Gigantesca macchia solare raddoppia in dimensioni in 24 ore: cosa rischiamo sulla Terra
Una gigantesca macchia solare chiamata AR3014 e raddoppiata in dimensioni in un giorno potrebbe scatenare una potente tempesta geomagnetica sulla Terra, con potenziali problemi a comunicazioni, navigazione GPS e, in caso di evento estremo, anche a rete elettrica e internet. Il Sole, infatti, dall'inizio dell'anno risulta piuttosto irrequieto, a causa di un'intensa attività magnetica che determina la formazione di nuove macchie solari, continui brillamenti e violente espulsioni di massa coronale (CME). La ragione di questi fenomeni ricorrenti risiede nel fatto che la nostra stella si sta dirigendo verso il “massimo solare”, il cui picco è previsto per luglio 2025. Il Sole ha un ciclo di 11 anni durante il quale la sua attività magnetica cambia sostanzialmente, passando da una fase tranquilla a una decisamente più attiva, della quale ne stiamo osservando le conseguenze da mesi.
Negli ultimi due giorni la stella ha dato vita a diversi fenomeni significativi, come tre brillamenti di classe M catturati dagli osservatori della NASA e della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Gli scienziati stanno tenendo sott'occhio in particolar modo proprio la grande macchia solare AR3014, le cui dimensioni, come indicato, sono raddoppiate repentinamente. L'area si caratterizza per un'attività magnetica molto sostenuta, una vera e propria tempesta, che potrebbe scatenare una potentissima espulsione di plasma verso la Terra e innescare tempeste geomagnetiche da non sottovalutare.
Secondo le stime degli scienziati del NOAA riportate da Space.com, per la giornata di ieri si prevedevano una probabilità del 35 percento di brillamenti di classe M e una probabilità del 15 percento di brillamenti di classe X. Come indicato da Spaceweather.com i flare o brillamenti solari si dividono in tre categorie, ovvero C, M e X, delle quali l'ultima è la più energetica e in grado di scatenare gli effetti più violenti. La macchia solare AR3014 aveva prodotto un brillamento di classe M1.1 già il 18 maggio; è stata seguita da vari flare di classe C e il 19 maggio alle 12, come previsto dagli esperti, ha innescato un brillamento di classe M1.5. È stato che la macchia solare AR3014 si estende per ben 126.340 chilometri, ciò significa che è circa dieci volte più lunga del diametro della Terra e misura più o meno un terzo della distanza media che ci separa della Luna. È un “mostro” che, se puntato in direzione del nostro pianeta, potrebbe dar vita a una tempesta geomagnetica significativa. Tuttavia il brillamento più potente, al momento, è stato emesso da un'altra macchia solare chiamata AR3017, un evento di classe M5.6 verificatosi alle 9:20 ora italiana di ieri, preceduto da un C7.8 alle 8:29.
Questi fenomeni, talvolta sono seguiti da espulsioni di massa coronale, proiettano nello spazio grandi quantità di particelle cariche elettricamente (il vento solare); quando sono indirizzate verso la Terra si infrangono contro il campo magnetico del pianeta. In presenza di eventi non troppo energetici le particelle vengono convogliate attraverso le linee del campo magnetico verso i poli, dove danno vita alle magnifiche aurore polari. Ma in caso di fenomeni potenti possono dar vita alle suddette tempeste geomagnetiche, con conseguenze potenzialmente devastanti. Questi eventi, che si suddividono in cinque classi di intensità (da G1 a G5), possono infatti “friggere” i satelliti, interrompere le comunicazioni radio, disturbare la navigazione GPS e, nei casi più estremi, avere conseguenze catastrofiche sulle linee elettriche. Nel settembre del 1859 si verificò il famigerato “Evento di Carrington”, durante il quale una tempesta geomagnetica G5 scatenò incendi nei telegrafi e fece prendere brutte scosse agli operatori di questi strumenti, che all'epoca rappresentavano il principale metodo di comunicazione. Ovviamente non è possibile prevedere se dalla macchia solare AR3014 o da altre verrà sprigionato un fenomeno tale da scatenare una violentissima tempesta geomagnetica sulla Terra, ma gli scienziati continueranno a monitorare attentamente e costantemente l'attività del Sole.