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Cambiamenti climatici

Giornata Mondiale dell’Ambiente: c’è un solo pianeta e lo stiamo devastando, ma c’è ancora speranza

Il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, il più importante evento di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e l’impatto dell’uomo sulla Terra. I dati sono drammatici, ma c’è ancora speranza per salvare noi stessi e gli equilibri del nostro unico pianeta.
A cura di Andrea Centini
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A partire dal 1974 il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell'Ambiente (World Environment Day – WED), un evento planetario promosso dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) volto a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sull'impatto dell'uomo sul pianeta. Siamo dunque a mezzo secolo esatto dalla prima celebrazione, che si svolse due anni dopo l'istituzione della giornata decisa alla Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano del 1972. La prima Giornata dell'Ambiente si tenne durante l'Expo '74 di Spokane (Stati Uniti) al grido di “Only one Earth”, un solo pianeta, per sottolineare che non riusciremmo a salvarci dalle conseguenze del consumismo sfrenato, dell'inquinamento e dalla distruzione delle risorse naturali, non avendo altri posti dove trasferirci. Oggi sono milioni di persone a celebrare l'evento in tutto il mondo.

Il tema centrale della prima giornata è rimbalzato a più riprese nel corso delle successive occasioni, divenendo anche il motto di diversi movimenti ambientalisti. La frase “un solo pianeta” si trova anche nel sottotitolo di Sapiens, il programma televisivo condotto dal geologo Mario Tozzirecentemente intervistato da Fanpage.it – che ruota attorno proprio alle conseguenze delle attività antropiche sulla Terra, sempre più devastanti. Il cambiamento climatico è indubbiamente il più significativo, essendo considerato la principale minaccia esistenziale per l'umanità, con effetti potenzialmente catastrofici già nei prossimi decenni. Non a caso alcuni studiosi ipotizzano la fine della civiltà (per come la conosciamo oggi) già entro il 2050.

Innalzamento del livello del mare, carestie, guerre globali per le risorse, diffusione di malattie, eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e distruttivi, perdita della biodiversità e ondate di calore mortali sono solo alcune delle conseguenze del riscaldamento globale. Per proteggersi dagli effetti distruttivi di questo processo non solo è fondamentale tagliare le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti che ne sono il volano, ma anche ripristinare l'ambiente naturale devastato, piantando alberi, recuperando le zone umide, bonificando i terreni inquinati e combattendo la desertificazione, un problema significativo anche in Italia.

Il tema centrale della Giornata Mondiale dell'Ambiente 2024 è legato al ripristino del territorio, alla desertificazione e alla siccità, fenomeni intimamente connessi alla lotta al cambiamento climatico. In base a quanto indicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione , “fino al 40 percento del territorio del pianeta è degradato”, con un impatto diretto su 4 miliardi di persone (la metà della popolazione della Terra) e sul 50 percento del prodotto interno lordo planetario, pari a 44 trilioni di dollari. “Il numero e la durata dei periodi di siccità sono aumentati del 29% dal 2000: senza un’azione urgente, entro il 2050 la siccità potrebbe colpire oltre tre quarti della popolazione mondiale”, spiega l'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP). Il problema riguarda da vicino anche l'Italia. Secondo un'analisi di Coldiretti condotta sui dati di ISPRA ed Eswd, ben il 28 percento del territorio dello “Stivale” sarebbe a rischio degrado e desertificazione. I fenomeni siccitosi sono sempre più gravi, prolungati e pericolosi, come ci ricorda la drammatica secca del Po del 2022, tra necessità di razionare l'acqua e interi raccolti perduti.

Ma grazie al ripristino dell'ambiente naturale e alla lotta al cambiamento climatico è ancora possibile contrastare efficacemente le conseguenze della desertificazione progressiva. Un grande successo è stato raggiunto proprio a febbraio di quest'anno, con l'approvazione da parte del Parlamento Europeo della Nature Restoration Law, una legge che impone il ripristino degli ecosistemi naturali nei Paesi dell’UE e che in un quarto di secolo coinvolgerà il 90 percento delle aree naturali degradate. Il primo passo sarà il ripristino del 20 percento degli habitat naturali marittimi e terrestri europei entro la fine di questo decennio. Nel 2023 i Paesi dell'ONU avevano inoltre raggiunto l'accordo per proteggere il 30 percento dei mari e degli oceani di tutto il mondo. Sono iniziative lodevoli che vanno nella direzione giusta e donano speranza, ma è fondamentale perseguire gliobiettivi con rigore e continuare a contrastare i combustibili fossili, raggiungendo una piena ed efficiente transizione ecologica. Solo così riusciremo a scongiurare gli effetti più drammatici della crisi climatica in corso, proteggendo noi stessi e gli equilibri del nostro unico pianeta.

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