comprendere meglio la rara condizione e prevenirla; ad oggi sono noti in letteratura scientifica meno di 260 casi in tutto. I dettagli della ricerca “Capgras Syndrome Due to Cannabinoids Use: A Case Report With Radiological Findings” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cureus.